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Popolare di Bari, ecco allarmi e bordate di De Bustis (contro Jacobini)

Bordate alle gestioni di Jacobini alla Popolare di Bari, autoelogi e invocazioni di uno schema stile Carige per salvare la banca pugliese. Che cosa ha detto il capo azienda De Bustis al Corriere della Sera

Bordate alle passate gestioni targate Jacobini, autoincensamenti, allarmi per lo stato di salute della Popolare di Bari (dopo rassicuranti annunci urbi et orbi di progetti magnifici e progressivi per l’istituto di credito di cui aveva ripreso le redini) e l’auspicio di uno sbocco alla Carige, ossia una combinazione pubblico-privata per salvare la Popolare di Bari.

Non mancano notizie e stilettate a destra e manca (senza mai citare il Tesoro e l’affaire Dta ed elogiando Bankitalia) nell’intervista che Vincenzo De Bustis, amministratore delegato di Banca Popolare di Bari, ha rilasciato al Corriere della Sera.

Il quotidiano così ha introdotto De Bustis: “A quasi settant’anni, ha fatto il suo ritorno nella Popolare di Bari all’inizio del 2019 dopo quattro anni di assenza. Ne era stato direttore generale (2011-2014), ne era uscito ed è tornato prima come consigliere con delega al rilancio e, da settembre, come amministratore delegato. In quei panni va di fretta. La banca ha bisogno di un aumento di capitale in tempi stretti. Prima ancora però sta avviando un’azione di responsabilità molto pesante contro i manager passati”, ovvero di fatto contro la gestione targata Jacobini che pure lo aveva riaccolto in banca.

La Popolare di Bari “ha bisogno di una ricapitalizzazione immediata, tanto più rapida dal momento che deve avvenire in un approccio di piena trasparenza che inciderà ancora di più sul patrimonio. Occorrono fra 800 milioni e un miliardo. La banca ha crediti deteriorati (non performing exposures, npe) per il 25-26% del portafoglio. Il costo del credito ha superato ogni misura accettabile”, ha detto senza perifrasi il banchiere ex Banca 121 ed ex Mps.

Ecco come si è arrivati a queste condizioni, secondo il capo azienda: “La banca ha perso un miliardo di euro e lo si può attribuire per una parte alla recessione ma un’altra a una gestione creditizia al di fuori delle regole, negli ultimi tre o quattro anni. Gli stessi revisori di Pwc hanno registrato un aggiramento delle norme. Abbiamo montagne di documentazione al riguardo”.

Lei è stato direttore generale della Bari fino a fine 2014, non sapeva nulla?, hanno chiesto i giornalisti Federico Fubini e Fabrizio Massaro. Risposta del banchiere che mesi fa fu presentato dal quotidiano Rcs come “precursore della banca digitale in Italia”: “Negli ultimi tre o quattro anni non ci sono stato. E non è un caso che abbia lasciato. In questi ultimi tre o quattro anni di mala gestione hanno prevalso vere e proprie patologie, con un processo decisionale concentrato in un’enclave ristretta che ha tenuto il vecchio consiglio d’amministrazione e il collegio sindacale all’oscuro di quanto avveniva. I verbali del comitato crediti erano addomesticati, non veritieri, redatti ad uso e consumo di quella enclave”.

Poi l’affondo contro Marco Jacobini, l’ex deus ex machina della banca ancora influente senza avere cariche nell’istituto: “Io mi occupo dei danni all’azienda e al patrimonio dei soci e intanto teniamo informate le autorità, inclusa la Banca d’Italia. Quest’anno avrò fatto decine di riunioni in Via Nazionale. Oggi (ieri per chi legge, ndr) il comitato pianificazione del consiglio ha deciso di mettere in agenda al consiglio di giovedì l’avvio dell’azione di responsabilità. Mi aspetto che passi senza problemi”.

Poi il capo azienda snocciola numeri: “Centinaia di milioni. Ed è solo l’inizio, altro arriverà. Per esempio a inizio 2018 la banca ha ceduto crediti deteriorati per 1,5 miliardi, ma dov’è finito il beneficio patrimoniale che avrebbe dovuto esserci? Sembra che non si sia recuperato niente. Chiedetelo alla Guardia di Finanza».

Conclusione della intervista. Lei è indagato per ostacolo alla vigilanza per un vecchio aumento della Bari e le si contesta di aver voluto vendere a fine 2018 un bond a una sconosciuta società maltese, notano i giornalisti.«Quest’ultima operazione non è mai avvenuta. Quando a quell’aumento, mi pare tutto chiaro. Ci sono le certificazioni di Pwc e Banca d’Italia ha fatto ripetute ispezioni», risponde De Bustis.

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