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Quota 102

Ecco obiettivi e rischi delle mosse del governo sulle pensioni. Report Brambilla (Itinerari Previdenziali)

Che cosa emerge dal sesto Rapporto “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2017”, a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali fondato da Alberto Brambilla, presentato oggi al governo e alle commissioni parlamentari

 

Aumenta il numero degli occupati, mentre decresce rispetto al 2016 il numero di pensionati, che si riduce di quasi 22.000 unità: il rapporto attivi/pensionati tocca quindi nel 2017 quota 1,435, dato migliore dal 1997 (primo anno utile al confronto). Il tutto mentre la spesa pensionistica pura cresce complessivamente di 2,3 miliardi (220,843 miliardi nel 2017), con un aumento medio dal 2013 dello 0,88%, e quella per attività assistenziali a carico della fiscalità generale tocca quota 110,15 miliardi, crescendo anno dopo anno a ritmi addirittura sei volte superiori (+5,32%) rispetto a quelli della spesa per pensioni.

È il quadro che si rileva dal sesto Rapporto “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano. Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2017”, a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presentato oggi al Governo e alle Commissioni parlamentari presso la Sala della Lupa della Camera dei Deputati.

CHE COSA CAMBIA CON GLI INTERVENTI DEL GOVERNO SULLE PENSIONI

Ancora tutto da valutare però – secondo il centro studi fondato da Brambilla – l’impatto degli interventi sul sistema pensionistico inseriti nella Legge di Bilancio per il 2019 e nei successivi decreti (introduzione quota 100 e reddito di cittadinanza, blocco dell’indicizzazione dell’anzianità contributiva, flessibilizzazione in uscita per precoci e donne, mantenimento di APE sociale e lavori gravosi): provvedimenti che, “verosimilmente, potrebbero in prima battuta interrompere sia la riduzione del numero delle pensioni sia il miglioramento del rapporto attivi/pensionati, facendo prevedere un incremento nel numero dei pensionati di oltre 300.000 unità, senza alcun elemento equitativo nel calcolo della pensione, e un aumento della spesa assistenziale di oltre 8 miliardi (anche in virtù dell’introduzione del reddito di cittadinanza), cui non si accompagnano peraltro incentivi a favore di lavoro e produttività”.

GLI SCENARI DOPO GLI INTERVENTI DEL GOVERNO SULLE PENSIONI

Con il rischio concreto – sottolinea il report – “che la spesa assistenziale superi nel 2019 i 120 miliardi di trasferimenti (142 miliardi in totale): una prospettiva “pericolosa”, in assenza non solo di un’efficiente macchina organizzativa e di controllo, ma anche e soprattutto alla luce del rallentamento dell’economia del Paese”.

I NUMERI SUL SISTEMA PENSIONISTICO

Il rapporto del centro studi fondato da Brambilla fornisce una sintesi degli andamenti di spesa pensionistica, entrate contributive e saldi nelle differenti gestioni pubbliche e privatizzate, cui si aggiunge un’importante opera di riclassificazione della spesa (con ripartizione tra previdenza e assistenza), utile non soltanto a tracciare un bilancio del 2017, ma anche a effettuare previsioni sulla stabilità di medio e lungo termine del sistema di welfare italiano, tenendo conto anche delle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio per il 2019.

IL COMMENTO DI BRAMBILLA

«Ancor di più in un anno segnato da molte promesse, ma anche da interventi concreti in materia, non si può negare che pensioni e assistenza si confermino temi ad ampia sensibilità sociale per gli italiani. Ragione per la quale – precisa Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali – diventa essenziale confutare molti luoghi comuni diffusi anche nel dibattito politico in materia, a cominciare da quello che vuole la spesa per le pensioni fuori controllo. Al contrario, dal 2013 al 2017, al netto dell’assistenza, la spesa pensionistica ha fatto registrare un aumento medio pari allo 0,88%, evidente sintomo del fatto che le riforme varate in questo periodo, pur non esenti da criticità, hanno colto l’obiettivo fondamentale di stabilizzarla. A preoccupare sono piuttosto i numeri dell’assistenza che, peraltro, in assenza di un contributo di scopo, è totalmente a carico della fiscalità generale».

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