skip to Main Content

Intesa Sanpaolo, Compagnia e Confindustria. Che cosa si agita sul risiko delle cariche in Piemonte

Tutte le mosse in Piemonte sulle imminenti nomine: dalla Compagnia azionista di Intesa Sanpaolo alla Confindustria, dove i torinesi sono in prima fila. L'articolo di Claudia Luise

Il risiko delle cariche che contano in Piemonte sta per entrare nel vivo. Gennaio, infatti, si prospetta un mese caldo per sondare le disponibilità e gli equilibri che poi porteranno in primavera a eleggere il presidente della Compagna di San Paolo (primo azionista di Intesa Sanpaolo con il 6,8%), la fondazione bancaria torinese con un patrimonio di oltre 7 miliardi attualmente guidata da Francesco Profumo. Professore ordinario al Politecnico di Torino, ex Rettore ed ex ministro dell’Istruzione, Profumo guida la fondazione dal maggio 2016. È anche, dallo scorso maggio, presidente dell’Acri, l’associazione di fondazioni e di casse di Risparmio: ruolo da cui rischia di decadere nel caso non venisse confermato al vertice della Compagnia. I giochi sono iniziati e si intrecciano con altre nomine in scadenza legate al mondo industriale.

In particolare con l’elezione del nuovo presidente di Confindustria che prenderà il posto di Vincenzo Boccia e con la nomina, più locale, del successore di Dario Gallina alla guida dell’Unione Industriale di Torino. Tutto si tiene e basterà iniziare a piazzare la prima casella per comporre il puzzle complicato. Le ostilità tra la sindaca di Torino, Chiara Appendino, e Profumo, sono datate. Nel tempo i rapporti si sono distesi anche grazie al lavoro di ricucitura fatto dal professore per non perdere il ruolo che per anni è stato di Giuseppe Guzzetti nell’Acri.

Appendino ha la golden share per la nomina della presidenza in Compagnia e ha intenzione di giocarsela a suo favore: anche se i rapporti sono molto più sereni rispetto ad appena un anno fa comunque resta una antipatia di fondo e la tentazione di cambiare. L’idea della sindaca pentastellata sarebbe quella di lasciare carta bianca all’attuale vice presidente di Profumo con cui c’è un rapporto di fiducia e simpatia. È la signora dei gioielli Licia Mattioli ma proprio sulla sua figura si concentrano gli interessi degli industriali.

Mattioli, prima molto propensa a scalzare Profumo, è anche vice presidente di Confidustria ed ha portato avanti nell’associazione di viale dell’Astronomia un lavoro legato al tema dell’internazionalizzazione (particolarmente apprezzato il suo impegno ad esempio nell’organizzare gli incontri degli imprenditori con il presidente cinese durante l’ultima visita a Roma l’anno scorso). Così apprezzata da essere stata proposta per la presidenza post Boccia e da aver già incassato endorsement che contano fino a essere ormai vista come la più probabile alla successione. Nel caso avvenisse, le mire sulla Compagnia diventerebbero di fatto incompatibili e la riconferma di Profumo diventerebbe più probabile. Ma in Compagnia spera di approdare anche Gallina che non ha mai avuto ruoli all’interno e quindi potrebbe iniziare studiando da consigliere. Difficile immaginare che, dopo tutte le difficoltà affrontate e l’impegno profuso in questi anni di mandato, si ritiri in azienda. Gallina al momento però non ha ancora una collocazione e si gode gli ultimi mesi organizzando la festa per i 110 anni di Confindustria proprio a Torino, il prossimo 30 gennaio e 1 febbraio. In quei giorni si potrà studiare l’atmosfera e capire se Mattioli arriverà a guidare Confindustria, come seconda donna dopo Marcegaglia.

Altra figura chiave in questa partita è il presidente della Camera di Commercio di Torino e di Unioncamere Piemonte, Vincenzo Ilotte, che dopo un’iniziale rottura con la sindaca Appendino per la questione Tav, si è poi defilato e ha riallacciato i rapporti sostenendola con convinzione per ottenere l’assegnazione delle Atp Finals di tennis. È lui a mediare e a fare da paciere sia con Profumo sia per introdurre Gallina. In tutta questa partita il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, vorrebbe provare a mettere le mani sulla Compagnia ma è impresa ardua. Improbabile che Appendino rinunci alla sua ancora di salvezza e cassaforte per supplire alle carenze di bilancio. Cirio ha solo la possibilità di sperare nelle sue amicizie genovesi per provare a indirizzare parte dei voti che dovranno eleggere il presidente ma le possibilità di riuscita sono davvero scarse.

Back To Top