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Equo Compenso

Facebook patteggia multa record da 5 miliardi. I motivi della condanna e le promesse di Zuckerberg

Facebook pagherà 5 miliardi di dollari per chiudere un'inchiesta da parte delle autorità Usa sulle sue pratiche legate alla privacy e al caso Cambridge Analytica. L'approfondimento di Michelangelo Colombo

 

Facebook pagherà 5 miliardi di dollari per chiudere un’inchiesta da parte delle autorità Usa sulle sue pratiche legate alla privacy. A dare l’annuncio è stata la Federal Trade Commission.

MULTA DA RECORD PER FACEBOOK

Il valore della multa equivale a circa il 9% dei ricavi di gruppo del 2018. Il patteggiamento è comunque da record. Infatti nessuna azienda tech era mai stata forzata a pagare così. Il primato precedente risale al 2012, quando Google dovette pagare 22,5 milioni per questioni legate alla privacy.

LA VOTAZIONE MOVIMENTATA

La FTC ha approvato il patteggiamento con tre voti a favore e due contro. In base all’intesa Facebook creerà una commissione indipendente che di fatto toglie al Ceo Mark Zuckerberg un “controllo illimitato sulle decisioni riguardanti la privacy degli utenti”. L’azienda inoltre effettuerà una maggiore supervisione sulle app di parti terze.

LE ORIGINI DELLA INCHIESTA USA

L’inchiesta delle autorità Usa era iniziata nel marzo 2018 dopo lo scoppio dello scandalo di Cambridge Analytica, la ormai defunta società di dati londinese accusata di avere “impropriamente condiviso” i dati di 87 milioni di utenti Facebook senza il loro consenso.

COME FACEBOOK HA VIOLATO GLI IMPEGNI

Così facendo, l’azienda guidata da Zuckerberg ha violato impegni presi nel 2012 con la stessa FTC per una migliore protezione della privacy degli utenti. Joe Simons, il presidente della FTC, ha dichiarato in una nota che “nonostante promesse ripetute ai suoi miliardi di utenti nel mondo che potevano controllare le loro informazioni personali condivise, Facebook ha minato le scelte dei consumatori”.

GLI OBIETTIVI DEL PRESIDENTE DELLA FTC

Secondo lui, la multa record – alla quale si aggiungono 100 milioni di dollari all’autorità di borsa Usa – “è pensata per punire non solo violazioni future ma, cosa più importante, per cambiare l’intera cultura in Facebook legata alla privacy al fine di abbassare le probabilità di violazioni continue”.

CHE COSA DICE IL DIPARTIMENTO DELLA GIUSTIZIA

Jody Hunt, del dipartimento della Giustizia, ha aggiunto che l’obiettivo e’ “proteggere i dati dei consumatori e garantire che le aziende di social media come Facebook non ingannino fuorviandole le persone sull’uso delle loro informazioni personali”.

COME ZUCKERBERG HA COMMENTATO LA MULTA

Il Ceo di Facebook, Marck Zuckerberg, ha promesso che l’azienda da lui co-fondata compierà “cambiamenti strutturali notevoli su come sviluppiamo i nostri prodotti e su come gestiamo il gruppo”. In un post sul social network, l’amministratore delegato ha aggiunto: “Abbiamo la responsabilità di proteggere la privacy delle persone. Lavoriamo già sodo per onorare questa responsabilità ma stiamo per fissare standard completamente nuovi per il settore”.

CHE COSA CAMBIERA’ IN FACEBOOK

Zuckerberg ha spiegato che tutti i dirigenti dovranno certificare che il lavoro da loro supervisionato rispetta gli impegni presi sulla privacy. “Cosi’ come abbiamo una commissione del nostro cda che supervisiona i nostri controlli finanziari, creeremo una nuova commissione sulla privacy nel nostro board per supervisionare il nostro programma sulla privacy”. Il Ceo si aspetta “una revisione dei sistemi tecnici per documentare ogni rischio per la privacy e su come li gestiamo”. Lui si aspetta che i nuovi impegni presi richiedano “centinaia di ingegneri e oltre mille persone in tutto il gruppo. Ci aspettiamo che ci vorrà più tempo per sviluppare nuovi prodotti andando avanti”.

ASSICURAZIONI E PROMESSE DI ZUCKERBERG

Sostenendo che gli impegni presi “vanno oltre quanto richiesto attualmente dalla legge”, il Ceo ha spiegato che i cambiamenti che il gruppo si prepara a fare sono da lui sostenuti perché “credo che ridurranno il numero di errori che facciamo e ci aiuterà a garantire una protezione più forte della privacy per tutti”.

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