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Perché Facebook, Amazon, Netflix e Google si sgonfiano a Wall Street

Tanti gli azionisti che hanno scelto di vendere le azioni di Facebook, Amazon, Netflix e Google, per investire in energia e difesa. Articolo di Giusy Caretto E’ (ancora) l’effetto Facebook. Lo scandalo dei dati usati Cambridge Analytica ha fatto perdere ai colossi tecnologici circa 260 miliardi di capitalizzazione, in soli 10 giorni. Soffrono quelli che…

E’ (ancora) l’effetto Facebook. Lo scandalo dei dati usati Cambridge Analytica ha fatto perdere ai colossi tecnologici circa 260 miliardi di capitalizzazione, in soli 10 giorni. Soffrono quelli che in gergo, in America, sono conosciuti come FANG, Facebook, Amazon, Netflix e Google (in parte), ma anche a Twitter non sembra andare meglio.

E così, come scrive Reuters, i gestori di fondi hanno iniziato a sbarazzarsi dei cosiddetti titoli Tech che fino a poche settimane fa hanno alimentato il mercato azionario statunitense a livelli record.

DA AMAZON A TWITTER, IL CROLLO IN BORSA

Martedì, un indice che replica gli stock del FANG insieme ad altri sei titoli della tecnologia è sceso del 6,3%, il più grande calo da settembre 2014. Facebook, nella giornata di mercoledì, è salito fino all’1,5 per cento nelle prime contrattazioni, prima crollare nuovamente. Amazon ha perso il 4%, mentre Netflix ha perso il 5%. A reggere, almeno per ora, è stato Alphabet, casa madre di Google.

L’effetto domino ha colpito anche Twitter, che nella giornata di martedì, è arrivato a perdere fino al 12%.

UN CROLLO ATTESO

Non c’è ovviamente da stupirsi più di tanto: il crollo, dopo quanto successo, era strutturale. A peggiorare la situazione dei titoli tech è stato anche l’incidente mortale causato da un’auto autonoma testata da Uber.

E ALLORA PERCHE’ GLI AZIONISTI VENDONO?

Ogni azienda FANG è cresciuta di oltre il 33% l’anno scorso, contribuendo a potenziare l’S&P 500.SPX con un guadagno di quasi il 20%. Nonostante il crollo di questi giorni, le aziende dovrebbero godere, dunque, di ottima salute. Eppure, numerosi sono gli azionisti che hanno scelto di vendere le azioni.

A spingerli verso una scelta come questa, non è certo lo scandalo dei dati e il futuro trattamento di questi, ma piuttosto la paura di nuove regole pesanti: Donald Trump starebbe valutanto l’imposizione di un regime fiscale più severo.

“Washington si sta interessando molto da vicino ai nostri amici della West coast“, ha dichiarato al Wall Street Journal Steven Chiavarone, portfolio manager di Federated Investors. “Se i colossi hitech fanno qualcosa di stupido e scatenano l’intervento del regolatore io non so quanto queste aziende varranno, ma sicuramente molto meno di ora”.

“Ci sono legittime preoccupazioni sui modelli di business di queste aziende, e mi aspetto che saranno risolte con una legislazione” che probabilmente manterrà i loro margini di profitto, ha commentato Michael Cuggino, gestore di Permanent Portfolio funds.

MERCATO AZIONARIO HA RAGGIUNTO IL PICCO?

Ma c’è anche un’altra verità. “L’aumento della volatilità e il cambiamento di leadership del mercato potrebbero portare alla conclusione che il mercato azionario abbia raggiunto il picco a fine gennaio 2018”, ha commentato Douglas Kass, presidente di Seabreeze Capital Management.

UNA NUOVA VIA PER GLI INVESTIMENTI

Intanto i gestori di fondi iniziano a pensare che c’è un’altra via per gli investimenti, oltre ai FANG: puntare sulle società energetiche e della difesa. Connor Browne, portfolio manager di Thornburg Investment Management, ha dichiarato a Reuters di aver venduto le sue quote di Netflix e Amazon.com lo scorso anno, dopo che entrambe le società hanno superato gli obiettivi di prezzo, e che ha utilizzato questi guadagni per aumentare le posizioni in titoli energetici come l’operatore di pipeline Enterprise Products Partners LP ( EPD.N ) e la società di spedizioni di petrolio greggio Overseas Shipholding Group Inc, convinto che presto trarranno beneficio dalla ripresa del prezzo del petrolio .

“Abbiamo notato che in tutta questa eccitazione per le FANG che conquistano il mondo, ci sono parti dell’economia che sembrano ora sfavorevoli, ma offrono opportunità più interessanti”, ha affermato Browne.

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