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Banca Popolare Di Bari

Mcc-Invitalia, tutti i nodi irrisolti sulla Popolare di Bari

Intervento di Mcc-Invitalia del Mef a rilento per la Popolare di Bari. Forcing tosto di Bruxelles sul salvataggio di Fitd. Il nodo Tercas. Il caso delle perdite crescenti. Le fumisterie sulla Superpopolare. E l'ultima tegola in tribunale per la banca guidata da De Bustis

 

Piano industriale ancora da varare, messa in sicurezza tramite Mediocredito Centrale (100% di Invitalia del Mef) che tarda ad arrivare, conti che peggiorano e piccoli azionisti che vorrebbero vendere ma non riescono a farlo.

Il quadro della Popolare di Bari non è certo roseo mentre i tempi stringono e il rischio è che l’istituto guidato da Vincenzo De Bustis non riesca neppure ad avvalersi dell’incentivo fiscale delle Dta (trasformare le attività fiscali differite in credito di imposta fino a 500 milioni), inserito nel decreto Crescita ma che comunque non sarebbe sufficiente a riequilibrare i ratios della banca. E nel primo semestre dell’anno la Popolare di Bari ha registrato una perdita lorda di 73 milioni.

GROVIGLIO GOVERNO-MCC-INVITALIA

L’aiuto all’istituto pugliese dovrebbe arrivare da Mediocredito Centrale, la banca pubblica che fa capo a Invitalia, il cui azionista principale è il ministero dell’Economia e delle Finanze. Come però ricorda il Corriere Economia, ci sono una serie di ostacoli da superare tra cui la nomina del nuovo consiglio d’amministrazione di Invitalia. Con un board scaduto (si profila una riconferma di Domenico Arcuri come capo azienda ma non del presidente Carlo Tesauro) e la gestione nelle mani del collegio sindacale, nota il giornale, non si può avviare l’operazione di ricapitalizzazione del Mediocredito che per Popolare di Bari dovrebbe sborsare fra i 600 milioni e il miliardo.

Un’operazione importante per Palazzo Chigi che “vuole affidare a Mediocredito Centrale il riordino del sistema creditizio del Mezzogiorno” visto che il capitolo delle fusioni tra le popolari, per quanto riguarda le pugliesi, pare destinato “ad aprirsi semmai in un secondo momento” complice l’atteggiamento poco favorevole che pare provenire da Bruxelles e dalla commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager.

LA NORMA SULLE DTA E LE POSSIBILI AGGREGAZIONI

Per quanto riguarda la norma sulle Dta (Defferred tax assets) si tratta di una versione rinnovata del credito d’imposta per le banche con sede legale in Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna grazie al recupero delle imposte differite su perdite. L’idea che starebbe dietro la norma punta a creare al Sud un polo bancario partendo dai due istituti maggiori e cioè Popolare di Bari e Popolare Puglia e Basilicata. Lo sconto fiscale in caso di aggregazione è fino a 500 milioni per ogni soggetto partecipante. La trasformazione delle attività per imposte anticipate in crediti d’imposta è condizionata all’assunzione – da parte della società che ne risulta – dell’impegno a versare un canone annuo a favore dell’Erario con applicazione di un’aliquota annua dell’1,5% alla differenza tra l’ammontare delle attività per imposte anticipate e le imposte versate. Il pagamento del canone deve avvenire in quattro esercizi a partire dalla data di approvazione del primo bilancio della società risultante dall’aggregazione. Per evitare l’elusione del limite dei 500 milioni di Dta, l’incentivo non è concesso se ad una aggregazione partecipino soggetti che abbiano già preso parte a un’altra operazione del genere per cui è già stata prevista la trasformazione delle Dta in crediti d’imposta.

LA GIRANDOLA DI IPOTESI SULLE AGGREGAZIONI TRA POPOLARI DEL SUD

Sul fronte delle possibili fusioni non sono pochi i nomi degli istituti di credito circolati nelle ultime settimane. Il polo che si andrebbe a costituire – questa l’ipotesi più accreditata – vedrebbe in prima fila Popolare di Bari insieme a un altro istituto pugliese, Popolare di Puglia e Basilicata, e poi tre piccole banche campane: Banca Regionale di Sviluppo, Banca del Sud e Popolare Vesuviana. Una direzione di marcia auspicata da Assopopolari guidata dal segretario generale Giuseppe De Lucia Lumeno, in ottimi rapporti con la famiglia Jacobini fondatrice della Popolare di Bari, e avallata di fatto anche dalla Vigilanza di Bankitalia.

Del resto, come osserva il Corriere Economia, “se Popolare Bari salterà sarà un problema per tutto il territorio”. Ma “se dovesse salvarsi è probabile che le due principali banche pugliesi concorrenti, la Banca popolare di Puglia e Basilicata e la Banca popolare pugliese, avrebbero convenienza ad aggregarsi piuttosto che combattere un concorrente tornato in forze su piazza”.

IL FORCING DI BRUXELLES

Intanto da Bruxelles si segue il dossier Popolare Bari. Secondo fonti sindacali e manageriali raccolte da Start Magazine, nelle discussioni tra i tecnici della Commissione Ue, i dirigenti del ministero dell’Economia e i vertici della Popolare di Bari sull’intervento di Mediocredito-Invitalia è stato messo in chiaro che – per avere il via libera dell’Ue – l’istituto di credito pugliese dovrebbe rinunciare a qualsiasi tipo di richiesta o ricorso in relazione alla vicenda Tercas. Si tratta della banca acquistata nel 2014 da Popolare di Bari dopo essere stata commissariata per due anni e che nel 2015 Bruxelles ha accusato di aver ricevuto aiuti di Stato durante l’amministrazione speciale dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (265 milioni di euro di ricapitalizzazione). A marzo scorso il Tribunale Ue ha annullato il provvedimento della Commissione europea (qui la ricostruzione della vicenda in un approfondimento di Start).

DUBBI E DOMANDE DI DE MATTIA (EX BANKITALIA CON FAZIO)

Sul tema nei giorni scorsi è intervenuto Angelo De Mattia, oggi editorialista ma in passato segretario particolare del governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. In particolare, secondo De Mattia, “andrebbe fatta chiarezza sulla Dta, anche per rispetto del Parlamento che l’ha votata – ha spiegato su Mf -. Ciò è importante perché con quest’ultima misura si intende promuovere una concentrazione di istituti nel Mezzogiorno con l’obiettivo di rafforzare il tessuto finanziario in quel territorio. Si dirà che stanno prevalendo campanilismi ed esclusivismi, gelosie e primazie nel mondo delle Popolari? È possibile, ma la spiegazione accurata dei vantaggi per tutti, suscettibili di derivare da una tale operazione, che potrebbe coesistere pure con il mantenimento di alcune specificità locali dei partecipanti, potrebbe stimolare ad aderire alla concentrazione”.

Sul quotidiano finanziario, De Mattia ha evidenziato le questioni che andrebbero affrontate prioritariamente, tra cui la possibile scissione. “A suo tempo si era detto che la Bari avrebbe effettuato un’operazione di scissione societaria che darebbe luogo a una cooperativa con alcune finzioni bancarie e una spa con più ampie competenze creditizie. È un progetto ancora valido?” si domanda. Oppure “tutto viene rimesso in gioco con l’intervento che sarebbe effettuato dal Fitd? Questo intervento, comunque, intenderebbe in qualche modo anche sfruttare le attività fiscali differite o si tratterebbe di una misura riguardante la sola Bari?”. E ancora: “I ventilati rapporti dell’operazione con una partecipazione della banca del Mezzogiorno-Mediocredito centrale? Quali sarebbero le conseguenze per la governance attuale, anche perché il caso non è assimilabile a quello Carige, innanzitutto per l’assenza, allo stato attuale, di una gestione commissariale?”.

L’ULTIMA TEGOLA GIUDIZIARIA

Intanto il tribunale di Bari ha dato una sberla ai vertici della Banca Popolare di Bari. Con una recente pronuncia, il Tribunale di Bari ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti della Banca Popolare di Bari ordinando alla stessa di consegnare ad una risparmiatrice ultraottantenne, copia di documenti che la signora aveva inutilmente da tempo richiesto alla banca relativa ad investimenti in azioni e obbligazioni della banca e che la banca non aveva consegnato, si legge in un comunicato datato 23 novembre dello studio legale dell’avvocato Domenico Romito dell’associazione avvocati dei consumatori: “La consumatrice, che aveva investito i propri risparmi in obbligazioni ed azioni della Banca Popolare di Bari, aveva attivato la procedura prevista da un articolo del testo unico bancario che obbliga le banche a consegnare i documenti. Nel silenzio della banca, la signora è stata costretta a ricorrere al tribunale di Bari, che ha riconosciuto le ragioni della consumatrice”.

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