skip to Main Content

Banca Generali

Assicurazioni Generali, ecco come si strattonano Caltagirone e Mediobanca sul Leone

Che cosa sta succedendo fra Caltagirone e Mediobanca nelle Assicurazioni Generali? Fatti, numeri, indiscrezioni e scenari

Redditività, aumento di capitale, nomine. Sono alcuni dei capitoli al centro del confronto – e sovente dello scontro – fra gli azionisti di Assicurazioni Generali in vista dell’aggiornamento del piano industriale del gruppo assicurativo che sarà presentato il 21 novembre a Milano.

Negli scorsi giorni alcune indiscrezioni giornalistiche (non smentite dai diretti interessati, dunque confermate) attribuivano agli azionisti Caltagirone e Del Vecchio un auspicio per un aumento di capitale delle Generali per rafforzare il patrimonio, forse per avere più fieno in cascina per acquisizioni (magari nel wealth management) o per sventare arrivi di colossi esteri.

Ma non tutti i grandi soci del Leone di Trieste sono d’accordo su questa necessità-prospettiva, in primis Mediobanca capeggiata da Alberto Nagel e Dea Capital. Significativo a questo proposito un report di ieri di Mediobanca Securities. In nessun brano del rapporto si evoca o si invoca un aumento di capitale.

Che cosa dicono gli analisti di Mediobanca? Che cosa si aspettano dall’aggiornamento del piano industriale?

“Dal punto di vista qualitativo ci aspettiamo che il gruppo baserà il suo piano su tre aspetti: l’ottimizzazione della struttura finanziaria, la crescita operativa e dell’utile netto e l’accelerazione dello sviluppo digitale”, ha messo per iscritto l’investment bank.

Sul primo punto, Mediobanca stima che Generali possa mettere 1 miliardo, dei suoi 2,5 miliardi incassati dalle cessioni per ripagare parzialmente la tranche di debiti subordinati che scadono l’anno prossimo e quella senior che scade nel 2020. “La nostra ipotesi è che Generali  rifinanzierà soltanto una metà dei bond in scadenza nel 2019-2020, il che è compatibile con il bisogno di mantenere flessibilità finanziaria per catturare eventuali possibilità nell’m&a e con l’impegno di ridurre la leva”.

Ma questa mossa non avrà un forte impatto sul solvency ratio “poiché il rimborso parziale della tranche subordinata rappresenta soltanto 2 punti percentuali”, calcola ancora l’investment bank aggiungendo che la leva è vista scendere dal 37% del 2017 a meno del 30% nel 2021, un livello che crediamo gli investitori apprezzeranno”.

I rimanenti 1,5 miliardi saranno destinati all’investimento. Alcune operazioni sono state già annunciate (Sycomore, Aperture, Adriatic Slovenica, Concordia Capital e Concordia Polska) e altre potrebbero essere realizzati a breve, come la quota del 16% in Ingosstrakh.

“Crediamo che Generali  abbia ancora a disposizione 1 miliardo per l’m&a. I business preferiti riguardano l’asset management e l’area della salute e protezione, con il focus geografico che è nell’Est Europa, in Cina, Indonesia, Vietnam e Brasile”, aggiunge il report.

Come dire: non c’è bisogno di un aumento di capitale.

Nel frattempo Caltagirone continua a salire nel capitale di Generali. Obiettivo? Sette per cento, mentre oggi è accreditato di una quota del 4,24%. Caltagirone è favorevole inoltre a un piano industriale più aggressivo con la previsione di un aumento di capitale, come detto, per spingere magari sulla crescita per linee esterne.

Inoltre, come ha scritto di recente Mf/Milano, il costruttore ed editore romano borbotta per i corsi di Borsa del titolo del Leone.

Visione diversa a Piazzetta Cuccia.

Da quando Philippe Donnet è diventato ceo del gruppo (marzo 2016) il titolo ha segnato un rialzo del 27%, tre punti percentuali in più rispetto al Ftse Mib, hanno sottolineato ieri gli analisti di Mediobanca Securities. “Nonostante la buona performance del titolo, la capacità di fare utili di Generali  è stata senza dubbio influenzata da un periodo prolungato di bassi tassi. E questo ha avuto conseguenze maggiori sul Generali rispetto ai suoi concorrenti data l’elevata quota sull’utile netto che deriva dal business vita dipendente dallo spread”, è scritto nel report,

Ma ora che lo scenario sta cambiando e i tassi sono orientati al rialzo, “crediamo che Generali  beneficerà di questo scenario di aumento graduale del costo del denaro, il che potrebbe farle posticipare le decisioni sull’uso della sua carta”, aggiunge l’investment bank.

I borbottii di Caltagirone e Del Vecchio si appuntano anche su altri due aspetti: uno sprint maggiore su redditività presenza in alcuni Paesi come la Germania.

Rafforzare il peso in Germania? In Germania il Leone ha avviato la cessione dell’89,9% di Generali Leben che rappresenta solo una parte del portafoglio Vita di Generali in Germania. Infatti il business Vita viene ribilanciato sulle polizze unit linked, ibride e protection e il Leone di Trieste si conferma comunque il secondo più grande operatore assicurativo in Germania.

Non solo, fra alcuni addetti ai lavori che seguono Generali si fa notare come l’operazione tedesca era in linea con l’obiettivo strategico di un ribilanciamento, ha fatto incassare un importo considerevole visto che il 100% di Generali Leben è stato valutato fino a un miliardo di euro e ha avuto un impatto positivo sulla Solvency in Germania.

Sbuffi su redditività e quotazioni del titolo in Borsa? I bene informati delle vicende interne al Leone osservano come tutti i target del piano 2015-1018 in aggiornamento sono stati o centrati o sono sostanzialmente in linea con le previsioni.

Evidentemente, si mormora in ambienti finanziari milanesi, le perplessità dei due imprenditori celano altro. Che cosa?

Un indizio è presente alla fine di un articolo del settimanale Milano Finanza di sabato scorso: “Caltagirone insieme agli altri soci privati vuole avere voce in capitolo sull’intero pacchetto” di nomine per il vertice di Generali. Una partita – che comprende presidente, uno dei vice, l’amministratore delegato e in parte anche il direttore generale – dove è dominus di fatto Mediobanca.

In primavera Generali rinnoverà il board. Il capo azienda Donnet “si presenta alla scadenza forte dei dividendi assegnati ai soci nel triennio”, ha scritto di recente Il Sole 24 Ore: “Se, come pare, già a novembre il board approverà il suo nuovo piano industriale triennale, la riconferma dovrebbe essere acquisita”.

Più complicata la partita della presidenza. Il presidente uscente Gabriele Galateri di Genola non può essere rieletto perché ha superato i 70 anni previsti dallo statuto come tetto massimo. L’ipotesi di convocare un’assemblea straordinaria ad hoc per modificare lo statuto pare per ora accantonata: gli investitori istituzionali non gradirebbero, si dice a Piazza Affari.

Così sulla presidenza si stanno per scaricare le fibrillazioni tra grandi soci, con un Caltagirone sempre più scalpitante.

Back To Top