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Mps, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Ubi. Ecco chi soffre di più per lo spread

Banco Bpm, Ubi e Mps sono le banche che più soffrono per lo spread alto dato il loro ammontare di Btp in portafoglio. Tutti i dettagli da un report di Morgan Stanley

Dall’aumento dello spread nel terzo trimestre le banche italiane possono aver perso 8 punti base di Capital ratio: Mediobanca attorno all’1%, Intesa Sanpaolo circa 5 punti, Ubi 8 punti, Unicredit poco più di 8, Mps oltre 10 e Banco Bpm 14 punti.

E’ quanto si evince da un report di Morgan Stanley che hanno elaborato stime e simulazioni sull’effetto spread per le banche italiane. La premessa? Tenere conto che il valore sui bond a 5 e 10 anni è salito di altri 30 punti base, erodendo il capitale in maniera significativa. Eppure le banche italiane hanno raccolto la bellezza di 90 miliardi di euro in aumenti di capitale dal 2009.

BANCO BPM, UBI E MPS NEL MIRINO

Il risultato della ricerca degli analisti? La fiammata dei rendimenti sui titoli di Stato italiani sta avendo un impatto erosivo sul capitale dei gruppi bancari da 1 a 14 punti base, con effetti più pesanti su quelli che detengono la maggiore quantità di Btp e hanno un Cet 1 ratio più debole. Ovvero, secondo Morgan Stanley: Banco Bpm, Ubi e Mps, sintetizza Mf.

LE CONCLUSIONI DELLA BANCA D’AFFARI

Le conclusioni per la banca americana? Gli esperti di Morgan Stanley hanno aumentato il costo del rischio dell’1% portandolo dall’11% al 12% e abbassato il prezzo obiettivo delle banche italiane in media del 7% con una certa differenza fra caso e caso.

I TRE FATTORI DI RISCHIO

Questo sconto è stato anche più ampio durante le crisi del 2012 e nel periodo successivo alla votazione sulla Brexit del 2016, tuttavia, scrive Morgan Stanley, esistono ancora tre fattori di rischio, sintetizza Mf: il primo è lo scontro fra Italia e Unione europea, il secondo i mercati emergenti (si veda la crisi della Turchia e dell’Argentina), il terzo sono i difficili negoziati sulla Brexit. L’effetto di tutto ciò è che le banche di medie dimensioni non evidenziano ancora un prezzo di borsa che giustifichi un rientro negli investimenti.

IL GIUDIZIO SU MEDIOBANCA E UNICREDIT

La banca d’affari americana, comunque, salva due tue titoli: Morgan Stanley è overweight su Mediobanca e Unicredit. Mentre su Intesa Sanpaolo esprime un giudizio equal weight nonostante il gruppo guidato dal ceo, Carlo Messina, “continui a offrire un potenziale di rialzo attraente grazie a un bilancio forte e alla promessa di pagare dividendi in contanti per i prossimi tre anni”. Tuttavia Intesa Sanpaolo deve confrontarsi in Europa oggi con banche con caratteristiche simili ma che si trovano in Paesi più solidi economicamente e più stabili sul fronte politico.

CAPITOLO UNICREDIT

Su Unicredit gli analisti americani scrivono che il buon piano di ristrutturazione porterà il gruppo guidato dall’ad, Jean-Pierre Mustier, a raggiungere un Cet 1 ratio Fully Loaded del 13% nel 2020 a fronte del 12,4% previsto entro la fine del 2018 e ad aumentare il dividendo con un payout ratio del 50%.

Unicredit tratta 0,55 volte il tangible book value, che implica un Rote (Return on Equity) del 7% e un costo dell’equity del 12%, contro attese di Morgan Stanley di un 8,4% nel 2020 a salire al 10%. Obiettivo del resto già registrato dalla banca. Nelle attese degli analisti americani vi è anche la cessione della divisione “non core” entro il 2021.

CHE COSA SI DICE SU MEDIOBANCA

Su Mediobanca il broker sottolinea che Piazzetta Cuccia è l’advisor di punta in Italia, che continuerà a sostenere i ricavi del Cib, la sezione corporate e investment banking. Secondo Morgan Stanley, il Cib ha nel cassetto una serie di operazioni straordinarie che rappresentano il “fattore chiave della crescita delle commissioni” sul fronte acquisizioni, ristrutturazioni, fusioni. Due sono i potenziali catalizzatori per il titolo: lo sviluppo dell’unione bancaria in Europa e il consolidamento del settore in Italia.

I NUOVI TARGET PRICE

Sulla base dello studio, Morgan Stanley ha modificato i target price dei gruppi bancari. Unicredit ha ora un prezzo obiettivo di 17,2 euro con un potenziale di rialzo del 33% (era 18 euro), Intesa Sanpaolo 2,9 euro e un upside del 32% (da 3,1 euro), Mediobanca 10,4 euro, upside del 21% (da 10,6 euro), Banco Bpm 2,3 euro, upside dell’8% (erano 2,6 euro), Mps 2,3 euro, upside del 3% (erano 2,7 euro), Ubi Banca 3,3 euro, downside del 5%, erano 3,7 euro.

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