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Carige

Carige e Creval, ecco tensioni e baruffe in vista delle assemblee

Il punto sulle prossime tappe di Carige e Credito Valtellinese (Creval) con i fronti contrapposti di azionisti e gli scenari di aggregazioni e fusioni. Fatti, nomi e indiscrezioni

Entro il 12 ottobre potrebbero cambiare equilibri bancari non secondari in Italia. Infatti il 20 settembre è in programma l’assemblea di Carige e il 12 ottobre quella di Creval (Credito Valtellinese).

In entrambe i casi sono in lizza soci che intendono ribaltare gli attuali vertici e imprimere agli istituti di credito una svolta anche dal punto di vista azionario attraverso aggregazioni o ingressi di penso nel capitale anche di provenienza estera.

Paladini di questo scenari sono da un lato, nel caso di Carige, il finanziere Raffaele Mincione, e dall’altro lato, nel caso del Credito Valtellinese (Creval), il socio francese Dumont.

CHI PUNTA AD APRIRE CARIGE E CREVAL

Nel caso di Carige, infatti, Mincione si contrappone alla famiglia Malacalza che, seppure contestando l’attuale vertice, ossia l’ad, Paolo Fiorentino, ha come strategia di assetto azionario una sorta di arrocco territoriale, escludendo quindi acquisizioni da parte di altri o comunque aggregazioni che svilirebbero secondo l’imprenditore Malacalza la genovesità dell’istituto; anche se il ceo in pectore in caso di vittoria di Malacalza, Fabio Innocenzi, non ecluderebbe alcuna ipotesi.

LA STRATEGIA DI MINCIONE

Invece il finanziere Mincione è più deciso in direzione di un’aggregazione, auspicata senza tante perofrasi. Mincione ha parlato apertamente di “operazione di mercato” per Carige. Vuole vendere subito?, ha chiesto la settimana scorsa Andrea Montanari di Mf. Risposta di Mincione: “Sposo la linea della Bce, in termini di concentrazioni di mercato. Ma sono azionista e non voglio certo svendere. Se diventerò il presidente di Carige intenderò definire un percorso chiaro e coerente e portare a compimento un’operazione di mercato”.

LE IPOTESI BANCO BPM E UBI PER CARIGE

Domanda di Mf: “Tutti pensano a un suo piano per aggregare la banca con il Banco Bpm. O ci sono altri pretendenti come Ubi?” Ecco come ha risposto Mincione: “Ora, a un mese dell’assemblea e come ipotesi di scuola vedo le opzioni che cita lei, quindi Banco Bpm e Ubi ben posizionate e affiancate. Ma esistono anche altre opzioni di mercato”. Il giorno stesso, comunque, sia Banco Bpm che Ubi hanno smentito trattative o altro con Carige. Mentre presto l’associazione dei piccoli soci di Carige dichiarerà l’appoggio alla lista Mincione, che conta anche sul sostegno degli altri soci, Volpi e Spinelli.

IN SUBORDINE BPER E CREDEM

Il finanziere, comunque, pensa anche come ipotesi a Bper e Credem: “Sono due nomi che possono avere senso. Ma c’è spazio per delle sorprese. Partendo dal presupposto che Carige resti un brand territoriale si può trovare una fabbrica prodotto che voglia fare alleanze strategiche”, ha detto.

CHE COSA SUCCEDE NEL CREDITO VALTELLINESE

Giorni di attesa e di tensioni anche in casa del Credito Valtellinese. Si è aperta infatti la sfida per il rinnovo del consiglio di amministrazione del Creval. E la contesa si profila tra due azionisti di rilievo della banca, entrambi francesi: “Denis Dumont e il Credit Agricole che, a meno di intese ad oggi improbabili, si dovrebbero presentare su fronti opposti”, ha scritto il Sole 24 Ore.

LE PROSSIME TAPPE DEL CREVAL

Il board della banca valtellinese ha convocato l’assemblea chiesta dallo stesso Dumont (socio attraverso la holding Dgfd al 5,78%) per il 12 ottobre prevista a Milano. I soci saranno chiamati a votare sulla revoca del consiglio di amministrazione e, in caso di approvazione della mozione, la nomina del nuovo board, la cui scadenza naturale era fissata per la prossima primavera.

LE MIRE DI DUMONT

Con una mossa dirompente come la richiesta di revoca dell’intero cda, Dumont va allo scontro aperto con l’attuale vertice e chiede a tutti gli azionisti di schierarsi, con o contro di lui. Nel mirino dell’imprenditore francese in particolare c’è il presidente Miro Fiordi, che nel corso degli ultimi mesi aveva detto no all’ipotesi di un ricambio nel cda chiesto a gran voce proprio dall’imprenditore francese, desideroso di avere una propria rappresentanza nella stanza dei bottoni.

LA RICOSTRUZIONE DEL SOLE 24 ORE

“L’imprenditore era entrato nel 2017, e aveva partecipato all’aumento di capitale da 700 milioni nella prospettiva di una rapida operazione di M&A che valorizzasse l’investimento fatto. Operazione che, alla luce del rallentamento del risiko e ora della stessa partnership con l’Agricole, appare un po’ più lontana”, ha ricordato il Sole.

L’ASSETTO AZIONARIO DEL CREDITO VALTELLINESE

Oggi l’azionariato del Creval è formato in prevalenza da fondi di investimento ed hedge fund che detengono la maggioranza del capitale. Tra i soci più rilevanti si segnala il fondo Hosking partners (5,05%), il fondo Algebris di Davide Serra (5,28%) e Robert Pitts (8,5%).

IL RUOLO DEL CREDIT AGRICOLE

Ma il soggetto della compagine azionaria forse più rilevante è il Credit Agricole, che dallo scorso 26 luglio è entrato nel capitale della banca lombarda con una quota del 5% destinata a crescere fino al 9,9%. La partecipazione rientra nel quadro di una partnership realizzata tra i due gruppi sul fronte della bancassurance.

LO SCENARIO PER IL CREVAL

“Ma è chiaro che, nella prospettiva di un ipotetico consolidamento tra realtà bancarie ispirato dalla stessa vigilanza Bce, la partecipazione non possa essere considerata neutra, ma anzi possa costituire la base per una possibile alleanza da costruire nel medio periodo”, ha scritto il Sole: Non a caso fonti vicine alla banca francese evidenziano il clima costruttivo e di grande fiducia nei confronti dell’attuale management e della presidenza”.

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