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Direttiva Copyright

Copyright Ue, ecco come Confindustria si spappola su Google e Facebook

C’è pure il neo prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, nel consiglio di presidenza della Confindustria Radio Tv che ha stimmatizzato la decisione del Parlamento europeo di rimandare a settembre la riforma del diritto d’autore. SPACCATURA NELLA CONFINDUSTRIA DI BOCCIA Ma in casa di Confindustria c’è una lotta per nulla sotterranea sulla…

C’è pure il neo prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, nel consiglio di presidenza della Confindustria Radio Tv che ha stimmatizzato la decisione del Parlamento europeo di rimandare a settembre la riforma del diritto d’autore.

SPACCATURA NELLA CONFINDUSTRIA DI BOCCIA

Ma in casa di Confindustria c’è una lotta per nulla sotterranea sulla questione del copyright Ue: un’associazione (Confindustria Digitale) ha salutato con favore lo slittamento del voto, mentre altre due associazioni (Confindustria Cultura oltre che Confindustria Radio Tv) hanno criticato la decisione dell’Europarlamento.

CHE COSA E’ SUCCESSO IERI

Tutto nasce dal fatto che ieri il Parlamento europeo ha rimandato a settembre la riforma europea del diritto d’autore. A respingere la proposta, duramente combattuta dai creatori di contenuti di tutto il mondo, sono stati 318 eurodeputati, mentre 278 si sono espressi a favore e 31 si sono astenuti.

GLI EFFETTI DEL VOTO

Il voto implica che l’Europarlamento non può avviare negoziati sulla riforma con gli Stati membri e la Commissione. Il testo dovrà così essere ridiscusso dagli eurodeputati, prima di essere nuovamente votato nella sessione plenaria di settembre.

CHE COSA DICONO GOOGLE E FACEBOOK

“Il voto di oggi rappresenta una vittoria per la democrazia”, ha commentato il gruppo di pressione EDiMa, che riunisce i Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon) e altri grandi nomi del settore tecnologico. Pascal Durand, deputato dei Verdi all’Europarlamento, ha affermato: “Il voto di oggi non è un voto contro il testo, ma per aprire nuove discussioni in Parlamento”, “vogliamo un testo più bilanciato che protegga il diritto d’autore, le libertà fondamentali e l’indispensabile libertà della rete”.

IL FINE PRINCIPALE

L’obiettivo principale della misura, proposta dalla Commissione europea nel 2016, è modernizzare il diritto d’autore nell’era della rivoluzione digitale, visto che l’ultima legge in merito risale al 2001.

NOVITA’ E DETTAGLI

L’idea della proposta bocciata è di obbligare le piattaforme online, come ad esempio YouTube, a pagare meglio i creatori di contenuti e a controllare che ciò che viene pubblicato dagli utenti non sia protetto da copyright, con conseguente responsabilità legale (articolo 13).

LE ALTRE NOVITA’ DEL TESTO

La riforma prevede anche la creazione di un nuovo diritto per gli editori, che permetterebbe a giornali, riviste e agenzie di stampa di farsi pagare sulla base di accordi quando i loro contenuti vengono riutilizzati online, ad esempio con titoli e brevi estratti (articolo 11). Gli oppositori hanno coniato, per descriverlo, l’espressione ‘link tax’, affermando che sia un modo per ostacolare la discussione e il confronto su internet.

CONFINDUSTRIA DIGITALE PLAUDE

Chi ha salutato con favore lo slittamento del voto è Confindustria Digitale, la federazione presieduta da Elio Catania che riunisce diverse associazioni: Asstel (formata dalle società di telefonia fissa e mobile), Anitec-Assinform presieduta da Marco Gay, Aiip (gli internet provider), Iab (charter italiano dell’Interactive Advertising Bureau, la più importante associazione nel campo della pubblicità digitale a livello mondiale e rappresenta l’intera filiera del mercato della comunicazione interattiva in Italia) e Tps (associazione di categoria che riunisce i Telematics Service Providers nazionali).

IL COMMENTO DI CATANIA

«Siamo soddisfatti – ha detto Elio Catania, già ai vertici di Ibm e ora presidente di Confindustria Digitale – di questo rinvio. Restiamo convinti che la tutela del diritto d’autore sia uno dei pilastri della società e dell’economia digitale. Il testo però presentava grandi aspetti di problematicità. E soprattutto l’impostazione ci preoccupava». Per Catania il punto sta nell’aver generato un clima «frutto di una discussione impostata come se ci fosse una sfida in atto tra detentori del copyright e grandi piattaforme digitali. L’approccio cooperativo è possibile e auspicabile».

IL GIUDIZIO DI CONFINDUSTRIA CULTURA

Su tutt’altra posizione Confindustria Cultura, la federazione delle associazioni delle imprese editoriali, discografiche, multimediali e dell’intrattenimento audiovisivo presieduta da Marco Polillo (Aie) coadiuvato dal vicepresidente Enzo Mazza (Fimi). Di «colpo durissimo da parte del Parlamento Ue al mondo della creatività italiana e continentale», ha parlato infatti il presidente Polillo. «Quella di oggi – aggiunge – rappresenta una sconfitta sociale e culturale in quanto è il risultato di un’intensa attività di lobby svolta dai giganti della rete». Il testo proposto «non prevedeva alcun bavaglio. Altrimenti ci saremmo opposti».

LA POSIZIONE DI CONFINDUSTRIA RADIO TV

Contro Confindustria Digitale si schiera anche un’altra federazione di viale dell’Astronomia, la Confindustria Radio Tv (tra i soci ci sono tutte le maggiori tv nazionali in primis, Rai, Mediaset, La7 e Discovery, oltre alle radio): “La clamorosa bocciatura del testo di direttiva copyright scrive una pagina nera nella storia del nostro Continente, destinata, se non si recupera un testo equilibrato, a umiliare la cultura, la creatività, l’economia stessa delle attività legate alla proprietà intellettuale europea», ha protestato Confindustria Radio Tv presieduta da Franco Siddi nel cui consiglio di presidenza siede anche Paolo Ruffini in rappresentanza di Rete Blu (Ruffini è stato nominato ieri da Papa Francesco nuovo prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede).

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