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Perché Mattarella ha strattonato Lagarde. I Graffi di Damato

Istituzioni italiane e non solo in subbuglio per la sortita di Lagarde (Bce). I Graffi di Damato

Evidentemente non si prendono, diciamo così, le due donne che da qualche mese impersonano questa Europa in un’edizione che più femminile non è mai stata, né -penso- potrà tornare ad essere, specie dopo quello che è appena accaduto.

Il giorno dopo la quasi stentorea professione d’italianità dichiarata, di fronte alla crisi da Coronavirus, dalla presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, la presidente francese della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, con quella che è stata unanimemente definita “una gaffe”, ha scatenato i soliti speculatori. Le Borse sono precipitate a danno soprattutto dei titoli italiani perché alla signora non gliene frega assolutamente niente -parola sua- del famoso spread, che pure conoscono ormai anche gli sprovveduti come quella cosa che ti può mandare letteralmente in miseria.

Persino il paziente Sergio Mattarella, che fa ogni giorno al Quirinale esercizio di buon viso a cattivo gioco sorridendo a chiunque e comunque, ha dovuto alzare le sopracciglia ed emettere una nota di stupore e protesta per rivendicare il diritto dell’Italia di aspettarsi dall’Europa vere “iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione”.

Il presidente della Repubblica non ha temuto di potersi trovare una volta tanto in sintonia con quel “sovranista” di Matteo Salvini da lui sopportato, a dir poco, per quasi un anno e mezzo come vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, soppesandone con ansia ogni iniziativa e documento, e spesso controfirmandoli, quando si traducevano in provvedimenti legislativi, con tanto di riserve esplicite trasmesse al capo del governo e alle Camere.

Il più spiazzato di tutti dalla “gaffe” della signora Lagarde, purtroppo succeduta a Francoforte all’italiano Mario Draghi, si è trovato quasi comicamente ad essere il senatore a vita ed ex presidente del Consiglio Mario Monti. Che si era guadagnato nell’autunno del 2011 il laticlavio e Palazzo Chigi come il campione italiano dell’europeismo: il più certificato e affidabile.

Ebbene, mentre la signora Lagarde, presumibilmente da lui ben conosciuta, metteva a soqquadro i cosiddetti mercati finanziari – gli stessi dove l’ex presidente del Consiglio pensava di potere sistemare titoli di Stato italiani di cosiddetta “salute pubblica”- Mario Monti scriveva in un editoriale per il Corriere della Sera, testualmente, che “in giorni come questi la lucidità aumenta” nella sua amata e riverita Europa. Faceva bene Bertolt Brecht a invidiare quei popoli che non hanno bisogno di eroi, soprattutto improvvisati.

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