Dibattito accanito su Twitter. Oggetto: i Mini-bot. Ecco che cosa è successo alla Camera e le reazioni istituzionali e non solo.
CHE COSA HA VOTATO LA CAMERA
Il via libera all’unanimità della Camera a una mozione che impegna il governo a varare un provvedimento per il pagamento dei debiti della pa alle imprese in titoli di Stato di piccolo taglio ha fatto fibrillare i mercati lo scorso fine settimana e ha innescato un dibattito tra gli addetti ai lavori.
CHI HA VOTATO LA MOZIONE
La mozione impegna il governo a utilizzarli per pagare i debiti della Pa verso le imprese viene approvata all’unanimità alla Camera, da uno schieramento di 476 deputati che va dalla Lega al Partito democratico passando per Fratelli d’Italia, Forza Italia, Leu e +Europa. Fautore del provvedimento in particolare è l’economista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera.
LA PRECISAZIONE DEL MEF
“Non c’è – ha precisato ieri il ministero dell’Economia – nessuna necessità né sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di Stato di piccolo taglio, per far fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane”, i cui tempi sono “in costante miglioramento”.
I minibot sono #bot, sono titoli del debito pubblico, piccoli, ma sempre debito pubblico è. Quindi non sono una soluzione al problema del #debitopubblico. Lo ha ricordato il Governatore #Bankitalia Ignazio #Visco oggi al #Festivaleconomia2019 in corso a #Trento #titolidistato pic.twitter.com/k8xEDSo4W2
— Banca d'Italia (@bancaditalia) June 2, 2019
Al tweet della Banca d’Italia che riportava il commento del governatore Ignazio Visco nel corso del Festival dell’economia a Trenta, ha risposto l’economista Claudio Borghi (Lega), presidente della Commissione Finanze della Camera, e Fabio Dragoni, animatore tra gli altri di Scenari economici, il sito fondato da Antonio Maria Rinaldi, economista e neo deputato europeo eletto nelle liste della Lega:
Tranquilla @bancaditalia, i minibot non servono per "risolvere il problema del debito pubblico" ma per pagare subito i creditori dello Stato. Il debito si riduce con la crescita. Mi fa piacere comunque che abbiate inquadrato bene la natura dello strumento.
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) June 2, 2019
Ma infatti i #minibot non servono a ridurre il debito pubblico. E neppure ad aumentarlo visto che certificano un debito già esistente. Già che c’eravate avreste potuto dire che non è vero che abbassano la glicemia. Anche quello è vero! https://t.co/Z7ME2MuVLv
— Fabio Dragoni (@fdragoni) June 2, 2019
A Borghi e non solo ha risposto tra gli altri l’economista Lorenzo Bini Smaghi, già nel board della Banca centrale europea:
I mini-bot non hanno scadenza, non hanno tasso d’interesse e vengono accettati dallo stato per pagare le tasse: sono moneta! È un modo per far stampare moneta allo stato…per pagare beni e servizi. Si chiama MMT. @YoramGutgeld https://t.co/jl2MhyjYQ8
— Lorenzo Bini Smaghi (@LBiniSmaghi) June 2, 2019
Significativo tweet anche quello di Andrea Roventini, economista, candidato da M5S in campagna elettorale come ministro dell’Economia:
I mini-bot sono armi di distruzione di massa per l'economia italiana. Ogni scelta che possa essere intesa come un passo per l'Italexit va evitata come la peste! I tempi di pagamento della PA si possono accorciare senza politiche voodoo che potrebbero farci molto male.
— Andrea Roventini (@AndreaRoventini) June 2, 2019
I minibot stanno mandando ai matti un po' di gente. Guardate che ne parliamo da anni, sono nel contratto di governo ed erano nel programma elettorale. Tutta questa agitazione perché sono stati votati anche dal PD? Che male c'è? E' una buona idea e condividerla è positivo.
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) June 2, 2019
Ecco di seguito il testo integrale della mozione votata all’unanimità
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Atto Camera
Mozione
1-00189
presentato da
MOLINARI Riccardo
testo di
Martedì 28 maggio 2019, seduta n. 179
La Camera,
premesso che:
il Ministero dell’economia e delle finanze l’8 maggio 2019 ha diffuso i dati aggiornati sul pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, rilevando un miglioramento sistematico dei tempi di pagamento, con in media un anticipo di un giorno rispetto ai termini previsti dalla legge;
in particolare, anche tenendo conto delle code dei pagamenti delle fatture del 2018 non ancora effettuati nel momento della rilevazione, si è registrato un significativo miglioramento rispetto ai tempi medi di ritardo relativi alle fatture del 2017 (10 giorni) e del 2016 (16 giorni);
la tendenza alla riduzione dei tempi di pagamento risulta generalizzata per i diversi comparti delle pubbliche amministrazioni e tali tempi sono mediamente inferiori di 8 giorni al Nord, con un valore medio leggermente superiore al Centro ed al Sud;
il sistema informativo della Piattaforma per i crediti commerciali (PCC) ha registrato il pagamento di 20,3 milioni di fatture, su un totale di 28 milioni di fatture emesse nel 2018 e, dal 1° gennaio 2019, con l’avvio del sistema SIOPE Plus, per la maggior parte degli enti è partita l’acquisizione automatica dei dati di pagamento;
il sistema Siope Plus, infatti, consente di acquisire informazioni dagli enti «in automatico», liberando gli stessi dall’obbligo di provvedere alla trasmissione elettronica alla piattaforma elettronica PCC di dati riguardanti il pagamento delle fatture, che ha costituito la principale criticità del precedente sistema di monitoraggio dei debiti commerciali e dei relativi tempi di pagamento;
l’attuale collegamento tra il sistema di contabilità Sicoge e PCC, affiancato dal Siope Plus, consentirà di ricevere in automatico in PCC tutte le informazioni sui pagamenti, garantendo una quasi totale copertura dell’universo delle pubbliche amministrazioni; la parte residuale di pubbliche amministrazioni che rimarrà scoperta è previsto venga gestita con interventi mirati;
tali dati e il trend positivo di riduzione dei tempi di pagamento dei debiti della pubblica amministrazione consentiranno all’Italia di eliminare il contenzioso con l’Unione europea con riguardo al rispetto della direttiva 2011/7/UE, recepita in Italia con il decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192, che ha stabilito il termine massimo di pagamento a 30 giorni, pena l’applicazione di interessi di mora;
lo stock di debito residuo scaduto e non pagato alle imprese al 31 dicembre 2018 era pari a circa 26,9 miliardi sul complesso dei 28 milioni di fatture, ma tale debito con le imprese è destinato a ridursi sensibilmente allorquando emergeranno i nuovi dati sui pagamenti che tutte le amministrazioni hanno dovuto inviare entro il 30 aprile;
la legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145 del 2018), infatti, all’articolo 1, comma 867, ha stabilito che, solo per il 2019, le amministrazioni dovevano comunicare lo stock di debiti commerciali residui scaduti e non pagati entro il 30 aprile 2019 mentre a regime, ovvero a decorrere dal 2020, il termine sarà anticipato al 31 gennaio di ogni anno;
la stessa legge di bilancio ha, inoltre, previsto un meccanismo di anticipazione di tesoreria per gli enti locali e le regioni, con il coinvolgimento di banche, intermediari finanziari, Cassa depositi e prestiti S.p.a. e le istituzioni finanziarie dell’Unione europea, volto proprio all’ulteriore smaltimento dei debiti maturati alla data del 31 dicembre 2018, con la contestuale previsione di una serie di incentivi e di penalità per gli enti pubblici che garantiscano o meno il rispetto dei tempi di pagamento dei debiti commerciali, nonché è stata prevista la pubblicazione dei dati relativi all’ammontare dello stock di debiti commerciali residui scaduti e non pagati alla fine dell’esercizio precedente di ogni singola amministrazione sul sito istituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri,
impegna il Governo:
1) a dare ulteriore seguito al processo di accelerazione del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni, come evidenziato in premessa, anche valutando di assumere iniziative per l’ampliamento delle fattispecie ammesse alla compensazione tra crediti e debiti della pubblica amministrazione, oltre che la cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio, implementando l’applicazione di tutte le misure adottate nella legge di bilancio 2019, relative anche alle anticipazioni di tesoreria, per garantire il rispetto dei tempi di pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni ed uscire, così, dalla procedura d’infrazione che la Commissione europea ha avviato contro l’Italia sull’attuazione della direttiva sui ritardi di pagamento.
(1-00189) «Molinari, D’Uva».