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Carige

Banca Carige, ecco novità sui soci e incognite sui conti

Azionisti che salgono, soci che escono e conti non troppo esaltanti in prospettiva. Ecco lo stato dell’arte per Banca Carige come emerge dal verbale dell’ultima assemblea, da cui si rileva la nuova composizione azionaria del gruppo creditizio guidato dall’ad, Paolo Fiorentino, e da un report non troppo positivo a cura di Mediobanca Securities. Ma andiamo…

Azionisti che salgono, soci che escono e conti non troppo esaltanti in prospettiva. Ecco lo stato dell’arte per Banca Carige come emerge dal verbale dell’ultima assemblea, da cui si rileva la nuova composizione azionaria del gruppo creditizio guidato dall’ad, Paolo Fiorentino, e da un report non troppo positivo a cura di Mediobanca Securities. Ma andiamo con ordine.

IL NUOVO ASSETTO AZIONARIO

Generali presente con l’1,6% del capitale, il fondo Chenavari pressoché azzerato allo 0,4%, Unipol uscita come annunciato dall’a.d. Carlo Cimbri, Intesa Sanpaolo e Credito Fondiario non pervenute ma probabilmente fuori dalla partita, Sga stabile al 5,4%. È questa la fotografia a tre mesi dall’aumento di capitale degli investitori istituzionali che affiancarono i soci storici di Carige nella delicata operazione, come sintetizza oggi il Sole 24 Ore.

CHE COSA EMERGE DAL VERBALE

In base al verbale dell’assemblea 2018 tenutasi a fine marzo, da cui risultano i soli soci che si sono presentati e hanno partecipato ai lavori, il gruppo assicurativo triestino ha mantenuto in portafoglio i quasi 900 milioni di titoli ottenuti convertendo obbligazioni senior di Carige. Degli altri bondholder di rilievo, Unipol ha recentemente dichiarato il proprio disimpegno mentre Intesa Sanpaolo non compare tra i soci presenti in assemblea, sottolinea il Sole.

IL CASO CREDITO FONDIARIO

Anche Credito Fondiario ha intrapreso lo stesso percorso di Chenavari. La ex Fonspa, oggi controllata dalla Tages di Panfilo Tarantelli e dal fondo americano Elliott, ha aderito alla ricapitalizzazione arrivando a detenere il 5,4% del capitale e in cambio – ricorda Finanzareport – ha ottenuto l’esclusiva per l’acquisto di un pacchetto di sofferenze dal valore di 1,2 miliardi di euro ma ora non risulta più tra i soci di Carige.

CHI SONO ALTRI SOCI

Dal verbale dell’assemblea del gruppo creditizio ligure arrivano comunque conferme sugli azionisti di riferimento della banca. La famiglia Malacalza (che continua a borbottare contro il capo azienda di Carige, Paolo Fiorentino) ha il 20,6%, l’imprenditore petrolifero Gabriele Volpi il 9,1% e la Sga del Tesoro il 5,4%. Il finanziere Raffaele Mincione – in combutta con il socio forte Malacalza – si è invece presentato all’assemblea con il 5,4% ma negli ultimi mesi è salito progressivamente fino all’8% nel quadro di un’ascesa, mai smentita, fino al 10% circa. Tra gli azionisti storici figurano inoltre Coop Liguria con l’1,8% e la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca con l’1,1% mentre manca quella componente di grandi operatori internazionali che ha assunto un peso notevole, per esempio, nell’azionariato del Creval. I grandi gestori e fondi di investimento arrivano a malapena all’1,1%, di cui lo 0,6% in capo a Blackrock.

LE PREVISIONI DI MEDIOBANCA

Ma il quadro per Carige non è sereno. Sarà infatti un primo trimestre negativo per Carige, attesa al varco dopo le notevoli misure di rafforzamento varate negli ultimi mesi. A prevederlo è Mediobanca Securities, che vede conti in rosso anche per Creval e Mps. Si tratta di un report previsionale in vista della pubblicazione tra pochi giorni dei risultati dei primi tre mesi dell’anno delle prime dieci banche italiane. Il campione scelto dagli analisti di Piazzetta Cuccia comprende tre istituti con dati negativi e ulteriori sette con risultati positivi e non sempre in miglioramento.

GLI SCENARI PER BANCA CARIGE

Per Carige il rosso è stimato in appena 2 milioni, comunque in deciso miglioramento rispetto alla perdita di 41,1 milioni contabilizzata nel primo trimestre del 2017. Si tratterebbe – rimarca Finanzareport – di un segnale comunque positivo per il piano di rilancio varato dall’amministratore delegato Paolo Fiorentino anche se la strada è ancora lunga prima di vedere gli effetti desiderati, in particolare su quel fronte della pulizia di bilancio che il mercato guarda con particolare attenzione. Una banca ripulita è ovviamente più appetibile in vista di un processo di consolidamento del settore sempre più vicino.

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