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Popolare Bari e non solo. Ecco i piani per smaltire le sofferenze

Ecco i piani della Luzzatti spa partecipata dalle maggiori banche popolari tra cui anche la Popolare di Bari. L'articolo di Luigi Gualtieri

 

In attesa di sviluppi sul fronte del consolidamento, le piccole banche popolari preparano un’operazione di pulizia dell’attivo. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, entro l’autunno un nutrito gruppo di istituti cooperativi potrebbe cedere un portafoglio di crediti deteriorati per un valore nominale compreso tra 500 milioni e un miliardo di euro.

Lo stock dovrebbe essere cartolarizzato con la possibilità di applicare la garanzia di Stato (Gacs) sulla tranche senior, cioè quella più sicura. L’iniziativa, a cui potrebbero aggregarsi anche società per azioni come le casse di risparmio, dovrebbe coinvolgere almeno una decina di istituti in una logica multi-originator su singole tipologie di portafogli.

In cabina di regia ci sarà la Luigi Luzzatti spa, la società nata a fine 2017 sotto il cappello di Assopopolari e guidata dal numero uno della Banca Popolare Pugliese, Vito Primiceri. L’obiettivo è quello di aiutare gli istituti più piccoli a smaltire gli stock deteriorati, fornendo il supporto e le competenze necessarie per completare il processo.

La Luigi Luzzatti peraltro non è nuova a iniziative di questo genere e già lo scorso anno aveva assistito un’operazione da circa 1,7 miliardi di euro, con l’ausilio dell’advisor Jp Morgan.

Rimane invece per il momento in stand-by il processo di consolidamento della categoria. Nelle ultime settimane diversi istituti del Sud avrebbero iniziato a studiare il progetto di una holding unica che, attraverso uno scorporo di attività, porterebbe alla nascita di una sovrastruttura con funzioni di governo e coordinamento. Questo nuovo assetto, caldeggiato dalla Vigilanza, se da un lato metterebbe in sicurezza le realtà più fragili, dall’altro consentirebbe di guadagnare efficienza attraverso significative sinergie di costo.

Se sta crescendo il consenso attorno al progetto di una holding, le banche restano fredde di fronte all’alternativa, cioè un sistema di tutela istituzionale (Ips). Questa seconda soluzione, analoga a quella applicata dalle casse Reiffeisen, funzionerebbe come un accordo di reciproco sostegno, attivabile per esigenze di supporto patrimoniale o di liquidità. Non convince però l’idea che le popolari con i conti in ordine si facciano carico dei problemi di chi è in difficoltà, ragione per cui questa seconda proposta è stata accolta con forte perplessità. A favore del meccanismo della holding gioca del resto anche la possibilità di ricorrere al sistema di incentivi fiscali oggi allo studio del governo. In Parlamento sono infatti in discussione gli emendamenti di Lega e M5S per favorire le aggregazioni tra banche di medie e piccole dimensioni attraverso la conversione delle attività per imposte anticipate (Dta) in crediti di imposta, una misura a cui diversi istituti hanno iniziato a guardare con interesse.

(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)

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