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Tutte le idee di Giovanni Tria su Iva, Flat Tax, pensioni, reddito di cittadinanza, euro e Savona

Legge Fornero, Iva, Flat Tax, euro, Bce, Reddito di cittadinanza. Non ha esitato a esprimersi sulle idee di politica economica e sul “Contratto” fra Movimento 5 Stelle e Lega l’economista Giovanni Tria, ministro dell’Economia nel governo Conte con vicepresidente Di Maio e Salvini, in alcuni suoi recenti interventi. Amico di Paolo Savona, come si evince…

Legge Fornero, Iva, Flat Tax, euro, Bce, Reddito di cittadinanza. Non ha esitato a esprimersi sulle idee di politica economica e sul “Contratto” fra Movimento 5 Stelle e Lega l’economista Giovanni Tria, ministro dell’Economia nel governo Conte con vicepresidente Di Maio e Salvini, in alcuni suoi recenti interventi.

Amico di Paolo Savona, come si evince anche da UN recente articolo di Tria (Savona stima molto Tria: come giurato di un premio sull’informazione economica, contribuì a far vincere il premio nel 2007 alla rubrica settimanale che Tria firmava con un altro economista, Ernesto Felli, sul quotidiano Il Foglio), già consigliere dell’ex ministro forzista, Renato Brunetta, ai vertici della Scuola superiore della Pubblica amministrazione (dove si sentì accantonato per una riorganizzazione del governo Renzi cui fece causa, come ricorda oggi Repubblica), apprezzato da movimenti e fondazioni riconducibili al centrodestra come la Fondazione Bettino Craxi (ricorda il notista politico Francesco Damato su Start Magazine) e dalla fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello.

Ecco alcune pillole del Tria-pensiero.

CHE COSA PENSO DELL’EURO

Cosa pensa Tria dell’euro? Ecco che cosa disse il neo ministro dell’Economia in un convegno dello scorso anno: “Riterrei sbagliato rispondere sì e bisogna rispondere no alla domanda, ma c’è altro da dire. Bisogna creare le condizioni per la sopravvivenza dell’euro e bisogna andare nella direzione opposta a quella della disgregazione. Ma bisogna rafforzare l’unione monetaria”.

LE CRITICHE ALL’EUROPA

Nell’intervento Tria criticò gli errori della politica economica europea: “Non abbiamo ottenuto il consolidamento fiscale, il debito pubblico dell’eurozona è aumentato e ora nessuno rispetta le regole, non solo del debito ma anche del deficit. Anche il surplus commerciale tedesco non è compatibile con la continuazione della politica monetaria della BCE. È necessario prevedere altri strumenti di equilibrio per accentuare la convergenza, la divergenza farebbe esplodere l’euro”.

LE BACCHETTATE A DRAGHI

Tria, in un intervento pubblicato sul Sole 24 Ore del 9 marzo 2017, firmato con l’ex ministro di Forza Italia Renato Brunetta, scriveva: «Non ha ragione chi invoca l’uscita dall’euro senza se e senza ma come panacea di tutti i mali, ma non ha ragione neanche il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, quando dice che “l’euro è irreversibile”, se non chiarisce quali sono le condizioni e i tempi per le necessarie riforme per la sua sopravvivenza. Anche perché il maggior pericolo è l’implosione non l’exit”.

REDDITO DI CITTADINANZA

Primi giudizi su alcuni caposaldi del programma di M5S e Lega affiorano in un articolo di Tria dello scorso maggio: “Non sappiamo ancora cosa sarà questo reddito di cittadinanza e, quindi, le risorse richieste e l’ampiezza del pubblico dei beneficiari. Esso sembra oscillare tra una indennità di disoccupazione un poco rafforzata, (e tale da avvicinarla a sistemi già presenti in altri paesi europei, come ad esempio in Francia, certamente più generosa dell’Italia con chi perde il lavoro) e magari estesa a chi è in cerca di primo impiego, e un provvedimento, improbabile, tale da configurare una società in cui una parte della popolazione produce e l’altra consuma”.

TRA CRESCITA E REDDITO DI CITTADINANZA

“Poiché l’oscillazione di cui parliamo è solo nel dibattito politico-filosofico, mentre la realtà, se il governo si farà, ci offrirà una versione prossima alla prima ipotizzata, non si vede un contrasto pregiudiziale con una politica orientata alla crescita e alla sfida della globalizzazione. D’altra parte, ristrutturazioni e innovazione tecnologica richiedono transizioni da sostenere sul piano sociale”.

FLAT TAX

“Più interessante è l’obiettivo della flat tax, che coincide con l’obiettivo di riduzione della pressione fiscale come condizione di una politica di crescita, soprattutto se si vede questo obiettivo non tanto come un modo per aumentare il reddito spendibile di famiglie e imprese, e quindi sostenere la domanda interna, ma come un modo per aumentare il rendimento dei fattori produttivi, lavoro e capitale, e quindi anche degli investimenti”.

CHE FARE CON L’IVA?

“La tesi non mi sembra sostenibile a meno che si pensi di impedire l’aumento delle aliquote IVA creando altro deficit. Poiché non è questa, credo, l’intenzione di chi sostiene questa “vulgata”, impedire l’aumento dell’Iva recuperando risorse da un’altra parte, con tagli di spesa o aumenti di altre tasse, non muta di certo il presunto effetto recessivo”.

CAPITOLO IVA

“Al contrario, come ho sostenuto da oltre un decennio e non da solo, ritengo che in Italia si debba riequilibrare il peso relativo delle imposte dirette e di quelle indirette spostando gettito dalle prime alle seconde. Si tratta di una scelta di policy sostenuta da molto tempo anche dalle raccomandazioni europee e dell’Ocse perché favorevole alla crescita e non si capisce perché non si possa approfittare dell’introduzione di un sistema di flat tax per attuare un’operazione vantaggiosa nel suo complesso”.

CORREGGERE LA FORNERO?

“Per tornare ad altri punti del programma, vi è l’intenzione della “correzione” della riforma Fornero. Allo stato attuale, una stima del costo mi sembra ancora velleitaria se non si chiarisce il meccanismo, anche perché l’abitudine di denunciarne l’impatto cumulandone il costo per un lungo periodo di tempo non contribuisce alla chiarezza in termini di impatto che è importante quanto il lungo periodo”.

CONCORDO CON SAVONA E LA MALFA

“Il 27 dicembre, Giorgio La Malfa e Paolo Savona hanno pubblicato sul Corriere della Sera un articolo di commento a una intervista di Fubini all’economista tedesco Clemens Fuest (Corriere della Sera del 16 dicembre) che sosteneva l’ineluttabilità dell’uscita dell’Italia dall’euro.

La Malfa e Savona sostanzialmente rispondono che il governo italiano dovrebbe reagire sostenendo che è la Germania che dovrebbe uscire dall’euro perché il suo surplus della bilancia commerciale non è compatibile con il regime di cambi fissi che vige nell’eurozona, o perlomeno accettare un passaggio ad un regime di cambi fissi aggiustabili.

Quel che mi ha colpito è che un’analisi economica seria, non si tratta di una battuta di politici anti-euro, ma di due eminenti economisti con i quali peraltro concordo in pieno, non abbia ricevuto fino a oggi commenti rilevanti, in accordo o in disaccordo, (ma qualcosa mi può certamente essere sfuggito) sulla stampa.

Forse è ora di abbandonare molti tabù che hanno impedito, come rilevano La Malfa e Savona, almeno di analizzare i problemi e prepararsi a soluzioni alternative”.

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