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2022

Vi spiego perché le borse (non solo europee) sono fiacche

Il Taccuino di Polillo fra politica e mercati con un focus sulle borse europee Effetto Trump e non solo. Pioggia di vendita su tutte le borse europee, i cui indici principali perdono, mediamente, intorno al 2 per cento. Mai una notizia, come quella pubblicata dal Wall Street Journal, fu foriera di così immediate conseguenze. LE…

Effetto Trump e non solo. Pioggia di vendita su tutte le borse europee, i cui indici principali perdono, mediamente, intorno al 2 per cento. Mai una notizia, come quella pubblicata dal Wall Street Journal, fu foriera di così immediate conseguenze.

LE IRE DI TRUMP SULLA CINA

Al centro l’ira funesta di Donald Trump ed i suoi propositi di inasprire il contenzioso con la Cina: colpevole di voler acquisire una posizione dominante nel settore delle alte tecnologie, utilizzando come Cavallo di Troia uno dei principali alleati degli stessi Stati Uniti. Quel Canada, da sempre in ottimi rapporti, non solo commerciali, con il suo confinante, ma ora sospettato di tirare la volata a Huawei, il grande colosso cinese che opera nel campo delle telecomunicazioni.

LE MIRE DI PECHINO

Ma non è certo la produzione di telefonini, seppur venduti ad un costo più che competitivo, che preoccupa il Presidente americano. Sono soprattutto le ambizioni che animano il management del gruppo ed i suoi rapporti strutturati con il Governo del Celeste impero. Rapporti che alimentano più di un sospetto circa la volontà cinese di acquisire una posizione dominante in uno dei settori più sensibili, anche per la sicurezza nazionale. Investimenti colossali per divenire leader mondiali del 5G, la banda wireless di ultima generazione, che dischiude le porte del futuro. Sensori per il controllo intelligente delle città, internet delle cose, auto senza conducenti. Con un follow out più tradizionale, nel campo dei big data e del controllo delle informazioni. Pericoli che lo stesso Barack Obama aveva additato.

CHI TEME HUAWEI

Huawei si presenta ai mercati con un fatturato da 93 miliardi di dollari. Più grande di Nokia ed Ericsson, ma quel che più preoccupa è la rete capillare di rapporti che l’azienda cinese, braccio aziendale del Governo, ha saputo intessere con la maggior parte dei centri di eccellenza di molti Paesi europei. Rapporti costanti con le Università, continua acquisizione dei brevetti, sinergie con i centri pubblici e privati che, nei vari Stati, si occupano di informatica e comunicazione. Possiede ben quattro grandi centri di ricerca: di cui uno solo in Cina. Gli altri in Inghilterra, Germania ed Ottawa, nel Canada. Elementi questi che non hanno impaurito solo gli Stati Uniti. L’Australia, ha bandito, da tempo, la società dai propri bandi di gara.

I VORTICI PROTEZIONISTICI

Trump ha quindi reagito decidendo di imporre dazi anche nei confronti del suo storico alleato – il Canada appunto – non tanto per proteggere la produzione interna di acciaio e di alluminio, ma come avvertimento nei confronti di quell’intelligenza con il nemico, che inquieta l’Occidente. Il tutto a distanza di pochi giorni (6 luglio) da quando il protezionismo, quello tradizionale, diverrà operante nei confronti dell’Europa. La quale, a sua volta, ha preparato le conseguenti ritorsioni. Spingendo Harley-Davidson ad annunciare la decisione che realizzerà in Europa gli stabilimenti necessari per rifornire il mercato del vecchio Continente. Potenza della legge del contrappasso.

DOSSIER EUROPA

Ma, come si diceva all’inizio, non è solo Trump ad alimentare il pessimismo dei mercati. La situazione interna dell’Unione europea, come si è potuto vedere con i continui scambi di accuse, sul tema degli emigranti, non è delle migliori. I relativi contrasti rischiano, addirittura, di determinarne una possibile implosione. E questi pericoli allarmano ancora di più gli investitori che prendono il largo. E scelgono di rimanere liquidi. E’ un comportamento razionale?

OCCHIO AL DUE MERKEL-MACRON

L’incontro tra Angela Merkel e Emmanuel Macron, nel castello di Mesenberg, ha fatto scattare un campanello d’allarme. Già si pensa al dopo del quantitative easing, anche se Mario Draghi ha promesso che i tassi d’interesse rimarranno congelati fino alla prossima estate. Tuttavia l’interrogativo rimane. Cosa succederà quando non sarà più possibile utilizzare il bazooka della Bce? Vi sarà un impulso deflattivo, dovuto all’inevitabile aumento dei tassi d’interesse? E quale sarà l’alternativa?

LE PROPOSTE SUL TAPPEO

Parigi e Berlino hanno proposto l’istituzione di un bilancio per l’Eurozona finalizzato a finanziare gli investimenti per promuovere la competitività e la convergenza. Un timido vagito. Ad esso dovrebbero accompagnarsi ulteriori risorse per far fronte a picchi di disoccupazione derivanti da choc avversi. I mercati hanno letto in queste misure come un preannuncio funesto e si sono comportati di conseguenza.

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