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Banca Popolare Di Bari

Popolare di Bari, ecco come sbuffa la fondazione Cassa di Orvieto

Ecco come e perché non c'è pace per la Popolare di Bari

Tensioni sull’asse Puglia-Umbria sulla Popolare di Bari.

Non c’è pace per la banca pugliese alle prese con una difficile ristrutturazione, fra conti non esaltanti, aumenti di capitale in ballo, vertici in bilico, vendite di npl, forcing della Vigilanza e aiuti del governo con misure fiscali pro aggregazione in vista magari della nascita di una Superopopolare del Mezzogiorno.

Tanto che, come scrive oggi Mf/Milano Finanza, a essere in bilico non sarebbe solo lo storico presidente Marco Jacobini (che Bankitalia sta accompagnando verso l’uscita) ma anche l’amministratore delegato Vincenzo De Bustis, da poco più di 6 mesi al vertice dell’istituto di credito.

Ma l’ultimo fronte di tensioni non secondarie arriva da Orvieto, dove si sbuffa contro la Popolare di Bari. Ecco quello che scrive oggi il Sole 24 Ore: “Porte aperte al fondo Sri Group, che ha fatto una proposta vincolante per entrare nel capitale di CrOrvieto con una quota di maggioranza. Bocciatura senza appello invece all’indirizzo dell’attuale socio di maggioranza, Banca Popolare di Bari, e del suo presidente, Marco Jacobini”.

La Fondazione CrOrvieto, in sostanza, ha preso posizione rispetto alle ultime vicende che riguardano l’omonima cassa locale, di cui è socia di minoranza. E guarda con favore all’offerta di acquisto presentata dal fondo di investimento guidato da Giulio Gallazzi alla popolare barese. Mentre sul gruppo presieduto da Jacobini la fondazione umbra usa parole di fuoco.

GLI SBUFFI DI ORVIETO CONTRO LA POPOLARE DI BARI

«Siamo positivamente impressionati dall’interesse manifestato da Sri perché riteniamo che Cassa di Risparmio di Orvieto sia una banca solida le cui difficoltà vanno ricercato principalmente nelle ricadute negative causate dalle inefficienze della capogruppo» pugliese, ha spiegato il presidente della Fondazione CrOrvieto, Gioacchino Messina. Che ha messo in evidenza come il socio barese voglia vendere la banca solo «al fine di generare liquidità e migliorare il Cet1 ratio». Per questo, ha proseguito Messina, «siamo disponibili a supportare chiunque» voglia rilanciare la «redditività della banca e dia vita a un progetto di sviluppo capace di integrare ancor più CariOrvieto e il suo territorio».

L’OFFERTA

L’offerta vincolante da SRI Global Group – secondo le indiscrezioni giornalistiche – di circa 60-70 milioni di euro. A capo del gruppo il 55enne bolognese Giulio Gallazzi, che ha operato in diversi settori di business e il cui nome è legato anche a un altro istituto protagonista delle attuali cronache bancarie, Carige.

LA MAPPA DI SRI GROUP

Il SRI Global è stato fondato da Gallazzi nel 2001 e attualmente ha uffici a Roma, Milano, Londra, Bruxelles, Lussemburgo, Shangai e Pechino. Come si evince dal sito web, SRI Global offre servizi di consulenza a investitori istituzionali, ad aziende e a società di tutte le dimensioni e opera attraverso una rete di società controllate e filiali in Europa e sul mercato asiatico.

CHI E’ GALLAZZI DI SRI GROUP

Oltre ad esserne fondatore, Gallazzi ne è anche ceo e azionista principale ed è anche consigliere d’amministrazione in Mediaset. Stessa carica in passato ha ricoperto in Ansaldo, in Carige, di cui nel 2018 è stato pure presidente, e in TerniEnergia di cui è stato vicepresidente fino a un anno fa quando si è dimesso. Nel 2017, inoltre, Galazzi assurse agli onori delle cronache per aver tentato di scalare, insieme al banchiere Beniamino Anselmi, la squadra di calcio del Genoa.

LE MOSSE DI GALLAZZI

Grazie a una recente intervista dell’edizione umbra del Messaggero si viene a sapere qualcosa di più di Gallazzi che con la sua offerta per rilevare il 73,57% della Cassa di Orvieto – tanto è in mano a Popolare di Bari – punta a formare una “una banca che cresce” la quale “può essere un veicolo di sviluppo per tutto il territorio”. Del prosieguo dell’operazione – che “sarebbe accompagnata da un progetto di rilancio sostenuto da due fondi di investimento internazionali, un family office internazionale e alcuni imprenditori del centro Italia” – Gallazzi dichiara che “è un po’ prematuro parlarne”. “Sappiamo che la Cassa di Orvieto è un’istituzione molto importante per il territorio – prosegue – e quello che vogliamo fare è importare un modello nuovo di gestione”. A partire proprio da Sri Global che “ha filiali sia in Asia che in Europa. Noi abbiamo partner tecnologici e imprese interessate a investire sul territorio e viceversa alla ricerca delle eccellenze italiane. Uno sportello aperto che significa sviluppo” chiarisce l’imprenditore che con la sua offerta avrebbe superato di circa 15 milioni quella della Fondazione Cro, socio di minoranza al 26%, che comunque ha il diritto di prelazione. “Non conosco l’offerta della Fondazione – commenta Gallazzi al Messaggero – noi vogliamo costruire rapporti collaborativi con tutti, non è un’acquisizione che non vuole tenere conto degli interessi del territorio”.

LA PUNZECCHIATURA DEL CORSERA

Qualche riflessione sul tentativo di scalata di Gallazzi e in generale sul preoccupante futuro di Popolare di Bari l’ha scritta giorni fa sul Corriere della Sera Mario Gerevini. “Carige è un caso noto ma Bari? Gli azionisti, a differenza di Carige che era quotata in Borsa, non hanno mai avuto la possibilità di uscire. avevano acquistato i titoli a prezzi folli, stabiliti a tavolino dal consiglio di amministrazione e da loro stessi avallati – si legge sul quotidiano -. A Bari nelle assemblee sono sempre stati tutti immancabilmente e rigorosamente allineati e coperti. Sono quasi 80mila, dipendenti compresi, in attesa degli eventi. Da anni. Spa? Borsa? Ricambio dei vertici (la famiglia Jacobini governa da sempre)? Aggregazione? A gennaio l’annuncio del piano industriale 2019-2023”.
In esso si parlava di un rafforzamento patrimoniale “entro giugno 2019”. “Giugno è arrivato, insieme a un bilancio 2018 con quasi 400 milioni di perdita – rileva Gerevini -. Il rafforzamento è rimandato e anche l’assemblea di bilancio slitta al 13-14 luglio. Però la banca ha fatto sapere, ufficialmente quindi accreditandola, di aver ricevuto un’offerta per la Cassa di Orvieto da Sri Global. Fa parte del gruppo di Giulio Gallazzi, un finanziere dalla rilevante inconsistenza patrimoniale. Fate presto – questo l’appello finale -. Ma soprattutto: fate sul serio”.

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