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Che cosa dicono Borsa e mister Spread di Carlo Cottarelli?

Il Taccuino di Gianfranco Polillo fra mercati e politica Momenti concitati in borsa, con lo spread che, dopo l’apertura di Wall Street, viaggia intorno ai 233 punti base, sfiorando il 10 per cento. Ed il Ftse-mib che perde oltre il 2 per cento. Tutto prevedibile data la complessa situazione del Paese. Se sono gli stessi…

Momenti concitati in borsa, con lo spread che, dopo l’apertura di Wall Street, viaggia intorno ai 233 punti base, sfiorando il 10 per cento. Ed il Ftse-mib che perde oltre il 2 per cento. Tutto prevedibile data la complessa situazione del Paese. Se sono gli stessi italiani a non capire bene ciò che è successo e che sta succedendo, figuriamoci i singoli operatori globali. Che guardano al mercato italiano, come da una lontana stazione spaziale. Hanno davanti agli occhi la sfera della Terra, ma l’Italia da lassù nemmeno si vede. Ed allora tanto vale liberarsi di titoli ingombranti il cui valore è soggetto al bizantinismo di regole autarchiche.

Ci vorrà quindi del tempo per capire quale delle due opposte tendenze prevarrà. Se si considereranno appetibili titoli che dal loro massimo relativo hanno perso fino al 25 per cento, come avvenuto per determinate banche. O se le incerte prospettive elettorali, che si profilano all’orizzonte, non si tradurranno in un rimedio peggiore del male che si voleva scongiurare. La sindrome Mac-Mahon: il Presidente della Terza Repubblica francese che nella seconda metà dell’800 cercò in ogni modo di evitare che la sinistra prendesse il potere. Sciogliendo la Camera dei deputati. Le successive elezioni portarono, nuovamente, all’affermazione dei suoi nemici. E fu allora che il leader dell’opposizione, Leon Gambetta, pronunciò la celebre frase, che fu una vera e proprio profezia. “Quando la Francia avrà fatto sentire la sua voce sovrana, credetemi Signori,” al Presidente non resterà che “sottomettersi o dimettersi”.

Carlo Cottarelli ha il difficile compito di riportare l’Italia verso una ritrovata normalità politica ed istituzionale. Nella speranza che i “guastatori” ancora all’opera, che parlano di impeachment, senza saper bene cosa sia, siano posti nella condizione di non poter nuocere. Si vedrà solo allora quale è l’effettivo credito dell’Italia sui mercati internazionali. Problema che dovrebbe interessare tutti. Le statistiche disponibili dimostrano infatti che, in Italia, le diseguaglianze sociali non sono aumentate, ma il maggior grado di povertà e di precarietà altro non è che la conseguenza della crisi sistemica che ha colpito il nostro Paese. Che pesa, soprattutto, (cosa scontata) sulle classi meno abbienti.
In attesa che il destino si compia, con ogni probabilità, assisteremo ancora ad alti e bassi. Sarà importante seguire la tendenza di fondo, per capire se si recupera o si scivola verso l’inferno.

Intanto la Borsa ha chiuso, con una perdita del 2,08 per cento. Mentre le altre borse europee segnavano cali molto inferiori, ed il Giappone un leggero incremento. Preoccupante il debole recupero di fine seduta. Segno di poco denaro sulle ricoperture. Banche in profondo rosso, a zavorrare l’intero listino. Perdono: Banca Generali -6,7%, Banco Bpm -6,6%, Bper Banca -5,8%, Finecobank -7,2%, Mediobanca -6,1%, Intesa Sanpaolo -3,2% e Unicredit -3,8%. Limitano le perdite le regine tra le blue chip. Vale a dire Fiat, Atlantia e Tenaris. Unico segno più, ma di poco, per Ferrari e Moncler.

E’ stato soprattutto l’andamento al rialzo dello spread a condizionare negativamente i valori in borsa delle banche. Partito basso, meno della chiusura di ieri, la sua progressione è stata costante fine a raggiungere l’apice della curva intorno all’ora di pranzo. Poi qualche tentativo di recuperare la posizione, ma dall’immediato pomeriggio l’indice è rimasto inchiodato intorno ai 230 punti base. Mentre i bonos spagnoli chiudevano con uno spread a 117,2 punti base: la metà esatta di quello italiano. Segno che la forbice si sta allargando ancora.

Speriamo che questi elementi siano presi in attenta considerazione dal ceto politico e ne influenzino le relative decisioni. Occorre ritrovare la calma, prima di procedere oltre. Esplorando il terreno di fronte a noi per evitare di precipitare in un possibile baratro. Il ricordo del Titanic dovrebbe far riflettere. Da quel naufragio non si salvò quasi nessuno. Morirono i paria della terza classe, ma stessa sorte toccò ai privilegiati che viaggiavano in prima. Cerchiamo di evitare che questa sciagura possa nuovamente ripetersi.

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