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Popolare Vicenza

Banca Etruria, Popolare Vicenza e Veneto Banca. Ecco perché il dossier rimborsi si ingarbuglia

Tutte le ultime novità da Bruxelles sul progetto del governo per rimborsare i cosiddetti truffati di Banca Etruria-Boschi oltre ai crac di Popolare Vicenza e Veneto Banca

I timori di Start Magazine si stanno concretizzando.

Rischia di complicarsi – si scriveva alcuni giorni fa – l’iter per il rimborso ai cosiddetti “truffati” delle banche: 300mila piccoli investitori coinvolti nel crac degli istituti di Banca Etruria, Popolare di Vicenza e Veneto Banca per il quale il governo ha stanziato in manovra 525 milioni l’anno fino al 2021 per indennizzarli. “La norma rischia, infatti, di cadere sotto la “tagliola” dell’Europa e di incappare in una procedura di infrazione”, si paventava.

LE PAROLE DI DI MAIO SUL PIANO DEL GOVERNO PER BANCA ETRURIA, POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA

Ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha reso note le perplessità di Bruxelles e ha assicurato: «La lettera sembra dirci “non lo potete fare”, noi lo faremo e basta. Non esiste che l’Ue ci debba dire come risarcire i truffati dopo che evidentemente Bce e Bankitalia non hanno controllato».

CHE COSA DICE BRUXELLES SUL PIANO DEL GOVERNO PER BANCA ETRURIA, POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA

Il portavoce dell’esecutivo comunitario Ricardo Cardoso ha spiegato ieri a Bruxelles che la Commissione è «in contatto» con il governo sulle «misure proposte». Il timore è che queste possano superare i limiti posti dalle regole europee.

LA QUESTIONE DEI RIMBORSI PER BANCA ETRURIA, POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA

Rimborsi simili sono già avvenuti in passato quando sono state notate vendite fraudolente di obbligazioni bancarie da parte di istituti credito. Tornano alla mente in Italia i casi di Veneto Banca, Banca popolare di Vicenza, Banca popolare dell’Etruria, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara. Tendenzialmente, i rimborsi riguardano obbligazioni, non azioni, e la responsabilità del rimborso è dell’istituto responsabile della truffa.

LA POSIZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA SINTETIZZATA DAL SOLE

Scrive il Sole 24 Ore: “La Commissione ha permesso in passato l’intervento dello Stato per venire incontro ai risparmiatori truffati. Ha posto tuttavia una serie di limiti. Deve esserci prima di tutto il giudizio di un organismo indipendente, tribunale o arbitrato. In secondo luogo, la banca colpevole deve essere fallita e non essere più sul mercato. In terzo luogo, la misura deve riguardare piccoli investitori. Infine, la compensazione può giungere solo dopo che sono state imposte eventuali misure di burden-sharing o bail-in, ossia di partecipazione alle perdite da parte di azionisti o obbligazionisti.

L’ANTEFATTO

Ma come nasce la vicenda? Nella prima versione del provvedimento, approvata alla Camera, era previsto l’obbligo di dimostrare di essere stati spinti ad acquistare i titoli dalle banche in violazione delle norme a tutela dei risparmiatori con una sentenza favorevole del tribunale o dell’Arbitro finanziario Consob (Acf). Ma poi nel passaggio al Senato con il maxiemendamento presentato dall’esecutivo, è stata modificata e si è deciso di concedere il rimborso in maniera generalizzata, in virtù di “violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza”, il cosiddetto “misselling”.

CHE COSA HA DETTO AUGELLO A START MAGAZINE

“Ma ora è emersa un’altra circostanza non nota e preoccupante – diceva giorni fa a Start Mag l’ex senatore di Fratelli d’Italia Andrea Augello che da tempo si occupa del caso dei risparmiatori truffati -. Lo scorso 16 dicembre il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, che per legge deve accertare in Italia la compatibilità delle norme finanziarie nazionali e internazionali che vengono applicate nel nostro Paese, ha messo nero su bianco come la norma che dovrebbe ristorare i risparmiatori sarebbe carente ed esposta a procedura di infrazione. Ciò per due ragioni: non dà i rimborsi caso per caso ai risparmiatori ma lì eroga erga omnes contraddicendo i principi di misselling e quelli statuiti dalla commissione Ue. E allarga la platea alle microimprese e alle onlus mentre secondo le regole europee dovrebbero essere solo i privati cittadini” a beneficiarne.

QUI L’APPROFONDIMENTO DI START MAGAZINE

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