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Borsa

Come le Borse scrutano Fed e bond

Il Taccuino di Polillo fra mercati e politica Giornata grigia per le borse europee che chiudono in perdita. Crescono i timori di una guerra commerciale dopo l’annuncio di Donald Trump di introdurre dazi per 50 miliardi di dollari sui prodotti cinesi. Decisione che ha provocato un’immediata replica da parte di Pechino, con l’annuncio di misure…

Giornata grigia per le borse europee che chiudono in perdita. Crescono i timori di una guerra commerciale dopo l’annuncio di Donald Trump di introdurre dazi per 50 miliardi di dollari sui prodotti cinesi. Decisione che ha provocato un’immediata replica da parte di Pechino, con l’annuncio di misure analoghe contro gli States. La piazza peggiore del Vecchio Continente è stata Francoforte che ha risentito anche della notizia degli arresti del Ceo di Audi, Rupert Stadler, oltre che della delicata situazione politica nel Paese sul tema dell’immigrazione, con il conflitto latente tra Angela Merkel ed il suo ministro dell’Interno.

L’ANDAMENTO DI BORSA E DELLO SPREAD

Milano ha registrato una delle performance migliori d’Europa: il Ftse – Mib ha perso lo 0,41%, ma per lo 0,2% ha pesato lo stacco delle cedole di cinque pesi massimi del paniere principale: St, Poste, Terna, Snam ed Exor. Lo spread è calato in area 215 punti, con il rendimento dei titoli a dieci anni al 2,55%.

TITOLI CHE SALGONO E CHE SCENDONO

Non sono mancate le sorprese con Unicredit e Banca Intesa che mettono a segno, dopo diversi giorni, un piccolo rialzo, rispettivamente dello 0,34 e dello 0,24 per cento. Positive anche Telecom Italia (+0,2%) ed Unipol (+0,4%). Mentre perdono: Luxottica (-1,5%) e Buzzi (-1,18%). Sul mercato valutario, l’euro, che in mattinata era sceso sotto la soglia di 1,16, sul finale si è attestato a 1,1610 dollari in linea con i valori di venerdì scorso (a 1,1612 dollari).

DOSSIER BOND

In questa calma un po’ piatta si sono visti alcuni fenomeni che andranno attentamente monitorati. Nelle decisioni di finanziamento alcune aziende italiane hanno deciso di emettere bond a 7 anni con un rendimento pari al 3,75 per cento e possibilità di riacquisto dopo i primi due anni. L’operazione avviata da Alerion Clean Power, una società controllata da Fri-El Green Power, da Elettricitè de France e dal Fondo italiano F2ì, che si occupa di energia elettrica e di fonti rinnovabili, riguarderà un pacchetto che oscilla tra i 130 ed i 150 milioni. E’ il primo segnale di quello che potrebbe accadere con la fine del quantitative easing.

EFFETTO STRETTA FED IN USA?

Ma le cose non brillano nemmeno negli Stati Uniti. La stretta voluta dalla Fed sta determinando una convergenza dei tassi a breve con quelli a lungo sui Treasury. Il preludio, in prospettiva, di una possibile crisi. In generale questo segnale viene interpretato come un segnale di sfiducia. Conterebbero meno le prospettive di lungo periodo, visto che l’eventuale inversione del ciclo finanziario potrebbe compromettere l’intera situazione.

COME VANNO PIL E PETROLIO

Intanto in Italia Unicredit segnala qualche perturbazione. “Nel primo trimestre 2018 – ricorda il suo report mensile – il Pil dell’Italia aumenta dello 0,3 per cento sul trimestre precedente e dell’1,4 sull’anno, con un rallentamento nel confronto con il quarto trimestre 2017.” Il massimo contributo alla crescita è venuto dall’andamento delle scorte, cresciute dello 0,7 per cento. Dato più che volatile. “Ad aprile la produzione industriale diminuisce dell’1,2 per cento su marzo, e dell’1,9 sull’anno”. Segnali di tensione si intravedono nel clima di fiducia delle imprese e dei consumatori che peggiora. Mentre l’inflazione – visto l’andamento del prezzo del petrolio – sale dallo 0,5 all’1 per cento. Per fortuna “continua il calo delle sofferenze. Quelle delle imprese sono stabili rispetto a marzo (-0,3 per cento), ma mostrano una forte riduzione sull’anno: il 21 per cento”.

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