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Popolare Vicenza

Popolare Vicenza, Banca Etruria, Veneto Banca. Che cosa sta studiando il Tesoro per i risparmiatori (evitando le ire Ue)

L'articolo di Fernando Soto

Il governo corre ai ripari per limare la norma a favore dei 300mila piccoli investitori coinvolti nel crac degli istituti di Banca Etruria, Popolare di Vicenza e Veneto Banca per il quale il governo ha stanziato in manovra 525 milioni l’anno fino al 2021 per indennizzarli.

Il Tesoro ha approntato uno schema di decreto attuativo del Fondo risparmiatori (Fir) che prevede alcune novità. Eccole in sintesi.

TUTTE LE NOVITA’ IN CANTIERE AL MEF SUI RISPARMIATORI DI POPOLARE VICENZA, BANCA ETRURIA E VENETO BANCA

La richiesta di accesso agli indennizzi finanziati con il fondo risparmiatori da 1,5 miliardi creato dalla manovra dovranno contenere anche la possibile documentazione bancaria o giudiziale «idonea a comprovare violazioni massive» del Testo unico della Finanza che hanno causato il «danno ingiusto» da risarcire.  Non solo: le banche avranno 30 giorni di tempo per fornire le carte. Al dossier andrà allegato anche l’Isee sotto i 35mila euro per imboccare la corsia preferenziale per i ristori.

LE MIRE DEL TESORO SULLA NORMA

L’obiettivo del ministero dell’Economia è quello di evitare rischi di contrapposizione con le norme comunitarie. Per evitarli, come svelato dal Sole 24 Ore, esclude le «controparti qualificate», i «clienti professionali» (articolo 6 del Tuf) e chi dal 2007 ha avuto incarichi di amministrazione, controllo e vigilanza «nelle banche o loro controllate». Esclusi anche i parenti fino al secondo grado di questi manager.

CHE COSA PREVEDE LA BOZZA DEL MEF

La platea quindi si concentrerà su persone fisiche e enti non profit, ma secondo la bozza “ospita anche gli imprenditori individuali e le micro-imprese con meno di 10 persone e un bilancio sotto ai due milioni di euro”, ha scritto il Sole 24 Ore: “Resta da capire se anche questi soggetti potranno rientrare nelle griglie di Bruxelles. I documenti sulle «violazioni massive», invece, servono per avvicinarsi il più possibile all’obbligo di certificare la «vendita fraudolenta», l’unica che secondo le direttive Ue dà diritto a rimborsi. Le domande andranno presentate su piattaforma informatica entro 180 giorni dal la pubblicazione del decreto che istituisce la Commissione tecnica chiamata a gestire i rimborsi”.

LA QUESTIONE DEI RIMBORSI PER BANCA ETRURIA, POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA

Rimborsi simili sono già avvenuti in passato quando sono state notate vendite fraudolente di obbligazioni bancarie da parte di istituti credito. Tornano alla mente in Italia i casi di Veneto Banca, Banca popolare di Vicenza, Banca popolare dell’Etruria, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara. Tendenzialmente, i rimborsi riguardano obbligazioni, non azioni, e la responsabilità del rimborso è dell’istituto responsabile della truffa.

LA POSIZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA SINTETIZZATA DAL SOLE

Ha scritto giorni fa il Sole 24 Ore: “La Commissione ha permesso in passato l’intervento dello Stato per venire incontro ai risparmiatori truffati. Ha posto tuttavia una serie di limiti. Deve esserci prima di tutto il giudizio di un organismo indipendente, tribunale o arbitrato. In secondo luogo, la banca colpevole deve essere fallita e non essere più sul mercato. In terzo luogo, la misura deve riguardare piccoli investitori. Infine, la compensazione può giungere solo dopo che sono state imposte eventuali misure di burden-sharing o bail-in, ossia di partecipazione alle perdite da parte di azionisti o obbligazionisti.

L’ANTEFATTO

Ma come nasce la vicenda? Nella prima versione del provvedimento, approvata alla Camera, era previsto l’obbligo di dimostrare di essere stati spinti ad acquistare i titoli dalle banche in violazione delle norme a tutela dei risparmiatori con una sentenza favorevole del tribunale o dell’Arbitro finanziario Consob (Acf). Ma poi nel passaggio al Senato con il maxiemendamento presentato dall’esecutivo, è stata modificata e si è deciso di concedere il rimborso in maniera generalizzata, in virtù di “violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza”, il cosiddetto “misselling”.

CHE COSA HA DETTO AUGELLO A START MAGAZINE

“Ma ora è emersa un’altra circostanza non nota e preoccupante – diceva giorni fa a Start Mag l’ex senatore di Fratelli d’Italia Andrea Augello che da tempo si occupa del caso dei risparmiatori truffati -. Lo scorso 16 dicembre il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, che per legge deve accertare in Italia la compatibilità delle norme finanziarie nazionali e internazionali che vengono applicate nel nostro Paese, ha messo nero su bianco come la norma che dovrebbe ristorare i risparmiatori sarebbe carente ed esposta a procedura di infrazione. Ciò per due ragioni: non dà i rimborsi caso per caso ai risparmiatori ma lì eroga erga omnes contraddicendo i principi di misselling e quelli statuiti dalla commissione Ue. E allarga la platea alle microimprese e alle onlus mentre secondo le regole europee dovrebbero essere solo i privati cittadini” a beneficiarne.

QUI L’APPROFONDIMENTO DI START MAGAZINE

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