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Carige

Carige, la Bce strizza l’occhio al fondo Apollo?

Che cosa succede sul dossier Carige? Ecco le ultime novità

 

La Bce ha concesso un ulteriore mese di tempo per trovare una soluzione alla crisi di Banca Carige. Nel corso della riunione del supervisory board che si è tenuta tra martedì e ieri a Francoforte (con la partecipazione del dg di Banca d’Italia Fabio Panetta) l’organo di vigilanza avrebbe sostanzialmente accolto la richiesta dei commissari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener alla luce degli sviluppi emersi negli ultimi giorni.

IL RUOLO DI APOLLO IN CARIGE

A favore della banca genovese avrebbe giocato soprattutto l’offerta vincolante presentata nella serata di lunedì dal fondo Apollo Global Management che di fatto rappresenta la prima proposta concreta arrivata sul tavolo dei commissari.

L’OFFERTA DI APOLLO

L’offerta, migliorativa rispetto a quella formulata la scorsa settimana, prevederebbe una maggiore iniezione di capitali (fino a 200 milioni) e una forma di ristoro per il Fitd e per gli attuali azionisti che, nella precedente versione, sarebbero stati fortemente penalizzati.

L’ESAME DELL’OFFERTA DI APOLLO PER CARIGE

Va detto che l’offerta è soggetta a una due diligence fiscale e contabile e all’approvazione del regolatore, ma i commissari della banca si sentono relativamente più tranquilli rispetto a qualche giorno fa.

I DUBBI DEL FONDO FITD

Più cautela si registra invece tra gli istituti contributori del Fitd e, proprio per discutere gli elementi più controversi, nei prossimi giorni i vertici del fondo dovrebbero incontrare quelli di Apollo.

LA DUE DILIGENCE

Proprio ieri intanto il Fitd ha avviato la due diligence sugli asset della banca genovese alla luce della strategia definita negli ultimi giorni. L’esame dovrebbe durare un paio di settimane, con l’obiettivo di incardinare il salvataggio e portarlo al vaglio del Fitd nella seconda metà di luglio. Quello che il Fitd ha in mente è una soluzione di sistema incardinata sulle due braccia dell’organo, lo Schema volontario e quello obbligatorio. Il primo sarebbe orientato a convertire in equity il bond subordinato da 312 milioni sottoscritto alla fine dell’anno scorso.

I NUMERI IN BALLO

Altri 200 milioni potrebbero arrivare dal braccio obbligatorio che, alla luce della favorevole sentenza della Corte Ue sulla vicenda Tercas, avrebbe ora margine per intervenire direttamente. Questo ulteriore esborso non sembra comunque preoccupare il sistema perché il fondo obbligatorio potrà attingere alle risorse già presenti in cassa che dovranno poi essere riversate dalle banche nei prossimi anni.

IL PESO DEI MALACALZA

Al fianco del Fitd dovrebbero muoversi anche alcuni azionisti di Carige, a partire dalla famiglia Malacalza che potrebbe partecipare all’aumento di capitale per una cinquantina di milioni. Per chiudere il cerchio serviranno però nuovi investitori, privati o come extrema ratio pubblici. La soluzione più gradita ai regolatori e al sistema bancario è che si tratti di un istituto di credito, anche se per il momento i potenziali compratori si mostrano freddi sul dossier.

(estratto di un articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza; qui la versione integrale)

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