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Chi sbugiarda le previsioni allarmistiche del Cts sui ricoveri

Il documento del Comitato tecnico-scientifico (Cts) difeso da Brusaferro dell'Iss e contestato da analisti ed esperti

C’è un documento, a cura del Comitato tecnico scientifico (di qui in poi Cts), che sta provocando dibattito. Quel documento, con ogni probabilità, è stato diffuso appena Palazzo Chigi ha iniziato a subire attacchi da ogni parte (dal mondo dell’industria, del commercio, dell’artigianato, persino dalla Cei e dalla stessa maggioranza), così da giustificare la scelta di misure tanto restrittive da rendere la ventura Fase 2 la copia in cartacarbone della Fase 1. Quel documento riporta un numero capace di far sobbalzare tutti: 150mila possibili pazienti in terapia intensiva laddove si optasse per il “liberi tutti”. Numero, però, che dopo un iniziale, comprensibile, sbigottimento, ha iniziato a sollevare più di una perplessità (di quelle di Gianfranco Polillo abbiamo già dato conto qua).

LO STRANO CASO DEL DOCUMENTO MAI ARRIVATO AL PARLAMENTO

Poco prima dell’informativa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla Camera del 30 aprile, l’ex ministro Maurizio Lupi ha notato: “La Fase 2 annunciata domenica sera si basa su un dossier riservatissimo e segretissimo con 92 scenari e 151mila possibili ricoveri in terapia intensiva: credo che il presidente della Camera dovrebbe chiedere al premier di depositarlo in Parlamento prima dell’inizio del dibattito per darci modo di studiarlo così da intervenire sul suo preciso contenuto e comprendere le scelte del Governo”. La richiesta non è pretestuosa: com’è possibile che le Camere, in una Repubblica parlamentare, non abbiano accesso ad atti tanto importanti?

IL CONTRO-STUDIO DI CARISMA (DI GIOVANNI CAGNOLI)

Venendo invece ai numeri dati dal Cts, ha provato a confutarli un’analisi fatta dalla holding Carisma presieduta da Giovanni Cagnoli. Quello stesso Cagnoli che, poco più di un mese fa, era stato proposto da Carlo Calenda come possibile esperto cui affidare l’aspetto organizzativo e sanitario della ripartenza, senza però essere ascoltato dall’esecutivo di Conte il quale, come sappiamo, pur nel fiorire di task force, ha preferito altri nomi.

I TWEET DI CAGNOLI

Del resto, aprendo una breve parentesi, dal tenore dei tweet di Cagnoli sulla Fase 2 così come è stata disegnata dall’attuale Cts cui si è affidato Conte, si comprende che avrebbe avuto difficoltà a conformarsi alle attuali scelte dell’esecutivo:

 

COSA DICE CARISMA

Il contro-studio, ripreso anche da Linkiesta, parla apertamente di un errore di calcolo alla base del documento del Cts. Per la precisione, nell’estratto in sei punti (qui l’integrale di 22 pagine), si legge:

1. Si dice che si utilizza un ifr (uguale tasso di fatalità) su contagi pari 0,657% (Pagina 2):
Pertanto calcolando il numero di decessi ufficiali (8.311) in Lombardia al momento del picco della terapia intensiva (3 Aprile – come noto inferiore ai dati Istat differenziali rispetto all’anno scorso e quindi stima chiaramente per difetto) si tratta di 1.385.000 contagiati

2. Si dice (figura 1) che il tasso di incidenza di “caso critico” su infezioni (quindi i 1,3 milioni di casi in Lombardia) sia stato stimato partendo dal tasso di infezione e letalità di cui sopra. Pagina 2

3.Poiché i casi di terapia intensiva in Lombardia sono stati al picco 1.381 e attualmente circa 724, si desume che l’incidenza tra casi terapia intensiva e infezione (il grafico di figura 1) è mediamente 0,1% (divisione semplice fatta secondo i metodi del comitato tecnico scientifico). Il grafico presuppone un’incidenza per fascia di età, che anche stimando a zero fino a 60 anni di età, arriverebbe per semplicità a circa 0,3% mediamente oltre i 60 anni di età. Nel grafico di Figura 1 (CHE È LA BASE DI TUTTO IL RAGIONAMENTO PRO CONTINUAZIONE LOCKDOWN E DEL MODELLO DEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO) tale incidenza oscilla tra 1% e 6% (mediamente 3,5%) con un errore di almeno 10 volte (10x)!!! Anche ipotizzando che il fabbisogno di letti terapia intensiva in Lombardia sia stato 2.000 e non 1.381 l’errore resta superiore a 6x. Analizzando la situazione del Veneto, dove non c’è stata scarsità di letti di terapia intensiva, l’errore resta di 6x.

4. Proseguendo nell’analisi, il caso di Scenario A (tab 2 – pag. 11), cioè tutto aperto sempre nelle ipotesi del comitato tecnico scientifico, si arriva a 150k casi di terapia intensiva l’8 giugno e 440k casi totali cumulati al 31 dicembre:

–> applicando l’esperienza di incidenza della terapia intensiva in Lombardia di cui sopra, e utilizzando i parametri molto conservativi del cts, si arriva a sostenere che partendo dal dato consuntivo in Lombardia (0,1% al picco) esisterebbero in Italia 150 milioni di cittadini (151k/0,1%) ndr con età superiore a 20 anni perché come noto sotto tale età l’incidenza della terapia intensiva è trascurabile. Vorremmo conoscere subito i 100 milioni di connazionali a noi ignoti.

5. Calcolando il dato complessivo e stimando che le persone che sono stati in terapia intensiva in Lombardia siano finora a circa 3.500 in totale (dato non comunicato ma probabilmente sovrastimato) con una incidenza di 0,17% sul totale casi in Lombardia si arriva a una stima di popolazione italiana di di 260 milioni di abitanti (440k/0,17% – calcolato sempre con i parametri cts). Anche in questo caso vorremmo conoscere i 200 milioni di connazionali a noi ignoti.

6. Nel modello sviluppato dal cts apparentemente tutte gli scenari conseguenti sono coerenti con quello che dalla lettura attenta appare un errore di calcolo (sempre che nel documento non siano riportate assunzioni non comunicate).
Non essendo scienziati e virologi e non lavorando per il governo ci siamo sicuramente sbagliati. Vorremmo però che qualcuno correggesse la nostra semplice matematica, basata su parametri di ifr (0,657%) che potrebbero essere anche inferiori sulla base esperienza internazionale (New York, Singapore, Diamond Princess, Qatar, Islanda) e su una serie di altre assunzioni del modello, in particolare quella relativa alla chiusura scuole.
Anche accettando quelli che appaiono errori di calcolo, notiamo che il modello in 45 dei 46 scenari esaminati conclude che le previsioni di picco della terapia intensiva sono significativamente inferiori alla capacità nazionale (ca. 9.000 posti), salvo poi raccomandare uno scenario di apertura molto lento comunicato dal Governo in data domenica 26 aprile.

IL COMMENTO DEL PROFESSOR MARRUCCI

Pare rilevante, per tenere in considerazione anche le voci dissonanti, il commento di Lorenzo Marrucci, professore del dipartimento di Fisica “Ettore Pancini” dell’Università degli Studi di Napoli Federico II (citato anche dal debunker David Puente su Open), che in merito in pochi tweet spiega:

 

LE CRITICHE DI REMUZZI

Particolarmente duro anche il professor Giuseppe Remuzzi direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri» che, intervistato dal Corriere della Sera del 30 aprile, dichiara: «Questo dossier prende in considerazione 92 scenari possibili. Ma tra 92 e zero, è uguale. Significa non avere idea di quello che succederà. Che è la pura verità, e andrebbe detta. Non lo sa nessuno». E alla domanda se rischiamo davvero 151.000 ricoveri in terapia intensiva, replica: «Se prevedi che tutto, ma proprio tutto vada male, si avrà un numero importante. Ma non quello, al quale si arriva solo sovrastimando in modo abnorme la popolazione anziana in Italia. Lo scenario peggiore non è impossibile, maanche a livello statistico è molto improbabile».

RENZI: NUMERO FOLLE

Tra i primi a criticare il documento segreto del Cts era stato Matteo Renzi, stampella ‘molleggiata’ di Conte, che pure è arrivato a Palazzo Chigi per volontà proprio del senatore di Rignano. E proprio in Senato è atteso quello che ambienti di Italia viva definiscono “l’ultimo appello” al premier affinché alleggerisca le misure in vista della Fase 2.

 

 

Renzi da diverse settimane sta provando a intercettare i favori di quel mondo produttivo, sempre più vasto (da Confindustria a Confcommercio, passando per Confesercenti fino ad arrivare alla Serie A e alla Figc per lo sport) che scalpita per ripartire il prima possibile e che fatica a trovare sponda politica persino nell’opposizione. Dietro la sua decisione di contestare il Cts, quindi, più che un ragionamento scientifico o matematico, c’è un mero calcolo politico. Nel caso di Renzi, però, sappiamo almeno l’operazione logica che giustifica le sue azioni. Nel caso di Conte e del documento del Cts, invece, no. E questo è preoccupante.

LA VERSIONE DI BRUSAFERRO

Il documento sugli scenari dell’evoluzione di Covid-19 in base alle diverse possibili misure allo studio per la fase 2 “non è stato secretato, ma era allegato ai verbali del Cts. Ed stato trasmesso al ministro della Salute”. Lo ha precisato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, durante la conferenza stampa di approfondimento all’Iss. Brusaferro ha spiegato che le finalità del documento “sono abbastanza semplici intuitivamente. Sono quelle di mettere a disposizione, sulla base dei dati disponibili (evidenze scientifiche e stime, ndr) la simulazione dell’andamento di un’epidemia. In una logica in cui si vuole aprire il Paese”. Altro obiettivo, continua il presidente Iss, “è quello di categorizzare le variabili che determinano la circolazione del virus. Il lavoro è sicuramente una di queste variabili, la vita di comunità è un’altra, i trasporti un’altra ancora. Abbiamo cercato di capire qual è il peso di ognuna rispetto alla forza della circolazione del virus”. Lo studio, ha aggiunto Brusaferro, ha una sua organizzazione: nasce come studio nazionale quindi, successivamente, “dovrà essere declinato, articolato e modulato sulla base di dati regionali, considerando che gli Rt sono differenti, seppure fortunatamente tutti sotto l’1”.

Lo studio, infine, “è finalizzato alla riapertura. Quindi parliamo di un dato di adesso. E’ evidente che,sulla base dei dati, questi modelli vanno aggiornati e vanno tarati sulla base dei risultati in evoluzione”. Brusaferro ha tenuto a precisare la genesi ‘pratica’ del documento nato “dalla richiesta, nell’ambito dei lavori che vengono fatti quotidianamente all’interno della Cts, del ministero e di tutte le articolazioni dello Stato, di valutare come fare evolvere il sistema una volta che la curva della pandemia abbia raggiunto livelli come quelli che stiamo raggiungendo”. “Questo studio – ha ricordato – è stato realizzato dall’Iss insieme all’Inail dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento e dal ministero della Salute. I lavori sono stati poi al centro del confronto con il Cts presso la Protezione civile che lo ha analizzato, discusso, lo ha fatto proprio ed è diventato, così, un allegato del verbale”. Quindi nessuna segretezza.

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