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Nomine

I numeri impliciti negli obiettivi di Tria sui conti pubblici

Che cosa ha detto e che cosa è implicito nelle parole pronunciate ieri dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in Parlamento su spesa corrente e non solo L’obiettivo è «ambizioso», e lo ha riconosciuto lo stesso ministro dell’Economia Giovanni Tria illustrando ieri il programma di politica economica alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. Ma è il…

L’obiettivo è «ambizioso», e lo ha riconosciuto lo stesso ministro dell’Economia Giovanni Tria illustrando ieri il programma di politica economica alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. Ma è il cuore della strategia per ridisegnare il bilancio pubblico, e segnare una «discontinuità» con il passato rivendicata ieri più volte da Tria a Montecitorio.

CHE COSA HA DETTO IL MINISTRO IN PARLAMENTO

Tra le linee strategiche del Mef c’è infatti “la crescita dell’economia, obiettivo che verrà perseguito all’interno della politica di bilancio con la continuazione della riduzione del rapporto debito/Pil, inoltre dobbiamo muoverci in una direzione che non porti al peggioramento del saldo strutturale. L’altra linea è il non aumento della spesa nominale in parte corrente e quindi la ricomposizione della spesa in conto corrente rispetto a quella in conto capitale”.

I CAPOSALDI DI TRIA SUI CONTI PUBBLICI

E’ proprio questo l’obiettivo ambizioso indicato da Tria. In sintesi, si tratta di congelare in termini nominali la spesa corrente, interrompendo la sua crescita più o meno collegata alla dinamica del Pil a seconda degli anni, per dedicare agli investimenti tutti gli spazi di bilancio. In cifre, dati dell’ultimo Def alla mano, significa evitare un aumento (al netto degli interessi) già previsto per 10,3 miliardi il prossimo anno, e per 33,3 miliardi nel 2019-2021.

IL DOSSIER SPESA CORRENTE

Guardando solo alla Pa centrale, la sfida è da 3,3 miliardi per il prossimo anno e da 11,8 per i prossimi tre, sottolinea il Sole 24 Ore: “Sfida complicata, mentre a dicembre scade il contratto appena rinnovato per tre milioni di dipendenti pubblici e aumenta la pressione per spingere la spesa sanitaria. Senza contare i pilastri del contratto di governo, che Tria conferma ma in un’ottica «di legislatura»”.

IL COMMENTO DI MISIANI (PD)

Questo il commento di Antonio Misiani, capogruppo Pd in commissione Bilancio del Senato: “Tria non ha solamente ribadito l’impegno a non toccare i saldi nel 2018 e a proseguire la discesa nel rapporto debito Pil. Ha anche detto che la spesa corrente nominale dovrà rimanere invariata. Questa scelta comporterebbe, rispetto ai numeri del tendenziale, il taglio di ben 11 miliardi nel 2019, 24 miliardi nel 2020 e addirittura 39 miliardi nel 2021”.

I TRE TAVOLI DEL GOVERNO

Welfare, fisco e investimenti saranno nell’agenda di tre task force che dovranno produrre risultati «entro settembre»: il reddito di cittadinanza è «ben definito ma si può articolare in vari modi», e il gruppo di lavoro sul tema dovrà fare una «due diligence sulla spesa per le politiche di welfare» per far quadrare i conti con gli obiettivi di riforma. La squadra interministeriale sul fisco dovrà studiare la Flat Tax da attuare a tappe e «in un quadro coerente di politica fiscale».

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