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Carige

Carige, tutte le prossime mosse di Mincione contro Malacalza e pro Fiorentino

Puntellare il capo azienda Paolo Fiorentino. Mettere in secondo piano l’azionista di peso Malacalza. Dare input su operazioni in cantiere, come la vendita di partecipazioni. E pensare a un merger: con Banco Bpm o con Ubi. Ecco progetti e scenari sulle mosse, esplicite e implicite, del finanziere Raffaele Mincione che si sta incuneando sempre più…

Puntellare il capo azienda Paolo Fiorentino. Mettere in secondo piano l’azionista di peso Malacalza. Dare input su operazioni in cantiere, come la vendita di partecipazioni. E pensare a un merger: con Banco Bpm o con Ubi.

Ecco progetti e scenari sulle mosse, esplicite e implicite, del finanziere Raffaele Mincione che si sta incuneando sempre più in Banca Carige, squassata da tensioni e dissidi che hanno spaccato il consiglio di amministrazione, con dimissioni che hanno fatto rumore tanto sono state pregne di critiche a tratti anche virulente.

LA TELA CHE STA TESSENDO MINCIONE IN CARIGE

Il prossimo passo di Mincione – secondo le indiscrezioni che circolano in Borsa – sarà quello di sondare gli altri soci, compreso Gabriele Volpi (9%), per fare fronte comune in assemblea e inserire propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione. Il rischio concreto per l’azionista Malacalza Investimenti (20,6%) – critico con Fiorentino e in contrapposizione con Mincione – è di non riuscire più ad esprimere la maggioranza del consiglio.

L’ASSETTO AZIONARIO DI BANCA CARIGE

La situazione della compagine azionaria di Banca Carige al momento è la seguente: Malacalza Investimenti è titolare del 20,6% con facoltà di salire fino al 28%, Mincione supera ufficialmente il 5% ma già nei mesi scorsi era dato intorno all’8% e soprattutto in cerca di alleati tra gli investitori istituzionali per fare fronte comune contro i Malacalza.

IL FUTURO DI FIORENTINO

Che cosa succederà all’amministratore delegato? Fiorentino, finora, è stato sostenuto esplicitamente dallo stesso Mincione e ha raccolto anche negli ultimi giorni conferme di fiducia all’interno dello stesso consiglio di amministrazione, ma è anche stato oggetto di rilievi critici da parte della Malacalza Investimenti nell’ultima assemblea di marzo, ha ricordato oggi il Sole 24 Ore.

LE VERE MIRE DI MINCIONE

Si delineano meglio, nel frattempo, le prossime mosse dello scalpitante finanziere: Raffaele Mincione ha premuto sull’acceleratore e ha chiesto al consiglio di Carige di convocare l’assemblea a settembre per rinnovare l’intero consiglio. Ieri il consiglio di amministrazione ha deciso di rinviare la convocazione dell’assemblea alla prima data utile, il board già in agenda il 3 agosto per l’esame della semestrale. La motivazione dello slittamento? La lettera di Mincione “è pervenuta oltre i termini necessari per l’integrazione dell’ordine del giorno dell’odierna adunanza”. Nel comunicato emesso alla fine di una lunga giornata la banca parla poi di un’assemblea che sarà fissata entro la fine di settembre “per la nomina di amministratori”, oltre che per “l’integrazione del collegio sindacale”.

I PROSSIMI PASSI

Si tratta di modo per non dare da subito completo ascolto a Mincione, giocando sulla possibilità, solo teorica, di rinnovare soltanto il presidente Giuseppe Tesauro e i due consiglieri dimissionari Stefano Lunardi e Francesca Balzani. Il consiglio di ieri, su proposta del comitato nomine, ha intanto provveduto a integrare il comitato rischi col consigliere indipendente Giacomo Fenoglio al posto lasciato libero da Lunardi, che si è dimesso dopo il passo indietro del presidente Tesauro ed è stato poi seguito da un’altra componente del comitato rischi, la Balzani.

LA DIATRIBA FRA MINCIONE E MALACALZA

Sull’onda delle tre dimissioni nella riunione del board non sono mancate le critiche a Fiorentino da parte del vicepresidente Vittorio Malacalza, che ha assunto la presidenza ad interim. Nella sua lettera al consiglio con la richiesta di mettere all’ordine del giorno dell’assemblea la revoca del board attuale e la conseguente nomina di uno nuovo, Mincione, che attraverso due società controlla circa il 5,6% del capitale, ha spiegato di aver “preso questa decisione come atto dovuto per tutelare il corretto proseguimento del piano di crescita e il futuro sviluppo di Banca Carige, con l’obiettivo di difenderne il valore. Ritengo, infatti, che la situazione a livello di governance sia repentinamente peggiorata e sia venuto a mancare il contesto favorevole affinché il management possa portare avanti le azioni già avviate e necessarie alla ristrutturazione della Banca, quelle stesse approvate e auspicate anche dalla Bce e dalla Banca d’Italia”.

LE PAROLE DI MINCIONE E LE IPOTESI SU BANCO BPM O UBI

Che cosa significano le parole del finanziere? Fanno riferimento, in sostanza, alle operazioni cui sta lavorando Fiorentino, del quale Mincione è diventato ‘sponsor’, per arrivare alla fine a mettere Carige in vendita, secondo le indiscrezioni che circolano in ambienti finanziari. Il Corriere della Sera oggi scrive di operazioni potenziali che interesserebbero sia Banco Bpm (di cui è anche azionista Mincione) sia Ubi. Si vedrà.

IL DOSSIER PARTECIPAZIONI

Nel frattempo il cda in carica, con Vittorio Malacalza a esercitare le funzioni del presidente e che ieri ha manifestato il suo disagio per la situazione creatasi, dovrà andare avanti a completare alcune operazioni su cui è al lavoro da tempo, ha scritto il Sole 24 Ore: “A partire dalla formalizzazione della vendita della società di credito al consumo Creditis e dalla cessione di altre posizioni di crediti deteriorati. La vendita della quota di minoranza in Autostrada dei Fiori, uno dei temi della discordia delle ultime riunioni, compare nel funding plan presentato a Bce come prevista per settembre e potrebbe diventare di competenza del nuovo consiglio”.

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