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Fed

Come Trump vuole cambiare la politica monetaria della Federal Reserve

Una delle priorità del Presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump è riformare la politica monetaria della Federal Reserve. In tal senso, sta ridisegnando la Banca Centrale già nel suo primo mandato, cercando di inserire nuovi consiglieri che siano in sintonia con il proprio pensiero. Trump ha sempre manifestato apertamente la sua preferenza per il…

Una delle priorità del Presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump è riformare la politica monetaria della Federal Reserve. In tal senso, sta ridisegnando la Banca Centrale già nel suo primo mandato, cercando di inserire nuovi consiglieri che siano in sintonia con il proprio pensiero.

Trump ha sempre manifestato apertamente la sua preferenza per il mantenimento di bassi tassi di interesse, necessari a suo dire, a dare spinta ai prezzi degli asset ed ai mercati azionari statunitensi. Tale posizione trae forte spunto dalla sua esperienza di costruttore e di manager nel settore immobiliare, secondo la quale gli elementi che maggiormente influenzano le performance azionarie sono la profittabilità aziendale, i tassi d’imposta (sul reddito di aziende ed individui) e i tassi di interesse (espressione del meccanismo di sconto dei mercati). Questi fattori sono diretta risultante di politiche fiscali e monetarie. Per questo, pur non essendo in discussione il concetto di indipendenza della Banca Centrale dall’azione del Tesoro, ciò che, invece, è molto difficile persista e’ l’indipendenza della Fed dalla politica economica del Presidente, in quanto nessun organo della sua Amministrazione può attualmente definirsi tale.

All’interno del Consiglio dei Governatori della Federal Reserve, dall’inizio del suo mandato, su sette posti totali Trump ha avuto a disposizione le nomine di quattro posti vacanti piu’ la sostituzione del Presidente. La scelta di quest’ultimo e’ andata, come noto, su Jerome Powell, uomo di Wall Street più che di accademia al contrario del predecessore Janet Yellen, moglie del Premio Nobel George Akerlof e gia’ Capo dei Consiglieri Economici del Presidente Bill Clinton.

La scelta di Powell e’ un chiaro segnale del tipo di politica monetaria che Trump intende perseguire, ossia piu’ uno strumento di politica economica nazionale che tassello del coordinamento internazionale delle politiche monetarie globali. Non essendo Trump interessato alla crescita del PIL globale ma solo a quello statunitense, il coordinamento tra Banche Centrali e’ verosimile possa essere, dunque, riposto in soffitta nei prossimi anni.

Per quanto riguarda la scelta dei Consiglieri, nell’Ottobre 2017 il Senato ha approvato la prima scelta di Trump, Randal K. Quarles, come Vice Presidente con delega alla supervisione bancaria, posizione creata nel 2010 con il Dodd-Frank Act ma finora mai assegnata. Quarles ha esperienze nell’investment banking (Carlyle Group) ed in posizioni di governo (da ultimo quella di Sottosegretario al Tesoro con delega alla Finanza Interna nell’Amministrazione George W. Bush).

Nel Febbraio scorso, Trump ha effettuato una seconda nomina a Governatore, quella di Marvin Goodfriend, economista conservatore, professore alla Carnegie Mellon University, noto per la sua preferenza nei confronti di tassi di interesse negativi e per la sua avversione nei confronti di strumenti ortodossi di politica monetaria, quali Quantitative Easing e programmi di acquisito di obbligazioni sovrane, alla base della cura della crisi economica del 2008-2009 operata dalla Federal Reserve. Il supporto del Banking Committee del Senato nei suoi confronti e’ stato molto incerto, visto lo scetticismo dei membri democratici e la aperta contrapposizione con il Repubblicano Rand Paul (il padre, l’ex Senatore repubblicano Ron Paul, introdusse, senza successo, due leggi nel 1999 e nel 2003 per bandire politiche di tassi di interesse negativi). Pur essendo stata approvata in Comitato (con un risicato 13-12 e l’opposizione di tutti i Democratici), la sua nomina dovra’ affrontare serie difficolta’ per ottenere la conferma in assemblea al Senato.

Recentemente, infine, Trump ha effettuato due ulteriori nomine, Richard Clarida e Michelle Bowman, per i quali il previsto esame da parte del Banking Committee del Senato, propedeutico alla loro conferma, e’ appena iniziato.

Richard Clarida, top executive di Pacific Investment Management Co (PIMCO), proviene dal mondo dell’investment banking, ed e’ professore di politica monetaria alla Columbia University, dove insegna dal 1988. Il ruolo previsto da Trump per lui sara’ di Vice Presidente della Federal Reserve, cosi’ da integrare l’esperienza pratica sui mercati finanziari di Powell con una sana dose di teoria e di ricerca accademica unita al suo pragmatismo e ad un apprezzamento bipartisan (sia conservatore che liberal). Clarida è un sostenitore del mantenimento dei tassi di interesse ad un livello inferiore rispetto al precedente ciclo. Suo il paper “The Science of Monetary Policy” nel quale, tra i vari punti esaminati, si assume che “tassi di interesse negativi non costituiscono un limite alla performance della politica monetaria”. Il suo pensiero, dunque, è molto in linea con l’attuale politica della Fed di crescita graduale dei tassi di interesse a breve fino a convergere ad un livello “neutrale”, tale da mantenere la crescita economica a livello stazionario. Questo livello neutrale, in precedenza intorno al 4-4,5 per cento, attualmente e’ stimato intorno al 2,5-3 per cento.

Michelle Bowman, con esperienza nella regolamentazione bancaria del Kansas, proviene dal community banking e va a coprire un posto usualmente dedicato proprio all’aspetto del finanziamento di iniziative locali, piccoli business ed esigenze finanziarie individuali. La Bowman e’ un banchiere di quinta generazione, gia’ Vicepresidente della banca di famiglia “Farmers & Drovers Bank” a Council Grove (Kansas). Per accettare l’incarico offertole da Trump ha dovuto disinvestire le proprie partecipazioni nella banca di famiglia, come richiesto dalle norme sull’etica della Federal Reserve. La sua esperienza copre anche la consulenza a beneficio di diversi membri e comitati del Congresso, nonche’ alcuni incarichi presso il Department of Homeland Security and Federal Emergency Management Agency (FEMA) durante l’Amministrazione dell’ex presidente George W. Bush.

Nel corso delle audizioni presso il Banking Committee del Senato, relativamente ad un altro motivo di preoccupazione da parte dei Democratici, ossia l’eventuale allentamento delle rigide regole del Dodd-Frank Act imposte alle banche statunitensi, come piu’ volte auspicato dal GOP, Clarida e Bowman hanno espresso il loro sostegno per l’allentamento dei regolamenti nel community banking ed altri piccoli istituti di credito, ma preservando la maggior parte dei controlli previsti dal Dodd-Frank per le grandi banche, dichiarando di porre sempre come prioritaria la stabilità finanziaria del sistema statunitense.

Viste le modalita’ prevalenti con cui il Senato sta lavorando ultimamente, basate perlopiu’ sull’impiego della fase di approvazione delle nomine per ottenere modifiche ad altre legislazioni, se non addirittura sull’applicazione di ritorsioni per quanto non ottenuto in passato, e’ verosimile che questi ultimi due candidati possano sedersi effettivamente nel Consiglio dei Governatori della Fed solo successivamente alle MidTerms di Novembre.

Successivamente alla conferma di Clarida e Bowman, Trump avra’ ancora un altro posto da riempire nel Consiglio, ma la situazione e’ gia’ a lui estremamente favorevole. Esaminando il Consiglio dei Governatori, le posizioni espresse da ciascun membro nei confronti della politica monetaria sono ovviamente neutre (c.d. Centrist), ma e’ prevedibile che, su sei posti ricoperti, i Democratici possano far riferimento alla sola Lael Brainard per le loro istanze (soprattutto in materia di regolamentazioni).

Se poi si osserva la composizione del Federal Open Market Committee (FOMC), organismo responsabile delle decisioni in materia di tassi di interesse, la situazione e’ ancor piu’ favorevole. Su 18 membri, quelli dichiaratamente a favore di una linea restrittiva sui tassi di interesse (c.d. Hawk e Hawkish) sono solo cinque.

Per questo, anche se il percorso avviato da Janet Yelen da Dicembre 2015 di crescita dei tassi verso le medie storiche e’ stato condiviso da Powell, il ritmo e’ ipotizzabile si mantenga graduale ma modesto, inferiore a quanto i Democratici auspicherebbero.

Da Dicembre 2015, la Fed ha aumentato il Federal Funds Rate da quasi zero a 1,5-1,75 per cento. Molti economisti si aspettano un nuovo aumento nel Giugno prossimo ed altri due nel corso dell’anno. Quattro aumenti dei tassi per il 2018, rispetto ai tre del 2017, potrebbero calmierare la spinta espansiva che dovrebbe provenire dal taglio fiscale di 1,5 miliardi di dollari, in vigore da quest’anno, e da un aumento di 300 miliardi di dollari in spese governative, in un momento in cui la disoccupazione è al minimo di 17 anni (4,1 per cento) e l’inflazione vicina all’obiettivo del 2%.

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Fabio Vanorio è un dirigente del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in aspettativa dal 2014. Attualmente, risiede a New York dove ha in corso progetti di ricerca accademica in materia di economia internazionale ed economia della sicurezza nazionale. Scrive per l’Hungarian Defense Review e per l’Istituto Italiano di Studi Strategici “Niccolò Machiavelli”.

DISCLAIMER: Tutte le opinioni espresse sono da ricondurre all’autore e non riflettono alcuna posizione ufficiale riconducibile né al Governo italiano, né al Ministero degli Affari Esteri e per la Cooperazione Internazionale.

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