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Conte, Moavero, Savona e la Consob. Che cosa sta succedendo davvero?

Fatti, nomi e indiscrezioni sulla nomina ai vertici della Consob

“Non so cosa accade alle mie spalle”. Così ha risposto Paolo Savona a chi lo interpellava sulle indiscrezioni che lo indicano da ieri come candidato alla presidenza della Consob.

La nomina al vertice della Commissione che vigila sulla Borsa e le società quotate è ferma da tempo, da quando Massimo Nava ha lasciato la presidenza sotto il fuoco di fila degli strali acuminati di Movimento 5 Stelle e Lega (qui la ricostruzione di Start Magazine).

Da tempo i Pentastellati – con dichiarazioni pubbliche anche di Beppe Grillo e del vicepremier Luigi Di Maio – puntano su Marcello Minenna, funzionario della stessa Consob, già assessore al Bilancio per pochi mesi della giunta Raggi a Roma; un’uscita dall’amministrazione pentastellata della capitale piuttosto fragorosa e che ha lasciato qualche strascico polemico.

Ma come scrive senza tante perifrasi da tempo il quirinalista Marzio Breda del Corriere della Sera – che riesce a capire umori e pensieri del capo dello Stato – Sergio Mattarella ha più di un dubbio (eufemismo) sul nome di Minenna, anche per il fatto di essere un interno Consob (rilievo smontato sul Sole 24 Ore giorni fa da un costituzionalista).

Alle perplessità si sommano le inazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, proprio sul dossier Consob (“il premier ostacola la candidatura dell’economista Minenna”, ha scritto oggi Il Fatto Quotidiano), magari alla ricerca di un nome alternativo di spessore.

Da questa situazione di stallo nasce anche l’ipotesi Savona. Che non sa “cosa accade” alle sue “spalle”, ha detto.

Alle sue spalle – secondo indiscrezioni governative – c’è anche il ministro degli Esteri, Enzo Moavero. I rapporti tra i due non sarebbero eccellenti, anche se formalmente cordiali.

Basta leggere il testo di una recente audizione in Parlamento di Savona sul lavoro del dipartimento che dirige – gli Affari europei – per arguire come e quanto l’economista ritenga si possa fare di più in Europa ma le competenze del suo dicastero sono limitate, a differenza di quelle della Farnesina.

L’interlocuzione tra Esteri e Affari europei non è sempre fluida e concorde, si mormora in ambienti diplomatici. Per questo – secondo rumors parlamentari – Moavero avrebbe sussurrato al premier Giuseppe Conte la soluzione Savona per la Consob. Un nome e un profilo che sia Movimento 5 Stelle sia Lega appoggerebbero.

Con Savona alla Consob, gli Affari europei passerebbero ad interim al premier Conte; una soluzione gradita alla Farnesina, ovvero a Moavero. Il quale, tra l’altro, non gode di troppi apprezzamenti tra leghisti e pentastellati.

Sia in casa della Lega che del Movimento 5 Stelle tengono nel cassetto un breve articolo recente del quotidiano La Stampa che riprendeva informazioni del giornale lussemburghese Le Jedi. Uno dei giudici del Tribunale Ue, Guido Berardis, ha accusato Movaero di essersi opposto alla sua riconferma per “vendetta personale”: “Mi sono rifiutato di prendere suo figlio come referendario nel mio ufficio ma non era all’altezza”. Tra l’altro ad alcuni europarlamentari M5S e Lega sono giunte informazioni – finora informali – su casi simili del passato nei palazzi europei con i medesimi protagonisti.

Ma davvero Savona diventerà presidente Consob? Fino al maggio del 2018 il ministro è stato director del fondo Euklid, un soggetto vigilato dalla Commissione, ha fatto notare Laura Serafini del Sole 24 Ore: “In virtù di questo ruolo ricoperto fino a otto mesi fa il ministro si trova in una situazione di incompatibilità con il decreto legislativo 39 del 2013 secondo il quale l’incarico di presidente non può essere attribuito a coloro che nei due anni precedenti «abbiano svolto in proprio attività professionali, se queste sono regolate, finanziate o comunque retribuite dall’amministrazione o ente che conferisce l’incarico»”.

Per Giorgio Meletti del Fatto Quotidiano, comunque, Savona è un “nome di disturbo” perché non è “tecnicamente nominabile”: “Trattandosi di un pensionato, la legge Madia consentirebbe la sua nomina solo a titolo gratuito. E’ significativo che questa obiezione sia stata diffusa da fonti vicine al Quirinale”.

Un buon motivo mattarelliano per dire un altro no a Savona?

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