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Dati Bilancio Banche

Che cosa (non) faranno Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi, Banco Bpm e non solo sui tassi negativi stile Unicredit

Subbuglio nelle banche italiane dopo la mossa di Unicredit sui tassi negativi per i conti correnti superiori al milione di euro (dopo alcune precisazioni). Ecco le posizioni di Intesa Sanpaolo, Mps, Bper, Banco Bpm, Ubi e non solo.

Dibattito in corso in Intesa Sanpaolo, Mps, Bper, Banco Bpm, Ubi e non solo. dopo la mossa di Unicredit guidata da Jean-Pierre Mustier sui tassi negativi. Ecco le ultime novità a partire dal rapporto del Fondo monetario, mentre i sindacati ritengono che saranno le Poste Italiane a gongolare se la manovra di Unicredit sarà seguita da altre banche.

CHE COSA DICE IL FMI SUI TASSI

I tassi negativi e l’appiattimento della curva dei rendimenti, insieme a una crescita debole, hanno ridotto le attese di redditività delle banche e la capitalizzazione di alcune di queste è scesa a livelli bassi. E’ quello che ha messo nero su bianco ieri il Fmi, sottolineando che i rendimenti bassi hanno spinto le assicurazioni, i fondi pensione e altri investitori istituzionali a investire in asset più rischiosi e meno liquidi.

IL RUOLO DELLA BCE

Ma da dove nasce il dibattito? Per Mustier di Unicredit i tassi negativi della Banca centrale europea “hanno un impatto significativo sui ricavi delle banche europee, ma la Bce afferma, giustamente, che senza le loro politiche le riserve delle banche sarebbero state più elevate poiché l’economia avrebbe rallentato”. Pertanto, per assorbire l’impatto è necessario che le banche adottino delle misure, “proteggendo i clienti più vulnerabili che sono coperti dal fondo di garanzia dei depositi e poi caso per caso, si possono trasferire i tassi negativi sulle grandi imprese o su certi grandi clienti”

LE PAROLE DI MUSTIER DI UNICREDIT

Mustier, prima in qualità di presidente dell’Ebf (l’Abi europea) e poi in un’intervista come capo azienda di Unicredit, aveva dunque annunciato la decisione di Unicredit di trasferire i tassi negativi sui conti correnti superiori a 100.000 euro a partire dal 2020. O meglio: in un’intervista alla tv francese Bfm Business aveva detto che “i tassi negativi verranno trasferiti ai clienti (retail e imprese, ndr) con depositi ben al di sopra di 100 mila euro a partire dal 2020”. Una direzione di marcia che non è stata seguita da nessun altro istituto di credito, peraltro.

LA FRITTATA MEDIATICA DI UNICREDIT

Passano un paio di giorni e arriva la precisazione: domenica scorsa un portavoce della banca fa sapere che i tassi negativi saranno trasferiti solo ai depositi superiori al milione di euro.

CHE COSA HA PRECISATO UNICREDIT

Il virgolettato del portavoce di Unicredit riguarda i clienti con più di un milione di euro sul conto e ai quali saranno offerti “investimenti in fondi monetari, con obiettivi di rendimento positivi, senza commissioni, mentre per quanto riguarda il saldo del deposito che decidono di lasciare sul conto, per la parte eccedente il milione, verranno discusse con i clienti misure ad hoc che tengano conto dei cambiamenti straordinari occorsi nel contesto macroeconomico”. Da qui la rassicurazione che per tutti gli altri, cioè i depositi sotto il milione di euro, non saranno trasferiti i tassi negativi.

LA VIGILANZA HA VIGILATO?

Una precisazione di domenica che ha destato l’interesse degli addetti ai lavori: “Chissà, non è escluso che ci sia stata una forma informale di moral suasion della Vigilanza per evitare effetti negativi il giorno successivo in Borsa…”, ipotizza un vecchio banchiere ora in pensione che chiede l’anonimato parlando con Start.

LA POSIZIONE DI INTESA SANPAOLO E MPS

Che cosa fanno e pensano le altre banche sul tema dei tassi negativi? Opposta la posizione di Intesa Sanpaolo e Mps rispetto alla direzione di marcia di Unicredit. Il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, ha escluso due giorni fa la possibilità di girare i tassi negativi ai clienti, aggiungendo però che «sui grandi depositi il nostro obiettivo è offrire a questi risparmiatori delle opportunità di investimento che siano apprezzabili».  E pure Mps non ha in programma di applicare tassi negativi sui depositi dei clienti facoltosi, a differenza di quanto annunciato da Unicredit. “Noi non ci abbiamo mai pensato”, ha detto la presidente di Mps, Stefania Bariatti, a margine dell’esecutivo dell’Abi. “Non penso” che lo faremo, “anche altre banche hanno detto che non intendono seguirlo”.

COSA PENSANO UBI E BANCO BPM

Ubi “non ritiene probabile applicare interessi negativi a clienti individuali privati” e anche Banco Bpm non sta considerando misure di questo tipo, che potrebbero costare la perdita di clientela. Ad alzare la voce sono stati i sindacati che hanno definito quella di Mustier “un’iniziativa scellerata che rischia di avere un impatto estremamente negativo su imprese, territori e lavoratori bancari”.

ECCO COSA SI DICE IN CASA DI BPER

Dibattito in corso in casa di Bper. Per Alessandro Vandelli, addi Bper, «è ormai tempo che il sistema bancario affronti il problema». «Le banche soffrono in questa fase, ormai prolungata, in cui la liquidità che depositano presso la Bce viene remunerata a tassi negativi – ha detto Vandelli a Il Sole 24 Ore – C’è dunque la necessità di studiare soluzioni per attenuare gli effetti negativi della situazione». Tuttavia per il banchiere «bisogna agire con prudenza, soprattutto in un Paese come il nostro. Non credo, dunque, che si arriverà a ipotizzare l’utilizzo di tassi negativi su tutta la clientela retail». Un messaggio in sintonia con quello che arriva da Ubi, banca guidata da Victor Massiah. Che di fatto «non ritiene probabile applicare interessi negativi a clienti individuali privati».

NIET DA CREDEM E BANCO BPM

Per qualcuno che valuta, qualche altro sgombra il campo da ogni ipotesi di “tassare” la clientela, indipendentemente dalla dimensione. A quanto risulta a Il Sole 24 Ore, per il Credem o Banco Bpm quello dei tassi negativi sui depositi non è in alcun modo un tema sul tavolo, ha scritto Luca Davi del quotidiano diretto da Fabio Tamburini

LA POSIZIONE DELLA POPOLARE DI SONDRIO

«Noi valuteremo – ha detto nei giorni scorsi l’ad di Banca Popolare di Sondrio, Mario Pedranzini – Per ora non abbiamo assolutamente considerato questa ipotesi. Si tratterà di vedere se c’è la possibilità di trasferire questo onere sui prestiti perché da qualche parte il bilancio dobbiamo tirarlo fuori».

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

Ha analizzato oggi il Sole 24 ore: “Non è da escludere peraltro che, come segnala qualche banchiere, a trarre beneficio dall’introduzione di questa misura siano gli istituti che fino ad oggi hanno fatto raccolta a costi promozionali elevati: questi istituti potrebbero raccogliere eventuali deflussi in arrivo dalle altre banche, magari registrando anche un calo del costo del funding. Se è vero che le scelte commerciali dei singoli istituti sono libere, è possibile che fughe in avanti su questo fronte possano essere destabilizzanti per il sistema? Il timore di diversi banchieri è che grandi masse di liquidità che defluiscono da una banca (perché tassate) verso altri istituti (dove non si applicano tassi negativi) che però si trovano a dover sostenere costi imprevisti. Per questo qualcuno invoca un approccio condiviso nel sistema, pur nella libertà delle scelte commerciali.”

LA POSIZIONE DI BANCA GENERALI

Gian Maria Mossa, ad di Banca Generali, a La Stampa ha evidenziato come il problema di applicare i tassi negativi sui depositi sia «politico» e scelte di questo tipo «debbano essere fatte collegialmente, dalle istituzioni», e non da singole banche. “Vero è che, d’altra parte, il tema degli extra-costi legati ai depositi da qualche parte deve pure trovare un suo sfogo, perché è difficile che alla lunga le banche possano assorbire il costo dei depositi con margini sempre più risicati. Non è un mistero che da tempo praticamente tutti gli istituti stiano compensando indirettamente i costi dei tassi negativi incrementando le commissioni e offrendo consulenza e prodotti a valore aggiunto, chiosa il Sole 24 Ore.

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