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Covid-19 e banche: la bomba Ifrs9 e le mosse degli istituti centrali

Coronavirus, banche e Ifrs9. L'intervento di Marco Bindelli, vice presidente e consigliere delegato ai rapporti con il Credito Cooperativo e le Capogruppo del Banco Marchigiano – Credito Cooperativo

L’espansione mondiale del contagio da Covid-19, oltre ad isolare sempre più le popolazioni e provocare morti ed ingenti disagi economico-finanziari, sta mettendo a dura prova la resistenza della regolamentazione bancaria e contabile europea.

Qui su Start Magazine si è già fatto cenno agli effetti legati allo shock di liquidità che il Coronavirus provocherà (e per gran parte sta già creando) principalmente alle piccole e medie aziende (PMI) dei vari paesi, con riflessi potenzialmente dirimenti sulla capacità di concedere prestiti da parte del sistema bancario.

Analizzando unicamente le questioni che attengono l’applicazione dei principi contabili che disciplinano la redazione dei bilanci bancari, si assiste ad una mobilitazione dei vari enti per cercare di sospendere, parzialmente o totalmente, i nefasti effetti pro-ciclici indotti dall’Ifrs9, il principio contabile che regola l’iscrizione in bilancio e la valutazione dei crediti bancari.

In generale, in assenza di correttivi, l’analisi prospettica di valutazione del credito, in ipotesi di concessione di una moratoria ad un cliente, comporterà per la banca il passaggio allo stato forborne performing o non performing (ossia passaggio automatico da stage 1 a stage 2 per i bonis o automaticamente maggior permanenza nello stage 3 che identifica i Npl) imponendo quindi maggiori accantonamenti. Infine, per le posizioni già in stage 3, eventuali nuove erogazioni concesse per far fronte all’emergenza creata dal Covid-19 potrebbero implicare assorbimenti patrimoniali rilevanti.

LE ASSOCIAZIONI NAZIONALI

L’Abi (Associazione bancaria italiana) è stata probabilmente la prima ad inviare una missiva ad Andrea Enria, Presidente del Consiglio di vigilanza della Bce (Ssm, Single Supervisory Mechanism) e a José Manuel Campa, Presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba, European banking authority) per sollevare il problema degli accantonamenti preventivi richiesti alle banche dall’Ifrs9 (accantonamenti che avranno impatto a conto economico o nello stato patrimoniale a seconda di alcune verifiche e valutazioni preliminari) per i crediti erogati alla clientela.

Sempre l’Abi, attraverso il suo presidente Antonio Patuelli, ha anche evidenziato i problemi e le difficoltà della corretta informazione richiesta dallo Ias10 e dello Ias1 per illustrare l’evento pandemico che stiamo vivendo.

Nello stesso senso anche la lettera congiunta di Federcasse e Confcooperative trasmessa al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed al ministro dell’Economia e delle finanze (Mef) Roberto Gualtieri.

L’AUTORITA’ DI VIGILANZA EUROPEA

Come si è già avuto modo di ricordare l’Autorità bancaria europea (Eba, European banking authority), consapevole dei rischi dell’emergenza sanitaria collegata al Cornavirus, ha annunciato una serie di proposte a favore delle banche europee che ha recentemente concretizzato in una serie di Frequently Asked Questions (Faq) pubblicate l’altro ieri sul proprio sito. Le indicazioni rimarcate nelle Faq prevedono anche una possibile “sterilizzazione” degli effetti prodotti dall’Ifrs9; in particolare, pare che verrà accordata maggiore flessibilità in termini di passaggio dei crediti da bonis a deteriorati (Npl) e di accantonamenti prudenziali per i finanziamenti supportati da garanzia pubblica (dovrebbero cioè essere sospese o attenuate pure le previsioni del cosiddetto calendar provisioning).

L’intervento della Vigilanza sembra invece, al momento, non considerare i crediti già classificati come deteriorati quali gli Utp (Unlikely to pay – clientela in temporanea difficoltà finanziaria), i Past due (esposizioni scadute e/o sconfinanti che eccedono i limiti di affidamento da oltre 90 giorni). Tuttavia, persino queste posizioni potrebbero avere necessità di un tempestivo supporto finanziario per evitare il default (ad esempio, talune posizioni, seppur in difficoltà finanziaria, sarebbero riuscite gradualmente a rientrare tra i crediti in bonis in assenza della crisi da Coronavirus) ed il conseguente passaggio a sofferenza (anche in questo caso con possibili incrementi immediati degli accantonamenti nei bilanci bancari).

In altri termini, le Autorità di vigilanza europee, pur essendo tempestivamente intervenute sui crediti assistiti da garanzie statali (moratorie), nonché su sgravi di capitale, ispezioni, stress test e segnalazioni di vigilanza, sembrerebbero dare per scontato un incremento sopportabile di Npl conseguente all’emergenza sanitaria in corso.

COSA SI DICE IN AMBITO FINANZIARIO SU COVID-19

Il Financial Times del 17 marzo scorso affronta, anche attraverso interviste ai principali esperti del settore, il tema della ciclicità indotta dall’Ifrs9 e, specificamente, della grave minaccia prodotta dal citato principio contabile a seguito dell’emergenza sanitaria del Covid-19 che rischia di paralizzare il settore bancario per effetto degli accantonamenti preventivi sui crediti.

Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico, l’Association of german banks (Agb, ossia Associazione delle banche tedesche) ha iniziato a fare pressioni alla Banca centrale europea (Bce) per una gestione più flessibile delle disposizioni in materia di rischio ai sensi dell’Ifrs9 ed ha avvertito che le regole contabili esistenti potrebbero amplificare in modo massiccio la crisi incombente. Sempre secondo l’Agb, in base all’attuale regime normativo, le banche tedesche sarebbero esposte ad accantonamenti per rischi eccessivi e ad ingenti fabbisogni di capitale.

Jérôme Legras, capo della ricerca presso Axiom Alternative Investments, ha dichiarato che la Bce ha fatto un buon lavoro con il pacchetto di aiuti e stimoli che ha annunciato ma “è solo a metà strada”, confermando quindi che quanto fatto per stemperare gli effetti dell’Ifrs9 non è ancora sufficiente e che esso (l’Ifrs9) andrebbe completamente sospeso almeno per un anno.

Felix Hufeld, il capo della BaFin, l’autorità finanziaria tedesca, l’equivalente della nostra Consob, ha detto che i regolatori europei non hanno ritenuto che l’attuale situazione meritasse l’attenuazione dei requisiti normativi ma che agiranno in modo altamente flessibile, in particolare per quanto concerne i requisiti patrimoniali.

Diversa la posizione di Abouhossein di J.P. Morgan il quale ha ammonito che rendere improvvisamente flessibili le regole contabili per determinati periodi potrebbe ridurre la fiducia nel sistema.

COSA FA BANK OF ENGLAND SU COVID-19 E REGOLE

In contemporanea all’emanazione delle Faq della supervisione bancaria europea, la Bank of england (Boe) emanava le proprie misure di contrasto alla diffusione del Coronavirus, con le quali, a differenza della Bce, sembrerebbe sospendere integralmente gli effetti dell’Ifrs9 sui crediti delle banche inglesi.

Poiché le previsioni di come impatterà il Covid-19 sui crediti in bilancio sono molto difficili da quantificare e dato che le informazioni richieste dall’Ifrs9 devono essere ragionevoli e sostenibili, la Boe ritiene che, considerata l’improvvisa comparsa del Coronavirus, al momento, queste informazioni siano scarse e nel contempo alquanto difficili da reperire, così come l’insieme dei documenti previsionali necessari per una corretta applicazione del principio contabile di cui si discute.

A testimonianza dell’incentivo a disapplicare l’Ifrs9 da parte delle banche inglesi, la Boe aggiunge che, nel caso le stesse ritengano di riuscire ad ottenere le complesse informazioni previsionali richieste, dovranno tenere conto sia della natura temporanea dello shock che delle significative misure di sostegno economico-finanziario già annunciate dalle Autorità governative e monetarie mondiali.

QUALI PROSPETTIVE PER L’UE E LA BCE?

Nonostante la massima flessibilità assicurata dalla Vigilanza europea nel trattamento dei crediti deteriorati, soprattutto attraverso le parole di Andrea Enria, la formulazione utilizzata dalla Boe appare netta ed inequivoca circa la volontà di completa sterilizzazione degli effetti pro-ciclici dell’Ifrs9 sui crediti.

E’ indubbio che la soluzione finale che sarà adottata dalle varie Autorità di vigilanza mondiali non potrà non essere convergente tra tutti i paesi che applicano i principi contabili internazionali, giacché sarebbe paradossale e inconcepibile (oltre che pericoloso dal punto di vista finanziario) assistere allo sfaldamento del principale criterio distintivo degli Ias/Ifrs (la comparabilità dei bilanci delle società quotate in borsa) derivante dalla diversa applicazione dell’Ifrs9 di enti creditizi e finanziari appartenenti ad ordinamenti differenti.

E’ alquanto probabile che, al cospetto della grave emergenza pandemica del Covid-19, gran parte delle regole bancarie dell’Ue saranno rivisitate (auspicabilmente nella direzione indicata dalla Banca centrale inglese), quanto meno per bloccare i più che giustificati rigurgiti di quanti vorrebbero applicare i principi contabili nazionali (Oic).

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