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Fincantieri

Ecco come vanno i conti di Fincantieri (e Bono spedisce messaggini indiretti al governo)

Che cosa succede in Fincantieri? Conti, obiettivi, strategie, dossier nomine e blocco della riassicurazione Sace. L'approfondimento di Michele Arnese

“Fincantieri sta attraversando una fase di fortissima espansione e ha una struttura complessa che richiede una guida credibile e sicura. In assenza della quale, certi obiettivi potrebbero essere a serio rischio”.

È il “messaggio in controluce” che, secondo il Sole 24 Ore, emerge dai numeri snocciolati ieri dall’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, illustrando e analizzando conti 2018 e prospettive per i prossimi anni del gruppo che lo vede alla testa dal 2002.

“L’ottimo stato di salute del gruppo è certificato altresì da due dati: i nuovi ordini per 8,6 miliardi (+1% rispetto al 2017) e, soprattutto, il carico di lavoro per 116 navi e quasi 34 miliardi (+29%), costituiti da 25,5 miliardi di backlog (contratti già firmati, +16%) e da 8,3 miliardi di soft backlog, cioè il valore delle opzioni contrattuali, delle lettere di intenti in essere e delle commesse in corso di negoziazione (erano 4,1 miliardi nel 2017), con uno sviluppo delle commesse in portafoglio previsto fino al 2027”, ha sottolineato il Sole.

«I risultati testimoniano ancora una volta che la nostra è un’azienda leader, vero riferimento nel panorama cantieristico mondiale, un insieme di eccellenze che mettono a fattor comune competenze e risorse nei vari campi», è stato il commento dettato di Bono dopo il consiglio di amministrazione che ha approvato i conti.

Ha chiosato il Sole 24 Ore: “Certo, forte di questi numeri, Bono potrebbe uscire sugli allori dal gruppo che ha tirato fuori da una crisi profonda facendone un campione europeo nel settore. Ma questi risultati, nonché il carico di lavoro «ai massimi storici», pari a circa il 2% del Pil (6,2 anni se rapportati ai ricavi del 2018), portano con sé, come ha ricordato ieri lo stesso ceo, la necessità «di un notevole sforzo organizzativo» nonché «di una chiara visione delle sfide future» verso tutti gli stakeholder, dalle banche ai lavoratori, dall’indotto agli armatori”.

Presente e futuro di Fincantieri s’intersecano con la questione del rinnovo dei vertici di molte aziende controllate o partecipate dal Tesoro, direttamente o indirettamente, come appunto Fincantieri, controllata al 100% dal gruppo Cassa depositi e prestiti.

Il Movimento 5 Stelle gradirebbe quanto meno un ridimensionamento dei suoi poteri per pensare a una nuova guida nel prossimo futuro. Nessuno tocchi Bono, ha intimato la Lega di Matteo Salvini.

Ma che cosa è successo tra Lega e M5S? (qui la ricostruzione di Start Magazine)

“Lo stimo per quello che ha fatto e conto che continui a farlo a lungo e sarò a Monfalcone la settimana prossima ad inaugurare l’ennesimo gioiello dell’imprenditoria italiana”, ha tagliato corto nei giorni scorsi il vicepremier Matteo Salvini, il giorno dopo le voci su un possibile intervento del governo sui vertici di Fincantieri per affidare alcune deleghe a un nuovo presidente, l’attuale capo azienda di Atac, Paolo Simioni (sponda Di Maio).

A intervenire dopo Salvini è stato anche il sottosegretario M5S Stefano Buffagni – latore del messaggio pentastellato a Bono, secondo le indiscrezioni di giorni fa del quotidiano la Repubblica – che ha provato a chiarire confermando la fiducia a Bono («la sua esperienza e le sue capacità anche a livello internazionale sono preziose») ma allo stesso tempo confermando la volontà di mettere in cantiere un intervento: “Bono ha 75 anni, è compito del governo, e credo che Salvini condivida, pensare a pianificare il futuro di un’azienda importante come Fincantieri”.

“Per questo – ha aggiunto Buffagni, vicinissimo a Di Maio – abbiamo iniziato una riflessione anche con lo stesso Bono per ragionare su come gettare le basi per il futuro. Dobbiamo costruire un orizzonte di medio lungo periodo con un mix di esperienza e cambiamento in maniera costruttiva”.

Nel frattempo, scrive oggi il Sole, Bono “continua a incassare endorsement dal mondo politico, imprenditoriale e sindacale”.

In pista anche le opposizioni: da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia («Auspichiamo che l’esecutivo voglia confermare l’attuale management, che ha dimostrato capacità e visione strategica») a Ettore Rosato del Pd («Penso che non ci siano bandiere politiche da mettere sui manager, perché quando un manager è bravo va sostenuto»).

Nel frattempo le multipartisan relazioni di Bono (e del presidente Giampiero Massolo) prevedono anche – come ha scritto Gianni Dragoni su IL del Sole 24 Ore – che un ex deputato toscano del Pd, Andrea Manciulli, diventi presidente della fondazione Fincantieri.

Ma torniamo ai conti comunicati ieri.

Ricavi e profittabilità in crescita. Fincantieri archivia un 2018 positivo e guarda al futuro puntando ad un aumento del 50% dei volumi.

Nel dettaglio il bilancio approvato dal consiglio di amministrazione vede ricavi pari a quasi 5,5 miliardi di euro con una crescita del 9% rispetto al 2017. In crescita è anche la profittabilità con l’Ebitda a 414 milioni (+21% rispetto al 2017) ed un margine sui ricavi di 7,6% (rispetto al 6,8% nel 2017), mentre gli utili sono risultati pari a 69 milioni (+30% rispetto al 2017) e l’indebitamento finanziario netto a 494 milioni.

Fincantieri nel 2018 ha registrato anche nuovi ordini per 8,6 miliardi relativi a commesse per 27 navi, di cui 14 cruise da 8 armatori diversi mentre sono state consegnate 35 unità da 15 stabilimenti diversi.

Numerose anche le iniziative strategiche di Fincantieri. Nel 2018 sono state poste le basi per una joint venture con Naval Group in ambito militare, con il supporto dei governi italiano e francese ed è stato firmato l’accordo per l’acquisizione del 50% di Chantiers de l’Atlantique (ex Stx France).

L’operazione, il cui closing è soggetto ad alcune condizioni tra le quali l’autorizzazione da parte delle autorità Antitrust, prevede anche il prestito a Fincantieri dell’1% del capitale azionario della società.

Consolidata la presenza nel settore delle infrastrutture mediante l’acquisizione di commesse, una in Romania ed una in Italia per la costruzione del ponte di Genova. Il Cda ha infine proposto la distribuzione di un dividendo pari a euro 0,01 per azione.

Mentre scalda i motori il polo dell’elettronica, come ha approfondito Michelangelo Colombo su Start Magazine.

E il debito? “La Posizione finanziaria netta consolidata, che non ricomprende i construction loans, presenta un saldo negativo (a debito) per euro 494 milioni (a debito per euro 314 milioni al 31 dicembre 2017). La variazione è prevalentemente riconducibile alle dinamiche finanziarie tipiche del business delle navi da crociera che ha registrato una crescita dei volumi rispetto all’esercizio precedente, con 3 unità in consegna nei primi tre mesi del 2019”, mette per iscritto Fincantieri.

Tutta da sbrogliare, comunque, la vicenda del blocco delle riassicurazione di Sace (Cdp) che intacca proprio Fincantieri. (qui l’approfondimento di Start Magazine).

ECCO IL DOCUMENTO COMPLETO SUI CONTI 2018 DI FINCANTIERI

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