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Fincantieri

Leonardo, ecco come e perché Fincantieri fa innervosire l’ex Finmeccanica

Sta per annunciare l’acquisizione di Vitrociset, studia il dossier Piaggio Aerospace, fa irritare Leonardo (ex Finmeccanica) al momento esclusa dall’accordo tra Fincantieri e la francese Naval Group, arruola l’ex Finmeccanica Guarguaglini per espandersi sempre più nel settore militare. Giuseppe Bono è in pieno attivismo con Fincantieri. Ecco le ultime parole, i passi più recenti e…

Sta per annunciare l’acquisizione di Vitrociset, studia il dossier Piaggio Aerospace, fa irritare Leonardo (ex Finmeccanica) al momento esclusa dall’accordo tra Fincantieri e la francese Naval Group, arruola l’ex Finmeccanica Guarguaglini per espandersi sempre più nel settore militare.

Giuseppe Bono è in pieno attivismo con Fincantieri. Ecco le ultime parole, i passi più recenti e le prossime mosse del gruppo della cantieristica che punta ad espandersi in altri settori provocando malumori in Leonardo, l’ex gruppo Finmeccanica presieduto da Gianni De Gennaro e guidato dall’ad, Alessandro Profumo. Malumori che prima o poi saranno confessati direttamente al governo e al Tesoro, secondo le indiscrezioni di Start Magazine.

LE MIRE DI FINCANTIERI SU VITROCISET

«Stiamo creando una divisione ingegneristica dedicata alle tecnologie di difesa a supporto della logistica per servire al meglio le necessità», ha detto due giorni fa Bono. Senza mai citare Vitrociset, l’amministratore delegato di Fincantieri ha approfittato della cerimonia del taglio della lamiera della prima delle dieci navi ordinate dal Qatar (valore della commessa, 4 miliardi di euro) nello stabilimento del Muggiano, alla Spezia, per annunciare la nuova sfida del gruppo.

Nei prossimi giorni sarà annunciato il via libera all’offerta congiunta presentata da Fincantieri e da MerMec, azienda pugliese che fa capo all’imprenditore Vito Pertosa. Vitrociset potrebbe essere inserita all’interno del network Fincantieri che già vede operative Seastema e Issel Nord. Infatti, a giugno del 2017, Fincantieri ha comprato questa una piccola azienda ligure.

IL RUOLO DI ISSEL NORD

La Issel Nord di La Spezia è un’impresa di nicchia da 25 anni impegnata nelle forniture di servizi tecnologiciisoprattutto nel settore dell’aerospazio. L’operazione «consentirà di rafforzare i rapporti commerciali nel settore della Difesa anche al di fuori del perimetro tradizionale di Fincantieri, con particolare riferimento all’aerospazio, ai sistemi di combattimento, di comando e controllo», si leggeva nel comunicato stampa dell’epoca.

CHE COSA FA VITROCISET

Ora, dunque, avanti tutta verso Vitrociset. Fincantieri e Mermec sono considerati a livello istituzionale più solide dell’altra pretendente che si era palesata mesi fa, la Fg Tecnopolo Tiburtino di Antonio Di Murro.

Fincantieri e Mermec, secondo quanto ha svelato nei giorni scorsi il Sole 24 Ore, hanno formulato una proposta congiunta e ora sarebbero in trattative per chiudere in esclusiva l’acquisizione.

Il gruppo Vitrociset è specializzato in informatica e alta tecnologia e opera nella difesa, sicurezza, spazio, servizi al traffico aereo, con molti appalti di ministeri (Difesa, Interno, Esteri), organizzazioni internazionali (Nato), agenzie europee (Esa), aziende (Lockeed Martin per l’F-35, Unicredit, Enav), forze armate e forze di polizia, ha scritto Start Magazine sulla base di documenti aziendali.

I CONTI DI VITROCISET

Nel rendiconto consolidato del gruppo c’è una “sintesi pro-forma Ias dei risultati economici della capogruppo Vitrociset spa”. La produzione è scesa dai 141 milioni di euro del 2016 a 137 milioni di euro. Il prospetto poi indica in 984mila euro la perdita delle attività di funzionamento nel 2017 rispetto a un utile di 655 mila euro dell’anno precedente.

LO SCENARIO DI FINCANTIERI CON VITROCISET

Dietro la possibile acquisizione di Vitrociset, “sembrerebbe emergere la strategia di Bono che punta a inserire con l’ azienda romana un altro tassello per completare il suo puzzle militare”, ha scritto Repubblica. Il perno di questo progetto è il ramo militare dell’alleanza tra Fincantieri e la francese Naval Group (partecipata al 35% da Thales, concorrente francese di Leonardo) che si affianca al ramo civile dei cantieri Stx.

LA VISITA DI LE MAIRE E GLI ACCORDI

All’inizio di luglio lo Stato francese ha nazionalizzato temporaneamente i cantieri e poi, come previsto dagli accordi di settembre, ha cominciato a distribuire le quote ai partner francesi (a Naval Group 11,7%; ai dipendenti 2,4; alle aziende locali 1,6). E’ atteso il passaggio del 50% a Fincantieri, che dovrà avere in più in prestito durevole l’1% (per 12 anni). Più delicata la vicenda militare con l’obiettivo dell’intesa tra Naval Group e gruppo triestino. Le due realtà hanno presentato la stessa (dunque congiunta) road map ai rispettivi governi e la visita di Le Maire potrebbe essere proprio la presa in carico politica di questo procedimento. Il cui primo passo dovrebbe essere uno scambio azionario fino al 10%, ha scritto lunedì scorso “Affari & Finanza” di Repubblica.

CHE COSA HA DETTO LE MAIRE A ROMA SU FINCANTIERI E NAVAL GROUP

“La posizione del governo francese” sul progetto industriale di Fincantieri e Naval Group per la realizzazione di navi di superficie “resta quella definita dal presidente della Repubblica Macron nell’accordo franco-italiano del settembre 2017” con il governo Gentiloni. Lo ha confermato oggi il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, parlando ai giornalisti a Palazzo Farnese dopo gli incontri a Roma con il vicepremier Luigi Di Maio e l’omologo Giovanni Tria. “Dopodiché, sta alle due società proseguire nelle discussioni, al loro ritmo, per entrare in tutti i dettagli tecnici di un eventuale accordo per le partecipazioni incrociate”, ha aggiunto Le Maire. “Questo è il quadro in cui lavoriamo. Non sarebbe saggio voler andare oltre, o di avere un quadro più ampio o un quadro che parli di fusione tra le due compagnie”, ha concluso.

LE RASSICURAZIONI E LA REALTA’ SU FINCANTIERI-NAVAL

Parole non troppo rassicuranti. Infatti nelle scorse settimane c’erano state rassicurazioni a livello istituzionale sul fatto che il gruppo Leonardo presieduto da De Gennaro partecipasse a pieno titolo all’alleanza per evitare che la società Naval Group la facesse da padrone nel militare erodendo quote di mercato al gruppo italiano attivo nella difesa e nell’aerospazio.

I TIMORI E LE INDISCREZIONI

Ma le attese dell’ex Finmeccanica non si starebbero realizzando. Infatti, come ha scritto nei giorni scorsi Gianni Dragoni del Sole 24 Ore, “Leonardo è fuori dallo schema di alleanza nelle navi militari tra Italia e Francia messo a punto da Fincantieri e Naval Group e presentato ai due governi nei giorni scorsi”.

L’ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE

Su questa proposta dovranno pronunciarsi i due governi, ognuno è azionista di maggioranza della rispettiva società. “Non c’è ancora un accordo definitivo – ha aggiunto il Sole – Ma al momento si può dire che la delicata partita nella quale da settembre l’a.d. di Leonardo, Alessandro Profumo, ha cercato di inserirsi, per tutelare gli interessi del gruppo aerospaziale nelle capacità sistemistiche e nei sistemi di combattimento per le future navi militari prodotte da Fincantieri e Ng, non ha prodotto risultati tangibili”.

LA POSIZIONE DI PROFUMO

Ma il capo azienda di Leonardo, Profumo, ha smorzato le polemiche, rassicurando così: il gruppo Leonardo “è pronto per fare la sua parte” nell’ambito dell’alleanza di Fincantieri e Naval Group per la cantieristica navale militare, ha affermato l’amministratore delegato di Leonardo. “Noi facciamo cose diverse dalle navi. E’ uno stato di fatto: noi facciamo sistemi di combattimento e radar”, ha aggiunto Profumo a chi gli ha chiesto notizie sull’esclusione dell’ex Finmeccanica dall’intesa. Ma quando ci sarà l’accordo, ha osservato, “noi faremo la nostra parte come Thales, da parte francese, farà la propria”. “Noi – ha sottolineato Profumo– facciamo un mestiere e lo facciamo bene. Credo che questa sia una filiera in cui svolgiamo e svolgeremo la nostra parte”. Inoltre nei giorni scorsi Profumo a sorpresa, come ha notato il Fatto Quotidiano, ha avuto parole di apertura sia verso la Lega che verso il Movimento 5 Stelle, come è emerso in una intervista al quotidiano Libero. D’altronde, come ha sottolineato Start Magazine, sul caso Biraghi-cyber che ha scosso il gruppo presieduto da De Gennaro, le mosse del numero uno di Leonardo hanno ricevuto il plauso del sottosegretario alla Difesa, il pentastellato Angelo Tofalo.

IL COMMENTO DI PELANDA

Le tensioni latenti fra Leonardo e Fincantieri sono commentate da analisti del settore come Carlo Pelanda, docente di geopolitica economica: “Oggi la pressione francese sulle aziende militari italiane sta aumentando, così come un irritante reclutamento di personale nelle istituzioni italiane per influenzarle, con lo scopo di rendere Parigi centro del sistema di Difesa europeo. Ma per l’Italia non è conveniente – ha scritto Pelanda – Lo sarebbero di più collaborazioni industriali bilanciate con tedeschi, inglesi, americani e giapponesi. Pertanto l’azionista di Fincantieri dovrebbe far abbandonare a questa rimarchevole azienda la suicida «strategia francese» e spingerla verso nuovi scenari, concordandoli con Leonardo per il lato militare”.

IL RUOLO DI GUARGUAGLINI PER PIAGGIO

Se Leonardo borbotta, oltre le dichiarazioni pubbliche, per la prospettiva negativa dell’operazione Fincantieri-Naval, il numero uno di Fincantieri è sempre più agguerrito. Non solo su Vitrociset: “Sulla scrivania di Bono – ha svelato La Verità – è finita anche anche la questione Piaggio aerospace, realtà industriale di Viallanova D’Albenga, stretta da una lunga crisi economica, produttrice del drone P1hh, in mano al 100% al fondo Mubadala degli Emirati Arabi Uniti. Al suo fianco questa volta ha un suo vecchio nemico, l’ex ad e presidente della vecchia Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini”.

LA CONCORRENZA FRA SOCIETA’ DEL TESORO

Con Guarguaglini, si completa il mosaico che sta allestendo Bono destando sempre più intesi borbottii in casa di Leonardo. Borbottii che – secondo alcune indiscrezioni raccolte da Start Magazine – prima o poi saranno confessati al governo e al Tesoro. Anche per comprendere se e come l’azione ad ampio raggio di Fincantieri è condivisa dall’esecutivo e dall’azionista Mef. Visto che l’azienda guidata da Bono è di fatto a controllo pubblico: Fintecna della Cassa depositi e prestiti (80% Tesoro) ha il 71,6% del capitale di Fincantieri.

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