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Gedi Elkann

Perché Elkann sarà salutare per Repubblica. Il Punto di Cingolani

L’Ingegnere ha ragione: i figli non hanno passione per l’editoria. E’ un bene che Exor di Elkann investa nella stampa, come ha fatto Bezos rilanciando il Washington Post. Cairo deve preoccuparsi... Parola dell'editorialista Stefano Cingolani nel "Botta e risposta" con il direttore di Start, Michele Arnese

Si odono strepitii (a partire dall’Ingegnere) sulla vendita di Gedi da Cir e Exor. Se perdono a rotta di collo con l’editoria, perché i figli di CDB non posso vendere? Certo questa mossa fa barcollare alquanto gli aulici obiettivi della difesa della democrazia e dei diritti in Italia ripetuti dai De Benedetti… Evidentemente, i soldi prima di tutto. O no?

Un ciclo è finito, anzi un secondo ciclo nella vita della Repubblica, perché si era già chiuso il ciclo di Scalfari e Caracciolo quando Carlo De Benedetti aveva assunto il pieno controllo. E’ una questione di quattrini, di bilanci, di perdite, dentro una crisi strutturale della stampa che non è finita, anzi.

Solo questo?

No, non è solo questo. L’Ingegnere ha ragione: i figli non hanno passione per l’editoria, del resto Rodolfo glielo aveva già detto anni fa. C’è invece John Elkann che sull’editoria punta. E questo è un bene. Vedremo che cosa cambierà: il direttore, la linea editoriale, la collocazione politica? E’ presto per decidere. Quanto alla democrazia, la migliore garanzia è proprio il pluralismo (e la conseguente libertà) della informazione.

Ma perché Elkann ha questa passione per l’editoria?

Ha speso 405 milioni di euro per l’Economist, vedremo quanto spenderà per la Gedi. E’ un bene che chi ha i quattrini (e oggi Exor ne ha parecchi) investa nella stampa, come ha fatto Jeff Bezos negli Stati Uniti, rilanciando alla grande il Washington Post. La mia impressione è che John Elkann creda nel futuro della stampa, anche grazie ai consigli di Warren Buffett che ascolta attentamente (come ha fatto quando ha frenato Marchionne che voleva scalare la GM). E che voglia davvero creare un gruppo internazionale. La stampa italiana è provinciale e non è solo una questione di barriere linguistiche. Per mia esperienza in un grande giornale (il Corriere della Sera) so che gli esteri fanno per lo più da contorno, ma la ciccia è la politica italiana, anzi il teatrino parrocchiale.

Insisto. Passione genuina per l’editoria, quella di Elkann, o visti i potenziali contraccolpi in Italia per la fusione di Fca con Psa meglio avere più giornali a disposizione?…

Inviterei a uscire da polemiche di retroguardia e guardare ai fatti. La fusione Fca-Psa ha consentito a Elkann di proseguire nel suo progetto: trasformare Exor in un soggetto industrial-finanziario di peso internazionale (auto di massa, macchine pesanti, assicurazioni, Ferrari, sport, intrattenimento e media) che spazia tra vecchia e nuova economia, tra manifattura, servizi, cultura. Con una fatturato di 143 miliardi di euro. E non dimentichiamo che FCA Italy è finora di gran lunga il primo gruppo industriale privato in Italia.

Per i giornalisti del gruppo Gedi, meglio Cir o Exor come editore?

I giornalisti giustamente cercano di difendere il proprio lavoro. Credo che staranno meglio con Elkann che vuole aprire un nuovo ciclo, mentre l’altro si è chiuso. Io penso che si sia chiuso già due anni fa, i colleghi della Repubblica lo sanno bene, è da allora che si scrive come sarebbe andata a finire.

Alla fine il più preoccupato sarà Cairo con questa mossa di Elkann?

Cairo avrà un concorrente potente, tra l’altro dotato dei capitali che a lui mancano. L’editore del Corsera ha dimostrato la sua capacità di ripulire i bilanci e ha introdotto novità interessanti (per esempio la casa editrice), adesso deve affrontare ostacoli seri, uno dei quali, il contenzioso con Blackstone, lo ha creato egli stesso. Ha anche un problema per così dire di contenuti, perché il giornale si è molto schierato politicamente, forse anche per compensare lo schieramento della Repubblica che in questo momento mi sembra anche un po’ forsennato. Non ci resta che aspettare.

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