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Gruppo Espresso, i 10 misteri della guerra fra i De Benedetti e della fusione Repubblica-La Stampa

Gli scazzi in casa De Benedetti sul gruppo Gedi (Espresso) e il futuro della fusione tra Repubblica e La Stampa. Cronaca, commenti e domande

 

Furibondo scazzo familiare tra i De Benedetti. Guerra vera o teatrino? Sembra più vera la prima ipotesi, anche se il potenziale teatrino ha già effetti fruttuosi per la famiglia litigiosa: le azioni di Gedi stamattina sono schizzate in Borsa.

Ecco i fatti e alla fine 10 domande azzeccate via Facebook di Andrea Montanari, cronista di finanza.

Carlo De Benedetti ha presentato venerdì 11 ottobre alla Cir, attraverso la sua controllata al 99% Romed, un’offerta di acquisto cash del 29,9% delle azione Gedi (Gruppo Espresso) al prezzo di chiusura di giovedì, e cioè euro 0,25 ad azione.

“Questa mia iniziativa è volta a rilanciare il Gruppo al quale sono stato associato per lunga parte della mia vita e che ho presieduto per dieci anni, promuovendone le straordinarie potenzialità”, ha scritto l’Ingegnere nella lettera che accompagna l’offerta di acquisto delle azioni. “È chiaro che conoscendo bene il settore, mi sono note le prospettive difficili, ma credo che con passione, impegno, consenso e competenza, il Gruppo possa avere un futuro coerente con la sua grande storia”.

Nella lettera firmata dal presidente del consiglio di amministrazione di Romed, Luigi Nani, che contiene l'”offerta irrevocabile per l’acquisto delle azioni Gedi”, si legge che “l’esatto quantitativo dovrà essere determinato tenendo conto delle azioni costituenti il capitale sociale e di quelle che eventualmente lo costituiranno in funzione di stock option o altre operazioni sulle azioni. La presente Offerta Irrevocabile non è condizionata all’espletamento di alcuna due diligence, ferma restando la garanzia sui bilanci e sulle situazioni infrannuali pubblicati”.

“La presente Offerta Irrevocabile – si legge ancora nella lettera – è subordinata alle seguenti condizioni: che i componenti il consiglio di amministrazione di Gedi di nomina Cir rassegnino le proprie dimissioni entro due giorni lavorativi dal trasferimento delle azioni oggetto della presente offerta alla nostra società, ad eccezione dell’ing. John Philip Elkann e del dr. Carlo Perrone che potranno mantenere le attuali cariche e gli attuali poteri, e che, per le residue azioni che resteranno di sua proprietà, Cir si impegni a distribuirle ai propri soci (ovvero ai soci della società riveniente dalla fusione Cofide/Cir) entro un anno dal trasferimento delle azioni oggetto della presente offerta alla nostra società”. “Vi saremo grati – conclude la lettera – se vorrete sottoporre la nostra proposta al vostro prossimo consiglio di amministrazione, rimanendo la presente offerta irrevocabile efficace fino al termine del secondo giorno di Borsa aperta, successivo alla data dello stesso”.

Reazione quasi immediata dei figli di CDB e degli altri soci di Cir, che rimandano al mittente l’offerta. “Con riferimento alla comunicazione diffusa in data odierna dall’ing. Carlo De Benedetti, relativa all’offerta non sollecitata né concordata da egli presentata lo scorso venerdì, tramite Romed, per l’acquisto di una partecipazione del 29,9% in GEDI , – spiega il comunicato – CIR rende noto di ritenere detta offerta manifestamente irricevibile in quanto del tutto inadeguata a riconoscere a CIR e a tutti gli azionisti il reale valore della partecipazione e ad assicurare prospettive sostenibili di lungo termine a GEDI S.p.A., aspetto sul quale CIR è da sempre impegnata”.

Non solo: così come CDB padre ha utilizzato l’Ansa per sbertucciare i figli, così anche il presidente di Cir Rodolfo De Benedetti via Ansa ha replicato: “Sono profondamente amareggiato e sconcertato dall’iniziativa non sollecitata né concordata presa da mio padre e il cui unico risultato consiste nel creare un’inutile distrazione, della quale certo non si sentiva il bisogno”. Inoltre il presidente esprime la propria amarezza anche “rispetto al lavoro delle tante persone impegnate quotidianamente a garantire un futuro di successo al Gruppo Gedi, che da anni opera in un settore dei più sfidanti. I miei fratelli ed io, come azionisti di controllo del Gruppo Cofide-Cir, continueremo a dare il nostro pieno supporto al management in questo percorso”.

Non finisce qui: il padre vuole avere l’ultima parola nella guerricciola anche mediatica e dunque sempre all’Ansa detta, contro il figlio: “Trovo bizzarre le dichiarazioni di mio figlio Rodolfo. È la stessa persona che ha trattato la vendita del Gruppo Espresso a Cattaneo e Marsaglia. La gestione sua e di suo fratello Marco hanno determinato il crollo del valore della azienda e la mancanza di qualsiasi prospettiva, concentrandosi esclusivamente sulla ricerca di un compratore visto che non hanno né competenza. Né passione per fare gli editori. Ha distrutto valore negli ultimi anni. Nonostante l’età, ho passione e idee per istituzionalizzare il Gruppo assicurandogli un futuro di indipendenza ed autonomia”.

Pertinenti le 10 domande poste attraverso Facebook da Andrea Montanari, giornalista di finanza che segue che segue anche il settore dei media:

1) Perché hanno fatto la fusione i De Benedetti e gli Agnelli-Elkann?

2) Perché è stato chiamato Calabresi alla direzione di Repubblica (con la sua direzione sono state perse oltre 60mila copie in edicola), dopo che aveva performato non certo bene a La Stampa?

3) Perché è stata chiamata la Cioli come ad dopo la breve esperienza in Rcs?

4) Perché gli Agnelli-Elkann che inizialmente dovevano salire dal 5,99% al 10% si sono fermati poi alla quota iniziale?

5) Perché non sono stati portati avanti i contatti con il gruppo svizzero Ringier?

6) Perché non è stato creato il polo con Le Monde?

7) Perché gli Agnelli-Elkann che sono i primi azionisti di The Economist non hanno deciso di mettere a fattor comune i business editoriali?

8) Perché nel 2008 non è stata fatta la scissione Cir1/Cir2?

9) Perché De Benedetti offre solo 0,25 euro per azione Gedi se Cattaneo con Peninsula mesi fa ne aveva offerti 0.37?

10) Perché vendere a Cattaneo, magari con Montezemolo, non certo in buoni rapporti con gli Agnelli-Elkann?

 

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