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Leonardo-Finmeccanica, Fincantieri, Eni e non solo gongolano per il piano Conte su Sace

Fatti, indiscrezioni e approfondimenti dopo un passaggio del programma di governo M5s-Pd che parla a sorpresa anche della questione Sace-Mef

 

E’ una critica indiretta al ministero dell’Economia e delle Finanze? O anche ai vertici scaduti di Sace? Oppure si vuole dare semplicemente un segnalo chiaro di attenzione per il mondo delle imprese che esportano?

Sono le domande che si pongono in queste ore molti addetti ai lavori dopo un passaggio imprevisto contenuto nel programma definitivo del governo M5s-Pd che oggi ha giurato al Quirinale.

Il passaggio in questione è il seguente: “Occorre rafforzare il nostro export, individuando gli strumenti più idonei per promuovere e accompagnare il made in Italy, potenziando le attività di consulenza e di supporto finanziario e assicurativo in favore degli esportatori, anche attraverso l’individuazione di un adeguato modello di condivisione dei rischi tra Sace e Mef”.

Il nodo della riassicurazione tiene in ansia campioni nazionali come Fincantieri (in primis), Leonardo (ex Finmeccanica) ed Eni, ma in verità tutto il sistema delle imprese.

A fine luglio, come raccontato da Start, si è tenuta al dicastero dell’Economia una riunione anche con il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera.

L’esito della riunione? Si sarebbe trovata una soluzione per sbloccare il nodo della riassicurazione e messe le basi per la nuova convenzione tra Sace e Mef; una questione che si trascina da mesi e che è stata segnalata anche dalla Corte dei Conti nella relazione sul bilancio della Sace come una criticità che andrebbe presto superata.

Negli ultimi anni, infatti, il livello di attività della Sace è talmente cresciuto, specie nel settore della cantieristica (con Fincantieri), ma anche nell’oil&gas e in parte nella difesa (con Leonardo-Finmeccanica), che la riassicurazione è arrivata a circa il 40%.

La riassicurazione di fatto ricade sul ministero dell’Economia. E nella prospettiva, non improbabile secondo addetti ai lavori del settore assicurativo, che la riassicurazione arrivi presto al 60%, il Tesoro sta valutando da tempo se e come modificare l’approccio e il rapporto con la Cdp.

Anche perché ci potrebbero essere ricadute per il patrimonio di Sace, con una ricapitalizzazione a carico della Cassa depositi e prestiti.

Da mesi si attende la firma di una nuova convenzione tra Mef e Sace, ma tutto è fermo alla direzione generale del Tesoro. Anche in vista del nuovo board della società controllata da Cassa depositi e prestiti, la Sace appunto.

Durante la gestione del Mef da parte di Tria c’è stato uno stallo con la Cdp guidata dall’ad, Fabrizio Palermo, sul rinnovo dei vertici di Sace e per la sostituzione in particolare dell’amministratore delegato, Alessandro Decio (qui e qui gli approfondimenti di Start sugli scazzi tra Sace e Cdp)

Dossier ora che dovrà essere sciolto definitivamente dal nuovo esecutivo e dal nuovo titolare del Tesoro, Roberto Gualtierì (Pd).

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