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Fed Bce

Ecco che cosa decideranno Fed e Bce

Il commento di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist, Intermonte SIM

Le banche centrali ci sono eccome e anche la Fed potrebbe aprire al Qe nei prossimi mesi, dopo aver aperto mercoledì 19 giugno a un taglio tassi /calo bilancio il 31 luglio. Il trend primario dei tassi rimane ribassista con temporanee fasi di rialzo e nelle prossime settimane potrebbe però esserci una temporanea fase di rialzo tassi legata a un altrettanto temporaneo recupero del rialzo delle aspettative di inflazione. Il dollaro potrebbe spingersi fino a 1,1350 e successivamente 1,1475 nel breve. Quest’ultimo livello potrebbe essere più agevolmente raggiunto se il 29 giugno Xi e Trump apriranno nuovamente le porte a nuovi round negoziali. Il target di fine anno rimane a 1,16/1,18 con eventuale overshooting a 1,20.

CLIMA GENERALE

Il 2019 si conferma sempre di più l’anno delle banche centrali con l’obiettivo finale di arrivare al Qe in modo particolare per la Fed. Ricordando la metafora del bambino che chiede al papà il cellulare top di gamma, il taglio dei tassi Fed è paragonabile al tentativo del papà di fornire al figlio un cellulare medio di gamma ma il bambino continuerà a chiedere (e probabilmente otterrà) il cellulare top, alias il Qe.

L’ultimo aggiornamento sul fronte banche centrali è arrivato mercoledì 19 giugno dalla Fed.

Ha eliminato l’aggettivo “paziente” dal comunicato, aprendo di fatto le porte a un taglio dei tassi il 31 luglio. L’aggiornamento del quadro macro ha evidenziato un taglio soprattutto delle stime di inflazione per il 2019 e per il 2020. Inoltre, per la prima volta da quando Powell è Presidente, è emerso un dissenziente, ossia Bullard, che ha richiesto un taglio dei tassi già nella riunione di mercoledì 19 giugno. Ma forse, l’affermazione più interessante di Powell è arrivata negli ultimi minuti della conferenza stampa.
Una giornalista gli ha formulato una domanda molto arguta: nel caso in cui il taglio dei tassi arrivasse prima di settembre ossia prima dello stop del calo del bilancio, la Fed potrebbe anticipare anche lo stop al calo del bilancio? Powell non si è tirato indietro dichiarando che, nel caso citato dalla giornalista, la Fed potrebbe rivedere il percorso del stop (run off) del bilancio.

Può sembrare un dettaglio ma a mio avviso non lo è: anticipare lo stop al calo del bilancio da settembre a luglio, significa consentire agli operatori di poter iniziare a fare pressing per ottenere l’apertura a un nuovo piano di Qe della Fed. Un esperto di QED come il governatore della BoJ Kuroda poco fa ha dichiarato: quando i tagli dei tassi Fed son pienamente prezzati dal mercato, non hanno alcun effetto.

In altri termini, il taglio dei tassi è solo il cellulare medio di gamma. Il bambino non mette minimamente in discussione il fatto che il papà gli comprerà un cellulare ma vuole il top di gamma. Quello medio è solo un anticipo che ormai ha già scontato.
Fuori dalla metafora, il taglio dei tassi è ormai già scontato. Gli operatori si attendono un taglio dei fed fund di 1% entro la fine del prossimo anno. Ma questo sarebbe solo l’anticamera di un nuovo piano di Qe che potrebbe arrivare il prossimo anno ma per il quale l’apertura potrebbe già arrivare nei prossimi mesi. Il fattore scatenante principale potrebbe essere la permanenza di bassi livelli di aspettative di inflazione.

Tutto questo ha portato a un nuovo record storico l’ammontare di titoli mondiali a tasso negativo, a circa 13.000 Mld$.

La Bce attraverso Draghi ha già dichiarato esplicitamente che tra le ipotesi di manovra vi è la ripresa del QE. Se la Fed anticiperà il calo del bilancio a fine luglio, allora gli operatori da quel momento si sentiranno autorizzati a richiedere lo stesso anche alla Fed. La BoJ potrebbe poi a sua volta ampliare le sue manovre. E si arriverebbe così di fatto a un Qe globale entro i prossimi 3/4 trimestri.

Come accaduto negli ultimi 15 anni, l’odore di Qe viene avvertito subito dagli asset con olfatto più fine, cioè l’oro, che nel mese di giugno sta mettendo a segno un +6% circa (in Usd).
Spesso viene indicato l’oro come protezione dal rischio inflazione e invece le migliori performance emergono quando c’è aria di forte calo delle attese di inflazione o addirittura di deflazione come in questi giorni.
Confesso che ho sottovalutato il metallo giallo, soprattutto perché stagionalmente non sarebbe il suo periodo migliore, ma lo scenario di Qe globale prima delineato con la Fed sempre più vicina almeno a ipotizzarlo, rende l’oro un asset potenzialmente molto utile in chiave di asset allocation per i prossimi trimestri/anni, in dosi superiori al consueto 5% consigliato

In questo contesto si innesta il confronto Italia/Ue in vista dell’Ecofin del 9 luglio.
Tria e Conte stanno cercando di produrre numeri che certifichino un livello del deficit almeno intorno al 2,10% attraverso il cosiddetto bilancio di assestamento che verrà prodotto a fine giugno o entro i primi di luglio. Le manovre per correggere il deficit strutturale potrebbero poi arrivare nella legge di bilancio.
Al momento lo scenario è che seppur last minute, l’Ecofin del 9 luglio prenderà tempo per far partire la procedura rinviando la decisione ad agosto o a fine anno, dando così tempo anche all’Italia di produrre ulteriori numeri che certifichino ulteriormente il buon andamento delle entrate fiscali e quindi del deficit 2019.

OPERATIVAMENTE

TASSI: continua il solito tormentone, trend primario ribassista con temporanee fasi di rialzo.

Ipotizzavo un 2% come target per fine 2019 e -0,25% per il bund ma la prospettiva di arrivo di un enorme flusso di QE nei prossimi trimestri mi porta ad abbassare i target intorno al’1,50’%, a fronte di un bund che potrebbe spingersi fino ad area -0,40%, ossia circa 10/20 pb al di sopra del livello del tasso sui depositi, immaginando che Draghi procederà a un taglio da -0,40% a -0,50%.

Attenzione: questo è il trend primario ma nel breve si potrebbe assistere a una temporanea fase di rialzo dei tassi Treasury e Bund tra luglio e agosto verso area 2,30% del t-note decennale e verso
-0,10/0% del bund. I motivi?

Possibile temporaneo rialzo delle aspettative di inflazione sulla scia del maggior ottimismo derivante da:
Attese di manovre banche centrali.
Possibile ripresa dei negoziati Usa /Cina.
Rialzo del prezzo del greggio in vista di una maggiore domanda cinese.

ITALIA/SPREAD: l’obiettivo che avevo fissato tra giugno/primi giorni di luglio in area 220pb è stato quasi raggiunto. Cautelativamente potrebbe essere opportuno prendere profitto in vista della chiusura della semestrale delle banche e di eventuali frizioni nella trattativa Italia/Ue fino al 9 luglio.

EURUSD: la possibile apertura della Fed al Qe dopo l’annuncio dell’anticipo del calo del bilancio a fine luglio, potrebbe comportare il vero inizio del trend di deprezzamento del dollaro atteso per il secondo semestre.

Nel breve, in attesa delle misure di Draghi del 25 aprile, rimane valida la resistenza a 1,1350 che potrebbe essere rotta al rialzo nel caso in cui l’incontro XI/Trump si chiudesse con una riapertura ai negoziati.
In questo caso il target successivo di luglio si sposterebbe a 1,1480. Confermo il target di fine anno a 1,16/1,18 con eventuale overshooting a 1,20.

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