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Carige, ecco come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi e Banco Bpm spingono per un matrimonio

Fatti, numeri, indiscrezioni e scenari su Carige in amministrazione straordinaria

 

Sarà Unicredit a rilevare la barcollante Carige? O sarà Ubi a dare un futuro a Carige? O ci saranno altre operazioni? In attesa di sapere che cosa succederà alla banca ligure da oggi in amministrazione straordinaria, un fatto è certo: il sistema bancario invoca l’intervento di un’altra banca, ovvero di una fusione.

E’ quello che si desume dalle parole odierne dei vertici del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), sostenuto da tutte le banche che operano in Italia.

Ecco quello che ha detto il presidente del Fitd, Salvatore Maccarone: la bocciatura dell’aumento di capitale di Carige “è la prova che il meccanismo di governo complessivo si è inceppato, per cui questo provvedimento è l’unica cosa che poteva essere fatta. Noi lo condividiamo in quanto servirà a portare avanti il progetto originario” che prevede l’ “aggregazione con un’altra banca”, ha dichiarato Maccarone all’Ansa. “Siamo fiduciosi che i commissari, con il controllo delle autorità, porteranno avanti rapidamente questo progetto”, ha aggiunto il presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi.

CHE COSA AUSPICANO LE BANCHE

E le banche, che hanno sottoscritto il bond propedeutico all’aumento di capitale non approvato poi dal maggior azionista di Carige, Malacalza, sono già pronte a venire di nuovo incontro a Carige: lo Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi potrebbe rivedere il tasso monstre del 16% del bond subordinato da 320 milioni di euro emesso da Carige, che costerebbe alla banca 51,2 milioni di euro all’anno di interessi.

LA QUESTIONE DEL BOND E DEL TASSO

Ha detto Maccarone: “Il tasso del 16% non era una sanzione ma un elemento che avrebbe dovuto indurre l’assemblea ad aumentare il capitale e quindi a consentire la conversione” del bond in azioni. “Questo non si è verificato, quindi vedremo. Adesso dialogheremo con la banca con cui abbiamo un rapporto di collaborazione assoluta”, ha detto Maccarone. “Certo è un tasso elevato che se dovesse produrre i suoi effetti a lungo sarebbe un onere consistente. Noi speriamo che questa cosa non duri tanto e che la soluzione diventi disponibile abbastanza rapidamente, anche se non sono cose che si fanno in poche settimane. Ma la linea e’ tracciata e se esiste un interesse” da parte di qualche banca per Carige “speriamo che emerga rapidamente”.

LO SCENARIO POST AUMENTO DI CAPITALE

Ma a questo punto l’aumento di capitale potrebbe non essere più necessario: per varare un aumento di capitale “ci vuole la delibera dell’assemblea. Però bisogna vedere come evolverà la situazione perché l’aumento di capitale potrebbe non essere fatto se ci fosse un’aggregazione”, ha detto il presidente del Fondo. Anche in tal caso “ci vorrebbe comunque una delibera assembleare” e dunque il sostegno della famiglia Malacalza. Che è stata di fatto silurata dalla decisione della Bce di commissariare Carige.

LO SCENARIO UNICREDIT, UBI BANCA O BANCO BPM

La spinta verso un’aggregazione che arriva dal sistema bancario eviterebbe tra l’altro, nota un addetto ai lavori, la possibilità che il Fondo interbancario converta il bond in azioni: un’eventualità prevista all’atto della sottoscrizione ma che le banche consorziate puntano ad evitare perché non vogliono diventare azionisti rilevanti del gruppo ligure. Meglio un’aggregazione-salvataggio con il beneplacito di Banca centrale europea e Banca d’Italia. Chi si immolerà alle esigenze sistemiche? Unicredit, Ubi Banca o Banco Bpm?

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