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Ecco cosa hanno deciso Mef e Cdp su Sace (e le ansie di Fincantieri, Leonardo-Finmeccanica, Eni e non solo)

Fatti, nomi, indiscrezioni su Sace e dintorni

 

Ancora nulla di fatto per il vertice di Sace. La società del gruppo Cdp che assicura le aziende italiane che esportano.

Pur essendo scaduto da settimane, Cdp e Mef non trovano la quadra sui nomi per il nuovo vertice di Sace.

Di fatto – secondo le indiscrezioni di Lettera 43 – il ministro dell’Economia ha stoppato i candidati su cui la Cdp aveva maturato una convergenza: il top manager di Poste Italiane, Marco Siracusano, o in subordine, Flavio Valeri, numero uno di Deutsche Bank Italia, da una quindicina di anni al centro di indiscrezioni giornalistiche per ricoprire il ruolo di capo azienda in una società controllata o partecipata dal Tesoro. Ma da Db Italia si smentiscono queste voci.

Sarà vero? Di sicuro, al momento, c’è la conferma come presidente dell’economista Beniamini Quintieri, amico e collega del ministro dell’Economia, Giovanni Tria (una simbiosi simile a quella che si ritrova in Cdp con il vicepresidente Luigi Paganetto, al centro però di polemiche e critiche).

Secondo le indiscrezioni di Start, Mef e Cdp convergono sul mancato rinnovo di Alessandro Decio come amministratore delegato.

La Cdp punta rispetto al passato molto più a sostenere le pmi tramite Sace, come ha sottolineato in diversi articoli Start. Ma anche Decio – secondo Repubblica degli scorsi giorni – è dello stesso avviso. Un paradosso che cela un rapporto di fiducia che si è rotto fra Palermo e Decio.

D’altronde gli scazzi fra la struttura di Cdp e Decio si potevano arguire da tempo leggendo mesi fa alcuni articoli di Start (questo e questo tra gli altri) e risalgono ai tempi in cui la Cassa era presieduta da Claudio Costamagna e guidata da Fabio Gallia.

Non solo: da mesi deve essere firmata una nuova convenzione tra Mef e Sace, ma tutto è fermo alla direzione generale del Tesoro. Anche in vista del nuovo board della società controllata da Cassa depositi e prestiti.

Il risultato di questo stallo preoccupa le grandi aziende come Eni, Fincantieri e Leonardo-Finmeccanica. Il motivo? Di fatto c’è una sorta di blocco della riassicurazione.

Che cosa significa? Negli ultimi anni il livello di attività della Sace è talmente cresciuto, specie nel settore della cantieristica (con Fincantieri), ma anche nell’oil&gas e in parte nella difesa (con Leonardo-Finmeccanica), che la riassicurazione è arrivata a circa il 40%.

La riassicurazione di fatto ricade sul ministero dell’Economia. E nella prospettiva, non improbabile secondo addetti ai lavori del settore assicurativo, che la riassicurazione arrivi presto al 60%, il Tesoro sta valutando se e come modificare l’approccio e il rapporto con la Cdp.

Per questo di fatto c’è una sorta di blocco della riassicurazione. Come superare lo stallo?

Un’ipotesi che circola tra Fincantieri, Sace e ministero dell’Economia è quella di attuare un decreto del 2017 che di fatto – secondo gli analisti esperti in riassicurazione – veniva incontro alle aspettative del gruppo Fincantieri presieduto da Giampiero Massolo e guidato dall’amministratore delegato, Giuseppe Bono, che a questo fine si era speso molto in ambienti istituzionali durante la scorsa legislatura.

Nella legge di Bilancio 2018 fu previsto che gli impegni assunti da Sace in settori strategici per l’economia italiana, Paesi strategici di destinazione ovvero società di rilevante interesse nazionale in termini di livelli occupazionali sono garantiti direttamente dallo Stato.

In sostanza con il modello State account la garanzia al finanziamento della sola parte residua di rischio concentrato – e solo dopo escussione della garanzia in capo a Sace che impedisce il moral hazard – viene concessa direttamente dalla Repubblica italiana.

“Norma Bono”, è stata ribattezza non a caso negli ambienti delle compagnie di riassicurazione.

Una previsione normativa, sottolineano fonti del comparto cantieristico, che di fatto non è mai stata attuata. O meglio, è necessaria una delibera del Cipe per definire il funzionamento del meccanismo.

Al Mef da tempo si pensa di prevedere nella convenzione con Cdp e Sace una sorta di governance rafforzata. Ossia poter effettuare una verifica di pre-fattibilità o eleggibilità con una preventiva delibera Cipe che definisce Paesi e settori prioritari.

Inoltre solo in caso di delibere su sistema State account sarà integrato il board di Sace con i dirigenti dello stesso Tesoro visto che la parte residuale di rischio concentrato ricadrà in parte sui libri del Mef.

Come si vede, il groviglio tecnico-normativo-assicurativo si intreccia in queste ore con le tensioni (eufemismo) per il rinnovo dei vertici della società Sace.

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