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Popolare Vicenza, Alitalia, Sace, Def. Tutte le tensioni fra M5S-Lega e Tria

Dal decreto pro truffati di Popolare Vicenza e Veneto Banca alle nomine ai vertici di Sace, dal dossier Alitalia al futuro di Tim, passando per il prossimo Def. Si infittiscono i motivi di tensione tra la maggioranza giallo-verde e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Ecco fatti, nomi e indiscrezioni

Bufera in corso tra maggioranza M5S-Lega e ministero dell’Economia. Uno dei motivi di attrito, per nulla secondario, è il vertice di Sace, la controllata del gruppo Cdp (Cassa depositi e prestiti) che assicura le aziende italiane per l’export.

Il cda di Sace è in scadenza e a metà luglio è prevista l’assemblea per il rinnovo del board. I due partiti della maggioranza e il premier Giuseppe Conte spingono per il rinnovo del vertice, il capo azienda del gruppo Cdp punta a sostituire l’attuale amministratore delegato di Sace, Alessandro Decio (voluto dall’ex presidente di Cdp, Claudio Costamagna, e dall’ex premier Matteo Renzi). Ma il Tesoro frena e di fatto chiede una conferma sia per l’ad che per il presidente di Sace, Beniamino Quintieri, in rapporti antichi con Giovanni Tria, ministro dell’Economia.

Un articolo uscito la scorsa settimana sul quotidiano Il Messaggero, che ha svelato le critiche dei consiglieri di Sace in quota Cdp e quelle degli indipendenti, è stato vissuto ai vertici ministeriali di via Venti Settembre come una sorta di preannuncio di sfratto per Decio, che invece è difeso da Tria seppure il consigliere di amministrazione di Sace indicato dal Mef ha avuto in passato alcuni rilievi sull’attività di Sace, come quando di fatto ha sospeso il via libera del Mef a un’operazione di riassicurazione su due navi di Fincantieri.

Proprio Fincantieri e altri grandi gruppi sono al centro delle perplessità di Cdp sull’andamento di Sace, che secondo la maggioranza di governo dovrebbe essere orientata più a sostegno delle pmi rispetto a quanto avviene attualmente, come emerge anche da alcuni report.

Ma gli sbuffi sul Tesoro accomunano Lega e Movimento 5 Stelle anche sul dossier “truffati” delle banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca). Secondo molti esponenti della maggioranza gialloverde (come ad esempio il senatore grillino Gianluigi Paragone) l’interlocuzione in atto fra Bruxelles e Mef sul decreto pro rimborsi ai truffati vede il Tesoro in un atteggiamento remissivo.

Matteo Salvini, leader della Lega, due giorni fa ha detto papale papale a Cernobbio, al forum di Confcommercio, riferendosi al provvedimento per il rimborso ai risparmiatori che hanno investito sui titoli delle banche, i cui fondi sono stati previsti in manovra, che Tria “ci sta mettendo troppo”. Il vicepremier leghista ha aggiunto: “Al ministero stanno aspettando la risposta dell’Europa, ma io mi sono rotto le palle di aspettare la risposta dell’Europa. E oggi lo dirò allo stesso ministro dell’Economia, perché i risparmiatori non possono aspettare i tempi dell’Europa”. A Tria spetta firmare e io “personalmente gli chiedo di farlo”.

Un siluro indiretto al direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, che sta seguendo il dossier? “Daremo la risposta attesa quando avremo risolto tutti i nodi con l’Europa”, hanno replicato indirettamente fonti del Mef citate da Alberto Mattioli del quotidiano La Stampa.

Sulle questioni creditizie, i gialloverdi meno diplomatici e moderati notano una progressiva sintonia fra Tesoro e fondazioni bancarie. Come nel caso del caso Alitalia, si aggiunge e si mormora ai piani alti dei Pentastellati, che intravvedono dichiarazioni convergenti fra il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, e il titolare dell’Economia.

Nel mirino del vicepremier Luigi Di Maio ci sarebbe in questo caso al Tesoro Claudia Bugno, già vice presidente di Public Affairs di Alitalia dal novembre 2015 al marzo scorso, prima che Tria la chiamasse fra i suoi consiglieri.

Ma le tensioni si nutrono anche e soprattutto sul prossimo Documento di economia e finanza (Def). E’ un’altra partita decisiva cui tengono sia M5S sia Lega in vista anche delle elezioni europee.

Alle indiscrezioni non smentite di un Def solo parziale e con un quadro tendenziale (come svelato giorni fa da Antonio Signorini del quotidiano Il Giornale) e dunque leggero, ossia senza misure robuste pro crescita invocate da M5S e Lega (che punta a un altro modulo della flat tax avviata finora solo per gli autonomi), pentastellati e leghisti stanno facendo rimbalzare nei palazzi ministeriali critiche serrate a Tria per questo atteggiamento giudicato flemmatico, ha sottolineato oggi Luca Pagni del quotidiano la Repubblica. Fino a evocare un prossimo cambio a giugno al Mef, come peraltro si vocifera e si minaccia da tempo.

Il misto di spifferi e malignità su Tria scorre nelle chat dei grillini. Tanto che qualcuno si chiede anche se Tria possa fare da sponda ai francesi di Vivendi in Tim, nonostante una posizione sostanzialmente equidistante del governo tra i due soci contrapposti, ossia Vivendi e il fondo americano Elliott. Anche se la Cdp – salita a circa il 10% di Tim – pare destinata a non votare per la rimozione dei consiglieri di Elliott chiesta dal gruppo francese nella prossima assemblea di Tim.

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