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Borsa

Perché il governo Conte può infondere tranquillità a Borsa e spread

Il Taccuino di Gianfranco Polillo fra mercati e politica, con il governo Conte in via di insediamento con gli innesti di Giovanni Tria all’Economia e di Enzo Moavero Milanesi agli Esteri Federico Fubini, dalle pagine del Corriere della sera, ha calcolato quanto siano costate, al contribuente italiano, le recenti ed imbarazzanti turbolenze politiche. Non è…

Federico Fubini, dalle pagine del Corriere della sera, ha calcolato quanto siano costate, al contribuente italiano, le recenti ed imbarazzanti turbolenze politiche. Non è un calcolo teorico. Trattandosi delle maggior somme dovute per il rinnovo di una tranche consistente di titoli di Stato, nell’asta che si è svolta lo scorso 30 maggio.

Sono stati posti sul mercato Btp (scadenza 1 febbraio 2028) per un importo pari a 1,82 miliardi. Btp (scadenza 1 marzo 2023) per 1,75 miliardi e Ccteu (scadenza 15 settembre 2025) per altri 2 miliardi. Questi ultimi titoli sono a tassi variabili indicizzati sull’Euribor a 6 mesi. In crescita i tassi di aggiudicazione. Per il decennale si passa dall’1,7 per cento, dell’asta precedente, a 3 per cento. Per il quinquennale dallo 0,56 al 2,32. Mentre per i Ccteu si dovranno pagare 177 punti base in più.

Facendo gli opportuni calcoli, il conto è piuttosto salato: 144 milioni che peseranno realmente sulle casse tutt’altro che floride del Tesoro italiano. Le valutazioni di Fubini sono corrette, anche se parziali. Non tengono conto, infatti, dei risultati conseguiti il giorno prima. Di cui abbiamo dato ampia notizia. In quel caso di trattava di altri 100 milioni. Per cui sommando il tutto, si arriva ad una piccola stangata di circa un quarto di miliardo. Che renderà meno nera la giornata di tanti risparmiatori, ma non farà sorridere il prossimo ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Già alle prese con il problema di far fronte ad una prossima spesa – da iscrivere a bilancio per il 2019 – di circa 30 miliardi: tra aumento dell’Iva e delle accise da scongiurare, spese indifferibili e richieste europee per rientrare dall’eccesso di deficit del 2018.

Interessante è inoltre osservare come l’aumento abbia pesato diversamente sui diversi titoli. I tassi di interesse sul decennale aumentano del 76 per cento. Quelli sul quinquennale di oltre 4 volte. A conferma della dinamica che si era già registrata per il rinnovo dei Bot a 6 mesi, rispetto ai titoli a più lunga scadenza. Questi dati dimostrano che la curva dei rendimenti si sta impennando. I mercati, in altre parole, sono rimasti sconcertati dalla situazione italiana ed hanno agito di conseguenza.

C’è forse un dato, poco conosciuto, che illustra i pericoli corsi. Secondo informazioni di stampa, i credit default swaps, che sono una sorta di assicurazione contro il rischio Paese, e per questo sono più sensibili degli stessi spread per i Btp a 5 anni, avevano raggiunto un valore pari a 283 punti base, contro 85,4 di qualche mese prima. Per avere un termine di paragone, in Grecia il premio pagato è di 390 punti base. A dimostrazione di quanto la situazione italiana potesse sfuggire di mano. Nessuna sorpresa, allora, per l’andamento della Borsa ed il tracciato giornaliero dello spread.

Piazza affari era partita bene, con un afflusso di denaro che faceva ben sperare. A metà mattinata il Ftse-mib mostrava un piccolo balzo in avanti che sembrava voler compensare, almeno parte, i sacrifici dei giorni precedenti. Poi l’inversione di tendenza, in concomitanza con le informazioni che giungevano dall’estero.

L’Amministrazione Trump decisa a riaprire il dossier dei dazi sulle importazioni, anche nei confronti dell’Europa. Pericolo che ha contagiato tutte le borse, che hanno chiuso con perdite. Unica eccezione il Giappone. Il Ftse-mib iniziava così la corsa al ribasso, chiudendo alla fine, grazie alle ricoperture, con una perdita più che limitata: pari allo 0,06 per cento. Ed il mondo delle blue chip spaccato a metà, come una mela. Circa il 50 per cento in rialzo e la rimanente parte (soprattutto le banche) in un rosso, seppure contenuto.

Meno mosso lo spread, che, sempre a metà mattinata, scendeva a 230 punti base, per poi risalire, in chiusura, a 253,7. Comunque in flessione (meno 7,48 per cento) rispetto al giorno precedente. Intanto sul piano politico maturavano quelle novità che sarebbero divenute ufficiali solo a mercato chiuso. Svaniva l’ipotesi di un Governo, presieduto da Carlo Cottarelli e nato solo per portare l’Italia alle elezioni, per far nascere “finalmente” un Governo politico, con una sua base parlamentare appropriata. Diciamo “finalmente” per sottolineare la fine di un’incertezza. Il motivo determinate che ha guidato questi giorni convulsi. E che rischiava di determinare una situazione di non ritorno. Con le agenzie di rating pronte a mostrare il pollice verso.

Il nuovo governo segna, indubbiamente, un cambiamento di scenario. Si tratterà, ora di vedere, quali saranno le reazioni. Forse è presto per dire che il peggio è passato. Ma un certo ottimismo non è di maniera. Le nuove caselle, a partire dal neo ministro per l’Economia e quello per gli Affari esteri (Enzo Moavero Milanesi), sono un innesto importante nel vecchio schema, dei giorni precedenti. Alcuni equivoci, specie per quanto riguarda i rapporti con l’Europa sono stati chiariti. Ed i relativi nodi sciolti in modo positivo. Abbiamo tutti bisogno di un momento di tranquillità, dopo le recenti convulsioni. Ed un buon viatico è forse quello che serve.

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