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Ecco la mozione di Bagnai (Lega) e Bottici (M5S) sull’oro della Banca d’Italia

Definire la proprietà delle riserve di oro detenute da Bankitalia. Rimpatriare le riserve auree detenute ancora all'estero. Sono le due richieste della mozione presentata in Senato da Bagnai (Lega) e Bottici (M5S). Ecco il testo completo

 

Primo: “Adottare le opportune iniziative al fine di definire l’assetto della proprietà delle riserve auree detenute dalla Banca d’Italia nel rispetto della normativa europea”;

Secondo: “Adottare le iniziative opportune al fine di acquisire, anche attraverso la Banca d’Italia, le notizie relative alla consistenza e allo stato di conservazione delle riserve auree ancora detenute all’estero e le modalità per l’eventuale loro rimpatrio, oltre che le relative tempistiche”.

Sono i due impegni che la mozione M5S-Lega presentata al Senato chiede al governo in materia di riserve d’oro della Banca d’Italia.

ECCO IL TESTO COMPLETO DELLA MOZIONE CHE VEDE TRA I PRIMI FIRMATARI BAGNAI (LEGA) E BOTTICI (M5S)

Atto n. 1-00104

Pubblicato il 28 marzo 2019, nella seduta n. 104

BAGNAI , BOTTICI , MONTANI , ROMEO , TOSATO , SAVIANE , BOSSI Simone , PUCCIARELLI , BONFRISCO , CASOLATI , RIVOLTA , ZULIANI , FERRERO , SOLINAS

Il Senato,

premesso che:

la Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale;

il quantitativo totale di oro detenuto dall’istituto, a seguito del conferimento di 141 tonnellate alla Banca centrale europea (BCE), è pari a 2.452 tonnellate (metriche) costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e, per una parte minore, da monete;

l’oro dell’istituto è custodito prevalentemente nei propri caveau e in parte all’estero, presso alcune banche centrali;

a giudizio dei proponenti del presente atto di indirizzo, la proprietà delle riserve auree nazionali è surrettiziamente apparsa nella discussione parlamentare come un tema di dibattito, specie dopo l’avvento del sistema bancario europeo e lo stratificarsi della normativa nazionale, rendendo dunque necessario un intervento legislativo chiarificatore;

ai sensi del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e dello Statuto del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) e della BCE, queste costituiscono parte integrante delle riserve dell’eurosistema, assieme alle altre banche centrali nazionali e a quelle di proprietà della Banca centrale europea. Infatti l’articolo 127 del TFUE (ex art. 105 del TCE) stabilisce, al comma 2, che tra i compiti fondamentali da assolvere tramite il SEBC è quello di “detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri”; al contempo, l’articolo 30 dello statuto del SEBC prevede che “La BCE ha il pieno diritto di detenere e gestire le riserve in valuta che le vengono trasferite e di utilizzarle per gli scopi indicati nel presente statuto”;

più specificatamente, la normativa europea ribadisce la detenzione, sia esplicitamente nel titolo dell’articolo 31 dello statuto SEBC, e in particolare nella disposizione del comma 2 del medesimo articolo, che fa riferimento alle “attività di riserva in valuta che restano alle banche centrali nazionali dopo i trasferimenti”, con ciò evidenziando nessuna supponibile ingerenza del diritto europeo circa la proprietà e il titolo in forza del quale le banche centrali nazionali detengono tali riserve, ivi comprese quelle auree, lasciando così sul campo del diritto nazionale la determinazione della questione;

la risposta fornita in data 27 marzo 2019 dal presidente della Bce, dottor Mario Draghi, all’interrogazione presentata dai parlamentari europei Marco Valli e Marco Zanni conferma e chiarisce questa interpretazione, laddove esplicita che “il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e lo Statuto del SEBC non utilizzano il concetto di proprietà per determinare le competenze del SEBC (…) in relazione alle riserve”, competenze che riguardano la detenzione e la gestione delle riserve stesse;

la detenzione da parte della Banca d’Italia delle riserve auree avviene ai sensi del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e dello statuto SEBC mentre la relativa iscrizione nell’attivo di bilancio della banca è frutto di una semplice convenzione e non implica alcun implicito diritto di proprietà, come chiaramente specificato anche negli statuti di altre banche centrali europee aderenti al SEBC;

risulta già agli atti parlamentari della XVIII Legislatura la proposta di legge AC 1064 a prima firma del deputato Claudio Borghi recante un intervento di interpretazione autentica volto a chiarire l’assetto della proprietà delle riserve auree detenute della Banca d’Italia che, come peraltro ribadito in Senato dal Presidente del Consiglio dei ministri, professor Giuseppe Conte, rispondendo all’interrogazione 3-00622 nella seduta del 21 febbraio 2019, rientra nell’ambito della discrezionalità politica del legislatore nazionale;

l’iter dell’AC 1064, dopo l’assegnazione in sede referente del 21 settembre 2018 alla VI Commissione parlamentare (Finanze) della Camera dei deputati, è stato avviato il 13 dicembre 2018 e l’esame è tuttora in corso,

impegna il Governo:

1) ad adottare le opportune iniziative al fine di definire l’assetto della proprietà delle riserve auree detenute dalla Banca d’Italia nel rispetto della normativa europea;

2) ad adottare le iniziative opportune al fine di acquisire, anche attraverso la Banca d’Italia, le notizie relative alla consistenza e allo stato di conservazione delle riserve auree ancora detenute all’estero e le modalità per l’eventuale loro rimpatrio, oltre che le relative tempistiche.

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