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Banca Generali

Ecco come Caltagirone guarda alla presidenza di Assicurazioni Generali

L'articolo di Michele Arnese

 

Non c’è solo l’ipotesi di una conferma di Gabriele Galateri per la presidenza di Assicurazioni Generali. Ci sono anche gli scenari che indicano i due scalpitanti soci del Leone di Triste, Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, sempre più interessati a seguire in prima persona la partita per la nomina del futuro presidente del colosso assicurativo italiano. E le attenzioni degli osservatori si appuntano sempre più su mosse e aspirazioni latenti del costruttore ed editore Francesco Gaetano Caltagirone, come peraltro da ottobre scrive Start Magazine (qui qui gli ultimi articoli sul tema).

Oggi è il Sole 24 Ore a sottolineare l’attivismo dei due due imprenditori italiani anche alla luce di alcune novità che riguardano l’attuale presidente Galateri, in scadenza nella prossima primavera e che non poteva essere confermato visto che ha più di 70 anni.

Ma lo scorso 12 dicembre il consiglio di amministrazione di Assicurazioni Generali ha votato l’eliminazione dei limiti di età per la carica del numero uno e dei consiglieri, fissati rispettivamente a 70 e 75 anni. Norma che impediva ai soci di proporre nuovamente Galateri alla presidenza. Ma che impediva anche la nomina a presidente, ad esempio, di Caltagirone (nato il 2 marzo 1943).

Poi, però c’è stata una novità che – secondo il Sole 24 Ore – ha sorpreso molti soci del Leone: “Il 14 dicembre scorso, appena due giorni dopo il consiglio delle Generali, Vivendi ha chiesto la revoca del cda Tim e nel farlo ha presentato una lista di cinque candidati tra i quali figura anche Galateri“.

A questo si è sommato il fatto che, sulla carta, l’eliminazione del vincolo dell’età amplia il ventaglio dei potenziali candidati – ha sottolineato oggi il Sole – inclusi lo stesso Caltagirone e Del Vecchio (nato il 22 maggio 1935).

Nel frattempo gli sbuffi che Caltagirone diffondeva sul piano industriale in gestazione da parte dei vertici del gruppo capitanato dall’ad, Philippe Donnet, e che avevano animato in autunno le cronache giornalistiche, si sono dissolti con la presentazione del piano triennale a novembre.

Insomma i dubbi, i rilievi e le perplessità che avrebbero avuto i due imprenditori sulla strategia di Donnet – a leggere i quotidiani di settimane fa non smentiti dai due imprenditori – sono svaniti del tutto.

Le ragioni si possono immaginare. “Vogliamo far crescere il dividendo, 4,5-5 miliardi saranno utilizzati per distribuire dividendo agli azionisti”, ha infatti affermato il 21 novembre il Ceo di Generali, Philippe Donnet nel presentare il piano 2019-2021. Si tratta di una quota del “cash totale del piano, pari a 10 miliardi che vengono dalla nostra generazione operativa di cassa e da dismissioni di attività”. Il resto del totale verrà usato per 1,5-2 miliardi per ridurre il debito e per altri 3-4 miliardi per la crescita, ha aggiunto Donnet.

Cinque miliardi di dividendi nel triennio equivalgono, secondo le stime delle Generali, a un payout ratio, vale a dire la percentuale di utili distribuita appunto ai soci come dividendo, compreso tra il 55 e il 65 per cento.

Ciò si tradurrebbe in cedole da 650 milioni nel triennio per Mediobanca, mentre a Caltagirone, Del Vecchio e alla famiglia Benetton andrebbero rispettivamente circa 230, 175 e 150 milioni. “Cifre importanti, insomma, che potrebbero giustificare ulteriori arrotondamenti delle partecipazioni, cosa che naturalmente renderebbe le cedole stesse ancora più consistenti”, ha chiosato Business Insider Italia.

Nel frattempo, i due imprenditori continuano a crescere nel capitale. Ieri il patron di Luxottica-Essilor si è portato al 4,17% ed è sempre più proiettato verso il 5%. “Valore, peraltro che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe crescere ulteriormente e superare tale soglia se i prezzi consiglieranno l’investimento”, ha aggiunto il Sole. Caltagirone, invece, ha già raggiunto il 4,78% ma in prospettiva punta al 5 per cento, secondo quanto raccontano da tempo le cronache giornalistiche. Ma tra Roma e Milano c’è chi ha sentito che Caltagirone punti in verità al 7%. Si vedrà.

Sta di fatto che, considerando il 3% di Edizione dei Benetton (ora in tutte altre faccende affaccendati tra Atlantia e Autostrade per l’Italia), il fronte dei soci privati in Generali è a un passo da Mediobanca che detiene il 13% del Leone. E saranno i vertici della banca d’affari capeggiata da Alberto Nagel a dare le carte nella presentazione della lista dei candidati per il prossimo consiglio di amministrazione.

Ma Caltagirone e Del Vecchio non assisteranno solo come spettatori alle decisioni di Nagel. Vorranno partecipare alla partita in prima persona. Magari, specie Caltagirone, per fare personalmente goal.

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