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Come rendere l’Italia più forte in Europa. I consigli di Montanino (Confindustria) al governo Conte

Breve estratto dal rapporto del centro studi di Confindustria retto da Andrea Montanino intitolato “Dove va l’economia italiana e una proposta per l’Eurozona” presentato oggi Negli ultimi anni, due sono le visioni che, tra gli Stati membri, si sono delineate nel dibattito sul futuro dell’Unione europea: la prima è quella rappresentata dai governi di centro…

Negli ultimi anni, due sono le visioni che, tra gli Stati membri, si sono delineate nel dibattito sul futuro dell’Unione europea: la prima è quella rappresentata dai governi di centro ed est Europa a trazione sovranista, mentre la seconda è quella dei governi europeisti a favore del processo d’integrazione.

All’interno di quest’ultima, tuttavia, gli Stati membri non hanno una visione univoca sul concetto di integrazione, che spesso viene interpretato in modo differente, così come differenti sono le posizioni sul tipo di delega che questi paesi sono pronti ad affidare alle Istituzioni europee.

A ciò si aggiunge, da un lato, l’imminente rinnovo delle istituzioni UE previsto per il 2019 – maggio per il Parlamento e novembre per la Commissione – e, dall’altro, un’agenda europea fitta di dossier la cui definizione è di fondamentale importanza per il futuro dell’Europa: dalla riforma dell’Unione economica e monetaria, al completamento dell’Unione bancaria, fino alla Brexit, passando per la definizione del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale che disciplinerà il bilancio post-2020. Su questi cantieri aperti, gli Stati membri e le Istituzioni europee saranno impegnati, nei prossimi mesi, a cercare di superare stalli e a individuare soluzioni politiche e pratiche per progredire verso una nuova fase della politica europea.

In un contesto, quindi, in cui l’asse del potere a Bruxelles si sta sempre più assestando su una predominanza del metodo intergovernativo rispetto a quello comunitario, in Italia occorre portare avanti modelli organizzativi e metodi di lavoro più efficaci, per dotarsi degli strumenti necessari per contare di più e meglio e per garantire, soprattutto da parte di chi è chiamato a rappresentare a livello istituzionale il Paese in sede europea, una presenza costante, informata e assertiva. A tal fine, serve un’azione finalizzata a rendere l’Italia più forte in Europa, ad avere maggior peso nel processo decisionale e che le consenta di interagire in maniera più strutturata con gli Stati membri e le Istituzioni Ue.

Per questo occorre:

• Garantire un maggiore coordinamento a livello politico, ministeriale e tecnico per la definizione degli interessi prioritari del Paese in sede UE: una possibile strada da seguire in questo senso è favorire l’attribuzione all’attuale Coordinamento Interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) di funzioni di vero e proprio servizio giuridico unico, incaricato, tra l’altro, di verificare ex ante la conformità dei provvedimenti normativi di recepimento delle direttive e dei regolamenti europei per evitare le infrazioni e il loro impatto sulle casse dello Stato.

• Assicurare una presenza del Paese più coerente e strutturata a livello politico e tecnico in sede UE: intervenire per rafforzare e rendere la presenza politica e tecnica a Bruxelles (Consigli, Gruppi di Lavoro, riunioni informali, ecc.) costante e capace di attivare efficaci meccanismi di coordinamento e cooperazione con i rappresentanti del sistema produttivo del Paese, in modo da rappresentare con continuità e ad alto livello gli interessi italiani; allo stesso tempo, occorre sostenere una politica del personale programmata, seria e dinamica, fondata su criteri di valutazione e di opportunità misurabili, portata avanti in modo coordinato e univoco dal Sistema Paese.

• Definire una nuova legge per le elezioni europee, per assicurare continuità al lavoro svolto dagli eurodeputati: prendere in considerazione l’opzione delle liste bloccate, per offrire agli eletti la possibilità di garantire una presenza assidua e qualificata a Bruxelles e a Strasburgo. L’attuale combinato disposto di preferenze e collegi grandi si ripercuote negativamente nella performance e nella presenza degli eurodeputati eletti, che sono spesso costretti a scegliere se trascurare il collegio per seguire attentamente ed efficacemente i dossier tra Bruxelles e Strasburgo o trascurare i lavori delle commissioni parlamentari per coltivare il proprio collegio. Un sistema di liste bloccate, sul modello tedesco, faciliterebbe una presenza stabile per rappresentare, promuovere e difendere gli interessi italiani.

(IL RAPPORTO COMPLETO SI PUO’ LEGGERE QUI)

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