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Carige

Carige: l’ipotesi Bper, l’indifferenza di Cimbri (Unipol), i dubbi M5S su Mediocredito centrale e Credito Sportivo

Tutte le ultime novità e le ultime dichiarazioni sul dossier Carige tra finanza e politica

I Pentastellati nutrono dubbi sul tipo di salvataggio pubblico di Carige. Si rincorrono i rumors sui fondi esteri che si affacciano al dossier ma poi si dileguano (il fondo Apollo comunque viene visto di buon grado in casa della Bce). Mentre sullo scenario Bper per Carige oggi il numero uno di Unipol, Carlo Cimbri, taglia corto: “Occorre una soluzione industriale e al momento non ci sono le condizioni per un intervento di Bper”, ha detto Cimbri alla guida di Unipol che è primo azionista di Bper.

Ecco tutti gli ultimi dettagli.

LE IPOTESI DI INTERVENTI STATALI

Nella maggioranza di governo sono poco convinti dalla bontà dei protagonisti della cordata che dovrebbe salvare Banca Carige: il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, gli azionisti genovesi e le Banche Pubbliche (MCC-MedioCredito Centrale di Invitalia e Credito Sportivo) non convincerebbero appieno la maggioranza di governo sulla continuità e sulla solidità del gruppo così composto.

CHE COSA SI DICE NELLA MAGGIORANZA SU CARIGE

Secondo quanto scritto nei giorni scorsi prima dal Messaggero e ieri dal quotidiano Repubblica, molti esponenti di Lega e in particolare di M5S sarebbero fortemente critici sul dossier Carige e sulla piega che sta prendendo la situazione, non senza qualche interesse. Il governo si è comunque già adoperato per soccorrere l’istituto genovese con un intervento normativo (qui l’approfondimento di Start).

I NUMERI IN BALLO

Finanziariamente occorrono circa 800 milioni di euro per consolidare il patrimonio della banca ligure, ma mancherebbe il partner industriale in grado di risollevare la banca, secondo il loro giudizio e nonostante gli interventi degli azionisti abbiano reclamato il ruolo per sé.

I MUGUGNI A 5 STELLE

“Mcc è troppo piccola”, dice un esponente di spicco del Movimento 5 Stelle a Start Magazine. A sostenere le perplessità anche sul Credito Sportivo (che ha un oggetto sociale poco consono allo scopo) ci sarebbero in primis i pentastellati Laura Castelli, viceministro dell’Economia, e il deputato Alessio Villarosa.

CHE COSA HA DETTO CIMBRI DI UNIPOL SU CARIGE

Per Carige occorre una soluzione industriale e al momento non ci sono le condizioni per un intervento di Bper. Lo dice oggi in un’intervista al Sole 24 Ore Carlo Cimbri, amministratore delegato del gruppo Unipol che è appena salito al 19,9% nell’azionariato Bper. Quanto alla prospettiva di ulteriore consolidamento nel settore bancario, il numero uno Unipol e primo azionista Bper ritiene che sia prematuro parlare di un coinvolgimento Bper. Cimbri aggiunge che l’Italia ha comunque bisogno di “un’altra grande banca nazionale oltre a Intesa Sanpaolo”.

LE PROSPETTIVE DI CARIGE

“Unipol è salita al 19,9% di Bper”, e “per Carige la migliore opzione è un’operazione industriale, ma al momento non ci sono le condizioni”, così  Cimbri, ceo di Unipol e presidente di UnipolSai, parla della nuova sfida che rappresenta l’investimento in Bper, nel corso di un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore: “Credo che in queste situazioni se non si cercano soluzioni industriali di fatto si rimanda solo il problema. L’approdo futuro di Carige, a mio parere, deve essere all’interno di un gruppo bancario. Detto questo, Bper in questo momento ha il suo programma e lo sta portando avanti. Oggi non ci sono le condizioni per fare un’operazione. In prospettiva però Bper dovrà per forza mettersi in gioco in un’ottica di potenziale consolidamento del settore. È prematuro parlarne. Di consolidamento si discute da tanto tempo e per come è strutturato il settore bancario è un passaggio necessario. Poi, per realizzarlo, bisogna che si creino le condizioni giuste. Indubbiamente c’è bisogno di un’altra grande banca nazionale oltre a Intesa Sanpaolo”.

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