Produzione industriale in picchiata sia in Germania sia in Italia. Che fare? Ecco numeri e analisi.
IL DATO DELLA GERMANIA SULLA PRODUZIONE INDUSTRIALE
La flessione del 3,5% della produzione industriale tedesca – i dati sono stati pubblicati venerdì scorso – è il peggior dato da gennaio 2009 e fa del quarto trimestre 2019 la sesta stagione consecutiva in cui il settore subisce una flessione. Lo stesso pil – che sarà annunciato venerdì prossimo – potrebbe allora risultare in calo, dopo il secondo trimestre del 2019 e il terzo del 2018.
IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE
“È un dato fortemente alterato, quello di dicembre: decisamente anomalo anche se ci si concentra solo sulla recente fase di contrazione della produzione, iniziata a giugno del 2018. La possibilità che abbiano pesato i ponti di Natale – le statistiche non riescono a “correggerle” – è concreta: la flessione dell’8,7% segnato dalle costruzioni sembra confermarlo. L’anno scorso il 25 e il 26 dicembre, entrambe festività nazionali, cadevano di mercoledì e giovedì”, ha scritto sabato scorso il Sole 24 Ore.
LA PRODUZIONE INDUSTRIALE IN ITALIA NEL 2019
Nel 2019 la produzione industriale è tornata a scendere dopo cinque anni. Lo rileva l’Istat, che per l’anno scorso stima un calo dell’1,3% in media rispetto al 2018, quando si era registrata una crescita dello 0,6%. Si tratta della prima diminuzione dal 2014 e di quella più ampia dal 2013, quindi da sei anni.
GLI ULTIMI DATI SULLA PRODUZIONE INDUSTRIALE IN ITALIA
La produzione industriale a dicembre del 2019 scende del 2,7% rispetto a novembre, segnando il calo più forte da gennaio del 2018. Lo rileva l’Istat che su base annua segna una diminuzione del 4,3% (dato coretto per gli effetti di calendario). Il dato annuo risulta in flessione anche in termini grezzi ma la contrazione diventa meno ampia (-1,3%). (qui l’analisi di Paolo Mameli su Start).
ANALISI E COMMENTO DI BAGNAI (LEGA)
“Il pessimo dato sulla produzione industriale italiana, un -1.4% su base trimestrale conseguente al -1.90% della Germania, è la riprova di quanto dannoso sia per l’economia italiana rimanere legata mani e piedi a quella tedesca”, ha commentato il presidente della commissione Finanze del Senato Alberto Bagnai. “Un calo così importante – aggiunge il senatore della Lega – evidenzia i limiti del nostro aggancio al modello mercantilista tedesco, eccessivamente sbilanciato verso la domanda estera, e quindi mette in luce i limiti dell’integrazione europea, che ci lega a economie incapaci di stimolare la propria domanda interna, e ci obbliga a obbedire a regole di bilancio irrazionali”. A giudizio di Bagnai (Lega) “col secondo Governo Conte la subalternità all’Europa si è fatta soffocante: lo dimostra l’atteggiamento ambiguo e supino nella vicenda della riforma del MES, ma lo dicono anche i numeri. Dall’estate 2018 alla primavera 2019, cioè durante il primo Governo Conte, la produzione industriale italiana è cresciuta in media di un punto percentuale in più su base trimestrale rispetto a quella tedesca. Il Conte bis ha accorciato le distanze con la Germania, ma verso il basso: solo 0.4% di crescita in più rispetto a una Germania ormai in caduta libera sotto il peso della propria follia ideologica che definirei ‘austeritaria’. Questo brutto risultato si spiega con una legge di bilancio tutta tagli e terrore fiscale, che ha generato incertezza e pessimismo. È di assoluta urgenza adoperarsi al fine di affrancare la nostra economia da un abbraccio che diventa sempre più soffocante mano a mano che il commercio mondiale mostra segnali di rallentamento – conclude Bagnai – occorre pertanto iniziare a lavorare per stimolare i consumi interni e offrire alla nostra economia un supporto durante i cicli negativi della congiuntura internazionale. A fronte di un Governo delle tasse, appiattito sul peggio che l’Europa ha da offrire, ridare la parola agli italiani è l’unico modo per intraprendere una nuova direzione e arginare questo disastro economico”.