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Carige

Carige, ecco perché i piccoli azionisti sbuffano contro Ccb (Cassa centrale banca)

Cosa sta succedendo in Carige con i piccoli azionisti che chiedono lo stesso sconto di Ccb (Cassa centrale banca) per partecipare all’aumento di capitale e i sindacati che temono uno smantellamento dell’istituto ligure   I piccoli azionisti di Carige tornano a farsi sentire. Dopo l’ultima assemblea di luglio – che ha decretato il salvataggio della…

 

I piccoli azionisti di Carige tornano a farsi sentire. Dopo l’ultima assemblea di luglio – che ha decretato il salvataggio della banca – hanno chiesto di poter partecipare all’aumento di capitale usufruendo di azioni a sconto. Ora rilanciano: che lo sconto sia del 47%, come quello che ha ottenuto Ccb – Cassa centrale banca, una delle due capogruppo delle Bcc – l’altra è Iccrea – che è diventata in questi mesi azionista dell’istituto di credito ligure e che potrebbe acquisire la maggioranza del capitale entro il 2021.

E anche dal fronte sindacale non mancano richieste perché il timore è che il piano di salvataggio in realtà “punti solo a smantellare”.

COS’E’ SUCCESSO NELL’ASSEMBLEA DI LUGLIO

Nell’ultima assemblea di Carige gli azionisti a maggioranza hanno detto sì alla ricapitalizzazione della banca approvando un piano da 900 milioni, di cui 700 milioni di aumento di capitale e 200 milioni di bond subordinato. In particolare Ccb, il gruppo bancario cooperativo che raccoglie circa 80 Bcc, ha sottoscritto 63 milioni di azioni e 100 milioni di bond con l’opzione di arrivare alla maggioranza dell’azionariato entro fine 2021 acquisendo quote dal Fondo interbancario di tutela dei depositi.

COS’HANNO CHIESTO A LUGLIO I PICCOLI AZIONISTI

Come racconta Il Sole 24 Ore, in estate i piccoli azionisti hanno chiesto di poter acquistare azioni a sconto per chi, già in possesso di quote di Carige, avesse partecipato al prossimo aumento di capitale. Nell’occasione Silvio De Fecondo, presidente di Azione Carige, aveva dichiarato al quotidiano confindustriale: “Il 31 luglio scorso i commissari di Carige (Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, ndr) ci hanno convocati dopo nostre ripetute richieste di attenzione. Avendo appreso che Ccb dovrebbe entrare in Carige con una quota inferiore al 10%, per poi salire prendendo altre azioni a sconto, avevamo chiesto che anche i piccoli azionisti potessero avere azioni a sconto, per riconoscere loro qualcosa che vada a compensare la fedeltà dimostrata alla banca, partecipando ai tre aumenti di capitale susseguitisi in questi anni”. Durante l’incontro, come riferito da De Fecondo, i tre commissari di Carige hanno detto di aver trasferito l’istanza al Fondo interbancario di tutela dei depositi e di averla comunicata alla Banca centrale europea.

COSA CHIEDONO ORA

In un’intervista al Corriere del Trentino, sempre De Fecondo lancia un appello per usufruire dello stesso sconto di Ccb partendo da un assunto: “Abbiamo come obiettivo il salvataggio ella banca e dopo anni tormentati siamo di fronte alla prima soluzione industriale. Nei 9 mesi di commissariamento quella con Ccb è emersa come l’unica possibilità di rilancio”.

Sulla possibilità di azioni legali per fermare il riassetto dell’istituto di credito, magari da pare dell’ex azionista di maggioranza, la famiglia Malacalza, De Fecondo è altrettanto chiaro: “Non abbiamo elementi, allo stato attuale, per dire se ci siano veramente intenzioni di questo tipo”.

Il presidente dell’associazione Piccoli azionisti però arriva al punto evidenziando come il fronte da lui guidato sia “molto importante in Carige, costituisce il 40% dell’azionariato” e “sarebbe un segnale di attenzione importante verso i vecchi soci e aiuterebbe l’integrazione fra i due gruppi” se si potesse ricevere uno sconto uguale a quello avuto da Ccb. Secondo De Fecondo “così facendo l’operazione sarebbe maggiormente apprezzata a livello del nostro territorio”.

LE LAMENTELE DEI SINDACATI

Preoccupazioni arrivano dalle sigle sindacali che, con la Fabi, arrivano a dire: “Non c’è nessuna ipotesi di rilancio”. Il piano di riassetto del gruppo prevede infatti la chiusura di 45 filiali su 482 e 800 esuberi su 4.200 dipendenti entro il 2023. Secondo il sindacato più rappresentativo dei bancari, che ha diramato una nota firmata dal segretario nazionale Mauro Scarin e dal segretario Fabi Genova Riccardo Garbarino, il piano “non presenta alcuna ipotesi di rilancio ed alcuna ipotesi di futuro che non sia una pesante involuzione. Anche per questi motivi lo riteniamo inaccettabile”.

Non si è fatta attendere la risposta della banca: “Il piano in questione prevede un forte rilancio industriale e commerciale dell’istituto ed è il solo piano che può essere utilizzato nella procedura essendo stato parte integrante del progetto approvato dall’assemblea e concordato con Fitd”.

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