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Carige

Guerra totale in Carige fra Malacalza e Fiorentino (sostenuto da Mincione)

Guerra totale al vertice di Banca Carige. Le tensioni tra l’azionista forte Malacalza e il capo azienda sono arrivate allo zenit. Risultato: il vicepresidente Vittorio Malacalza, dopo già altre 3 dimissioni di consiglieri di amministrazione dal board, ha lasciato il vertice di Banca Carige in aperta polemica con l’amministratore delegato, Paolo Fiorentino, che è invece…

Guerra totale al vertice di Banca Carige. Le tensioni tra l’azionista forte Malacalza e il capo azienda sono arrivate allo zenit. Risultato: il vicepresidente Vittorio Malacalza, dopo già altre 3 dimissioni di consiglieri di amministrazione dal board, ha lasciato il vertice di Banca Carige in aperta polemica con l’amministratore delegato, Paolo Fiorentino, che è invece sostenuto dal finanziere scalpitante, Raffaele Mincione, che punta presto ad arrivare a circa il 10% delle quote di Carige. Ecco tutte le ultime novità.

DA DOVE NASCONO GLI ATTRITI IN CARIGE FRA MALACALZA E FIORENTINO

Con una email inviata mercoledì sera dalla sua imbarcazione, battezzata “Maidomo”, Vittorio Malacalza ha preannunciato le dimissioni dal consiglio di amministrazione di Carige, ha scritto il Sole 24 Ore: l’iniziativa alza fortemente il livello della tensione nella banca, in vista degli ultimi due mesi di lavoro dell’attuale board che sarà rinnovato a settembre, sia perché presa dal primo azionista, in questa fase con funzioni di presidente a interim, sia per l’aperta contestazione nei confronti dell’amministratore delegato, sia perché mette ulteriormente sotto i riflettori in Carige il “caso Lanzalone”, l’avvocato grillino arrestato a Roma nell’ambito del caso Parnasi-stadio della Roma, già motivo di scontro tra il capo azienda Fiorentino e l’ex presidente Giuseppe Tesauro, che si è dimesso in polemica proprio conto l’ad

LA LETTERA DI MALACALZA CONTRO FIORENTINO

Carige ha pubblicato la lettera giunta ieri sera da Vittorio Malacalza, maggior azionista relativo della banca col 23% delle quote. L’imprenditore spiega di aver “preannunciato al consiglio di amministrazione l’intenzione di rassegnare le mie dimissioni da consigliere, riservandomi di darne successiva formalizzazione con dettagliata motivazione”.

IL CASO DELLE DIMISSIONI E I MOTIVI

Malacalza prosegue dicendo che “ho rappresentato al consiglio di amministrazione che tale decisione è stata tra l’altro determinata dalle recenti dimissioni di altri consiglieri e dai contenuti delle stesse, nonché dal tentativo dell’amministratore delegato di delegittimare il mio ruolo di supplenza del presidente nell’incontro con la stampa dello scorso 3 luglio, nel quale, anziché smentire la voce di supposte obiezioni della Bce a tale ruolo di supplenza, la ha accreditata con una risposta evasiva e ambigua, nella quale ha comunque affermato la ‘anomalia’ della mia posizione”.

IL CASO LANZALONE-PARNASI

Nella missiva Malacalza scrive anche che “la mia decisione è stata inoltre determinata dalla divulgazione dell’intercettazione della conversazione telefonica tra il sig. Luca Parnasi e il dott. Paolo Fiorentino, che ha assunto per me particolare significato alla luce del fatto che quest’ultimo, proprio nei giorni immediatamente precedenti all’arresto dell’avv. Lanzalone, mi riferì di averlo incontrato, decantandomene le qualità professionali. In ogni caso intendo continuare a impegnarmi in favore di Banca Carige nella piena fiducia delle sue potenzialità di consolidamento e rilancio grazie allo sforzo dell’azionariato che ha assicurato il successo del recente aumento di capitale, alle altre operazioni di rafforzamento patrimoniale già attuate, alla capacità e dedizione dei suoi dipendenti e alla vicinanza e fedeltà della sua clientela”.

LE DIMISSIONI DI TESAURO, ESPRESSIONE DI MALACALZA

Il particolare chiama in causa direttamente il manager dopo che il caso Parnasi-Lanzalone era stato citato già da Tesauro nella sua lettera di dimissioni e aveva portato Fiorentino ad avviare una querela per dichiarazioni diffamatori verso l’ex presidente della Consulta. Pare scontato che una medesima iniziativa verrà presa dal manager napoletano anche nei confronti di Malacalza. Nella lettera in cui preannuncia le dimissioni però, il vicepresidente rivolge un’altra critica a Fiorentino per il tentativo «di delegittimare il mio ruolo di supplenza del presidente»: a Malacalza non è piaciuto in sostanza che Fiorentino abbia definito «anomalia» la presidenza ad interim affidata all’azionista Malacalza dopo l’uscita di Tesauro anche se, nelle sue dichiarazioni, il manager aveva comunque definito tale situazione «non patologica» e aveva giudicato Malacalza «attrezzato per gestire questa fase ad interim».

LE PROSSIME MOSSE DI MALACALZA

In questa partita Malacalza, che in Carige ha investito 400 milioni per un percorso di risanamento che non prevede aiuti esterni, non intende farsi intimidire, scrive Marcello Zacché del Giornale: “L’imprenditore ritiene che la banca debba solo essere gestita come si deve, tagliando tra l’altro una mole di costi d’altri tempi; e che il problema principale sia la qualità del management. Per questo rifiuta la scorciatoia dell’aggregazione con altri gruppi”.

LE MIRE DI MINCIONE PRO FIORENTINO

Ma come si muoverà ora il finanziere sempre più arrembante in Carige a sostegno di Fiorentino? Il prossimo passo di Mincione – secondo le indiscrezioni che circolano in Borsa – sarà quello di sondare gli altri soci, compreso Gabriele Volpi (9%), per fare fronte comune in assemblea e inserire propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione. Il rischio concreto per l’azionista Malacalza Investimenti (20,6%) – critico con Fiorentino e in contrapposizione con Mincione da tempo – è di non riuscire più ad esprimere la maggioranza del consiglio. E la mossa di ieri con le dimissioni potrebbe accelerare questo scenario.

L’ASSETTO AZIONARIO DI BANCA CARIGE

La situazione della compagine azionaria di Banca Carige, al momento, è la seguente: Malacalza Investimenti è titolare del 20,6% con facoltà di salire fino al 28%, Mincione supera ufficialmente il 5% ma già nei mesi scorsi era dato intorno all’8% e soprattutto in cerca di alleati tra gli investitori istituzionali per fare fronte comune contro i Malacalza.

IL FUTURO DI FIORENTINO DOPO L’USCITA DI MALACALZA

Che cosa succederà all’amministratore delegato dopo la lettera di Malacalza? Fiorentino, finora, è stato sostenuto esplicitamente dallo stesso Mincione e ha raccolto anche negli ultimi giorni conferme di fiducia all’interno dello stesso consiglio di amministrazione. I giochi sono aperti e ultime sorprese sono all’orizzonte.

MOSSE E CONTROMOSSE DI MINCIONE E MALACALZA IN VISTA DELL’ASSEMBLEA

La battaglia si giocherà in assemblea, dove Malacalza (che è autorizzato a salire fino al 28%) non dovrebbe correre grandi rischi, ha scritto Zacché: “Secondo le norme bancarie del Testo Unico, per presentare una lista di controllo del cda i suoi concorrenti (Mincione con il 5,4%, Volpi 9%) devono avere l’autorizzazione preventiva delle autorità bancarie. Pena il divieto di esercizio del voto o il congelamento. A maggior ragione se qualcuno decidesse di stringere un accordo parasociale. Mentre se un singolo socio dovesse in assemblea raccogliere i voti per il controllo del cda, oltre a presentarsi lo stesso problema autorizzativo, si porrebbe pure il rischio dell’azione di concerto, anche qui con il congelamento”.

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