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Dati Bilancio Banche

Perché critico chi festeggia per la mossa di Mattarella sulla commissione di indagine sulle banche

Al cuore del problema c’è la questione di chi presiederà la commissione d’inchiesta sulle banche. E’ immaginabile che Colle e Via Nazionale vogliano un nome “gradito”. Sarebbe bene che i grandi media raccontassero questo fatto senza troppe perifrasi e cortine fumogene. Il commento di Daniele Capezzone

 

(estratto di un articolo di Daniele Capezzone pubblicato sul quotidiano La Verità fondato e diretto da Maurizio Belpietro)

Mattarella ha sì promulgato la legge istitutiva della commissione, ma ha accompagnato la firma con una lettera di precisazioni. Il solito coretto mediatico (stavolta sulle edizioni online dei giornaloni) ha subito rispolverato un grande classico: i “paletti” del Colle. In sostanza, Mattarella ha scritto ai presidenti delle Camere ai quali ha chiesto di vigilare sul fatto che l’organismo non sconfini.

E cos’ha messo nero su bianco Mattarella? ”Non è in discussione il potere del Parlamento di istituire commissioni d’inchiesta, ma non può tuttavia passare inosservato che […] questa volta viene, tra l’altro, previsto che la Commissione possa analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento. Queste indicazioni, così ampie e generali, non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia”. E ancora: “L’eventualità che soggetti, partecipi dell’alta funzione parlamentare ma pur sempre portatori di interessi politici, possano, anche involontariamente, condizionare, direttamente o indirettamente, le banche […] si colloca decisamente al di fuori dei criteri che ispirano le norme della Costituzione”. E a seguire ampi passaggi per fare scudo a Banca d’Italia, Consob, Ivass, Covip, Bce: “Occorre evitare il rischio che il ruolo della Commissione finisca con il sovrapporsi – quasi che si trattasse di un organismo ad esse sopra ordinato – all’esercizio dei compiti” propri di questi organi. “Ciò urterebbe con il loro carattere di Autorità indipendenti, sancito da norme dell’ordinamento italiano e da disposizioni dell’Unione Europea, vincolanti sulla base dei relativi trattati”.

Ma cos’è davvero in gioco? Perché alle mosse del Colle ha fatto seguito tanto zelo mediatico, con relativi lamenti da parte di molte opposizioni, pronte a partecipare al lutto e a snocciolare citazioni dello statuto di Bankitalia e altri articoli di vari catechismi? Ci sono almeno cinque punti da tenere d’occhio.

Primo. Il recente clamoroso pronunciamento della Corte di giustizia Ue, che ha accolto il ricorso contro la decisione della Commissione di Bruxelles che considerò ‘aiuto di Stato’ l’intervento del Fondo interbancario per il salvataggio di Tercas nel 2014, ha cambiato tutto. Prima o poi, si porrà il tema di chi abbia ceduto ai diktat dell’Ue sul successivo caso delle quattro banche, innescando una sorta di assurdo bail in anticipato, che si trasformò in un bagno di sangue per gli sbancati. Perfidamente, la Commissaria Ue Margrethe Vestager insiste a dire che, alla fine della fiera, a decidere fu proprio Bankitalia. E’ ipotizzabile che a via Nazionale qualcuno tema che la commissione d’inchiesta possa approfondire cosa accadde? E’ realistico pensarlo.

Secondo. E’ vero che la Banca d’Italia è un’istituzione indipendente, e tale deve rimanere. Ma non esiste un solo dizionario nel quale “indipendenza” sia tradotto con “irresponsabilità”. E’ possibile discutere politicamente di come una funzione sia stata esercitata? Oppure siamo dinanzi a un tabù, a un articolo di fede, a una funzione “sacerdotale”?

Terzo. Qualcuno, nella futura commissione d’inchiesta, potrebbe aver voglia di ricordare che la Banca d’Italia cantò per anni la canzone della “solidità del nostro sistema bancario”, negando problemi e fragilità. La stessa sottovalutazione che ci fu, colpevolmente, anche rispetto al modo in cui si andavano costruendo segmenti di unione bancaria, da parte di un’Ue protesa a tutelare le banche francesi e tedesche e invece severissima verso quelle italiane.

Quarto. Si può dire che, accanto alla Consob, anche Via Nazionale ha clamorosamente fallito la sua missione di vigilanza? Negli ultimi quattro anni ci sono state più di una dozzina di crisi bancarie che hanno comportato l’azzeramento totale del capitale. Si potrà mettere in discussione il buon operato di chi era chiamato a vigilare?

Quinto e ultimo punto. Inutile girarci intorno: al cuore del problema c’è la questione di chi presiederà la commissione d’inchiesta. E’ immaginabile che Colle e Via Nazionale vogliano un nome “gradito”. Sarebbe bene che i grandi media raccontassero questo fatto senza troppe perifrasi e cortine fumogene.

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