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Pensioni

Pensioni, ecco che cosa meditano i pensionati contro gli interventi del governo

Chi c'era e cosa si è detto al convegno organizzato dall'associazione Leonida sulle pensioni e il Pdl 1071

La Sala Convegni dell’Unicredit a Verona sabato scorso si è infatti riempita, un po’ alla volta, fino a raggiungere la ragguardevole cifra di 189 presenti. A tutti, è stata distribuita una cartellina materiale informativo relativo al tema, tra cui i testi significativi di Giuliano Cazzola (Un regime pensionistico speciale e punitivo), di Pietro Gonella (Dati conoscitivi macroeconomici dell’Inps), di Antonella Mundo (Memoria sul Pdl Camera 1071 e sui Pdl collegati) e di Stefano Biasioli (I nuovi ebrei).

Coordinata dal giornalista economico Antonio Quaglio, la tavola rotonda è iniziata puntualmente alle 10,30.

Dopo il “benvenuto ai presenti”, dato dal Presidente dell’Aps Leonida, Roberto Mencarelli, la parola è passata a Alessandro Mazzucco (già Rettore dell’Università di Verona ed attuale Presidente della Fondazione Cariverona) che ha ribadito alcuni concetti, familiari per chi lo conosce. “Decine di migliaia di pensionati (quelli della fascia medio-alta) sono diventati oggetto di invidia e di lotta sociale. Le pensioni d’oro o presunte tali sono attaccate con espressioni volgari, che non tengono conto di quanto noi professionisti abbiamo dato a questo Stato. Abbiamo svolto una rilevante attività pubblica e professionale, con impegno e qualificazione, senza limiti di orario. Abbiamo tutelato la salute, abbiamo amministrato la giustizia, abbiamo lavorato per stato e parastato per un intero ciclo vitale, con qualità. E ora, da pensionati, siamo penalizzati: si è ridotto il nostro potere di acquisto, siamo stati vessati (10 anni di blocco contrattuale e di carriera; mancata rivalutazione delle pensioni e contributo di solidarietà) dai governi passati e ora siamo attaccati dal governo giallo-verde, che pretenderebbe di tagliare in modo definitivo e significativo l’ammontare delle nostre pensioni. Molti di noi sono stati collocati in pensione d’imperio, per effetto della legge Madia. Adesso vorrebbero rapinarci altri denari, come se questo Stato non fosse uno Stato di diritto. Come se solo noi pensionati dovessimo farci carico del buchi assistenziali di questo Paese. Abbiamo il dovere di reagire e di farci sentire…”.

Di seguito Stefano Biasioli, Segretario dell’Aps Leonida, ha letto l’intervento dell’economista Giuseppe Pennisi, assente per problemi di salute. In sintesi: “La legge di bilancio prevede modifiche sostanziali al sistema previdenziale: il superamento della legge Fornero e il taglio delle cosiddette pensioni d’oro. La legge Fornero è ragionevole ma illogica. Ragionevole perché occorreva controllare la spesa previdenziale prima della bancarotta, ma illogica per il contrasto tra alcuni concetti: montante contributivo, età legale per la pensione, pensione di anzianità e vecchiaia…In un sistema a capitalizzazione simulata (come il nostro) l’entità della rendita è il risultato dei parametri definiti per legge per la costituzione del montante e per la sua trasformazione in spettanze, più che per l’età con cui si va in pensione. Negli Usa l’età legale della pensione è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema. Qual è l’età appropriata per andare in pensione? In un sistema Ndc (national defined contributions) non ci dovrebbero essere vincoli: noto che sia il montante contributivo ottenuto, ciascuno potrebbe decidere il momento del pensionamento, senza vincolo di legge. Così avviene oggi in circa 30 Paesi Ndc. Invece, nei paesi dirigisti, l’età della pensione viene decisa per legge. Così è successo da Noi, con la legge Fornero, nata nel pieno di una grave crisi finanziaria. Ma è economicamente e socialmente preferibile mettere vincoli legati all’età anagrafica o agli anni dei contributi versati? No, perché la durata della vita è diversa nei Paesi ricchi e poveri e – all’interno di uno stesso Paese, come l’Italia – è diversa tra Nord e Sud. E, al Nord, tra le periferie e il centro dei capoluoghi di provincia. Un sistema previdenziale ideale dovrebbe avere 3 gambe: una gamba sociale (a carico della collettività), una gamba Ndc (basata sul reddito da lavoro), una gamba privata (e volontaria, ad esempio con piani di accumulo).Superare la legge Fornero produrrebbe una spesa aggiuntiva 2019 di circa 3-3,5 miliardi, prodotti dalla nuova fuga pensionistica. Infine, nessuno parla dei contributi silenti, ossia dei contributi versati per anni (ma meno di 20) da 7-8 milioni di italiani che resteranno senza pensione, a causa dell’incremento da 15 a 20 anni dei contributi minimi da maturare per collocarsi a riposo (legge del 1993). Questo requisito è il più alto al mondo. I contributi silenti valgono circa 10 miliardi di euro, ma l’Inps non ne parla mai. Si parla sempre di pensioni d’oro ma ci si dimentica delle pensioni di diamante, ossia di circa 1,7 milioni di pensionati ultradecennali (anche quarantennali): pensioni baby, pensioni agevolate, pre-pensionamenti per difficoltà aziendali, legge Mosca, ferrovieri, telefonici… A fronte di versamenti sui 100.000 euro, costoro hanno preso dall’Inps circa 400.000 euro. Altri relatori parleranno dei prossimi tagli alle cosiddette pensioni d’oro… È difficile immaginare come andrà a finire… Da questo convegno deve partire un appello alla difesa dei diritti“.

Per Giuliano Cazzola, noto esperto pensionistico, “la nostra battaglia è impopolare ma giusta. Dobbiamo dare la caccia alle fake news pensionistiche. Al ragazzino ignorante che ci insulta, che dà per scontato che i pensionati d’oro abbiano versato solo il 10% del percepito. Il passaggio dal sistema retributivo al contributivo è stato fondamentale ma difficile. In Italia è stato, prima (Salvi), proibito passare dal retributivo al contributivo ma poi la legge Fornero ha introdotto il contributivo pro-rata. Il problema è stato causato dai tagli successivi di diverso tipo, dal blocco lavorativo (per i dipendenti pubblici) introdotto dalla legge Madia, dal taglio ripetuto della indicizzazione, dalla precarietà del lavoro. Vi ricordo che Amato ha tolto il legame tra rinnovi contrattuali ed indicizzazione delle pensioni. Vi ricordo che il blocco della Fornero sulla rivalutazione ha danneggiato circa 4 milioni di pensionati, solo in parte recuperati dalla legge Renzi. Oggi occorrerebbe fare un giudizio di Norimberga sulle pensioni. È in atto una battaglia feroce contro di noi “pensionati miserabili”. Dicono che non vogliamo aiutare un paese pieno di poveri. Così dicono contro di noi. Noi “pensionati ricchi” siamo visti come i “pedofili”, siamo “parassiti”. Per darci addosso si sono inventati dei criteri di taglio astrusi, illegittimi, retroattivi. Un coefficiente tra età al momento del singolo pensionamento e l’età pensionistica attuale (Pdl 1071), con retroattività fino al 1974. Si sono inventati un coefficiente di trasformazione (tabella a del Pdl) astrusa e senza senso (autore Tito Boeri). La lega, che si batte per quota 100, ci ha abbandonati… parlano di stato etico ma massacrano degli innocenti, ci sarà pure un giudice a Berlino!“.

Il Prof. Giovanni Sala, ordinario di Diritto amministrativo, ha posto una serie di quesiti: “Cosa fa il giudice a Berlino? È legale una legge che taglia le pensioni? Dipende. Chi governa oggi è la maior pars o la savior pars? Il Pdl 1071 vorrebbe far incassare allo Stato (ministero Lavoro) circa 1 miliardo dalle vostre pensioni. Il Parlamento potrebbe approvare ma la Corte Costituzionale cosa farà? Una sentenza politica o giusta? Il cittadino si fida oggi dello Stato? Se il Parlamento vara una legge iniqua, l’Amministrazione la applica. La Corte Costituzionale ha messo alcuni paletti, che però non ha mai applicato integralmente, insistendo su tante variabili: crisi economica, ragionevolezza, tagli temporanei e finalizzati. Ma è stato realmente cosi? E, la Cedu cosa farà?”.

Come al solito, “fulminante” l’intervento del Prof. Mario Bertolissi, ordinario di Diritto Costituzionale: “C’è un serio problema di legittimità costituzionale per le norme del Pdl 1071. La Corte Costituzionale, se accettasse queste norme o norme simili, creerebbe un precedente pericoloso, di rottura rispetto alle sentenze precedenti. Si aprirebbe la prospettiva a soluzioni pasticciate e critiche, con riflessi pesanti sulla vita quotidiana. Si violerebbero gli artt. 2 (solidarietà), 3 (eguaglianza, c.2), 36 (retribuzione proporzionale alla quantità e qualità del lavoro; dignità della persona), 38 (assistenza) della Costituzione. Oggi, le posizioni costituzionali sono instabili. La spesa dello Stato è aumentata, tutti i diritti costano, ma questi costi debbono essere a carico della fiscalità generale e non di alcuni gruppi di pensionati. Le misure punitive dovrebbero, poi, essere casomai temporanee e non definitive, finalizzate e non generiche, simili – o più lievi – a quelle attuate dai governi precedenti. Ma i diritti quesiti esistono ancora? Pacta sunt servanda o non sunt? Retroattività? Sarebbe un abisso di inciviltà. C’è una diffusa assenza di cultura. Fatta la legge, va impugnata in ogni sede: Corte dei Conti e Corte Costituzionale. I pensionati non possono essere degli ammortizzatori sociali, per legge!“.

Il Prof. Dario Stevanato, ordinario di Diritto Tributario, ha fatto un excursus delle sentenze della Corte Costituzionale relative ai tagli alle pensioni: 223/2012; 116/2013; 70/2015; 173/2016; 250/2017, sottolineando la disinvoltura con cui la Corte Costituzionale ha, di volta in volta, giustificato i tagli rivolti solo alle fasce pensionistiche medio-alte (ma non agli altri cittadini attivi, a parità di reddito), facendo riferimento a motivazioni come la crisi economica, la temporaneità della misura, la finalità dei tagli e la lievità degli stessi. La stessa Corte Costituzionale ha usato motivazioni non persuasive, ha negato che i tagli applicati avessero natura tributaria, ma è noto che i tributi possono avere un vincolo di destinazione. Si è trattato di sentenze politiche. Ora si prospetta un nuovo taglio, con un intervento autoritativo e sconsiderato, finanche pesantemente retroattivo.

Il Prof. Michele Poerio, presidente del Forum Pensionati (14 sigle pensionistiche, 640.000 aderenti + familiari) ha riscaldato l’uditorio affermando che “la sentenza 270/2017 della Corte Costituzionale è un’altra sentenza zoppa, che restituisce ai pensionati solo 2 dei 30 miliardi di euro rubati ai pensionati stessi. Ormai la Corte Costituzionale non è più un organismo “terzo” ma un organo politico, che appoggia il padrone di turno. Se i tagli continueranno e peggioreranno il Forum Pensionati ( e Aps Leonida con lui) impugnerà in ogni sede possibile le nuove norme, come già fatto negli anni passati. E se Di Maio continuerà ad insultare i pensionati, io lo querelerò personalmente”.

Analoghi concetti sono stati espressi dal vice presidente nazionale Cida, presente al posto di Giorgio Ambrogioni: “Occorre fare la Norimberga dei cialtroni, occorre agire uniti, fare massa critica, occorre difendere noi stessi e la nostra storia professionale. No all’ingiustizia sociale, no all’odio generazionale. Sì alla difesa dei nostri diritti!”.

L’Aps-Leonida si è già attivata: ha già raccolto 150 pre-adesioni alla futura azione legale contro i nuovi tagli pensionistici, sia che si tratti della trasformazione in legge del Pdl 1071 che di nuove norme punitive, inserite nella Legge di Stabilità 2019.

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