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Censura 2.0, dove internet ha il bavaglio

L'elenco degli Stati che vietano totalmente o parzialmente internet, i social network e i motori di ricerca. Da Est a Ovest, capi di Governo che non gradiscono la democrazia della rete

“Quello che abbiamo veramente a cuore è che tutti nel mondo siano connessi. Anche se questo significa che Facebook dovrà spendere miliardi di dollari nel prossimo decennio perché questo accada, credo che nel lungo periodo sarà una buona cosa per noi e per il mondo”. Portare internet in tutto il mondo è l’ambizioso obiettivo che Mark Zuckerberg si è dato ma difficile da raggiungere soprattutto nei Paesi con un regime dittatoriale dove la censura è molto forte.

Nord Corea

In Nord Corea internet praticamente non esiste. C’è un solo motore di ricerca che si chiama Kwangmyong, una sorta di intranet nazionale in cui è possibile accedere soltanto a una dozzina di siti riguardanti in minima parte l’educazione e perlopiù la propaganda di regime per il leader Kim Jong-Un e per la riunificazione delle due Coree. Solo ai giornalisti stranieri è possibile accedere a internet dai loro alberghi, mentre la maggior parte dei nordcoreani ignora quasi l’esistenza di internet.

 

Cuba

Una situazione simile si trova a Cuba dove solo 3 milioni di cubani su 12 usano internet attraverso un motore di ricerca che si chiama Nauta e che è soggetto a censura da parte del regime. Sebbene lo sviluppo della rete sia difficoltoso a causa dell’embargo, con Raul Castro qualcosa sta cambiando. Nel 2013 ha inaugurato ben 118 internet point per un totale di 334 computer ma i costi per usufruirne sono elevatissimi e così l’accesso alla rete resta un privilegio esclusivo dei membri del governo.

Iran

In Medio Oriente il caso più interessante è quello dell’Iran dove il presidente riformista Hassan Rouhani, appassionato di Twitter, è riuscito a sconfiggere le resistenze dei conservatori e a estendere la rete 3G e 4G a tutti. L’uso dei social network viene considerato immorale, non è vietati per legge ma è possibile soltanto attraverso a dei proxy illegali e quindi, nonostante la Costituzione iraniana preveda che i mezzi di comunicazione siano sottoposti alla stretta vigilanza di funzionari nominati dalla guida suprema iraniana, il 70% dei giovani riesce ad aggirare la censura. Facebook, Twitter e Youtube sono vietati dal 2009, da quando furono usati per organizzare le manifestazioni antigovernative contro Ahmadinejad. Ora il governo riformista sembra voler voltare pagina anche perché ritiene anacronistica questa misura dato che il 70% dei residenti di Teheran ha la parabola satellitare e dunque accesso alle informazioni di televisioni straniere e che sarebbe come restar fermi agli anni ’80 quando era proibito usare perfino il fax o il videoregistratore.

Turchia

 

In Turchia il premier conservatore Erdogan, dopo essere stato travolto da alcune inchieste giudiziarie, nella scorsa primavera aveva vietato l’accesso sia a Twitter che a Youtube per fermare la pubblicazione di intercettazioni che lo riguardavano ma la Corte Costituzionale turca aveva ben presto tolto il blocco sui due social network. Nonostante questo è notizia di poche settimane fa che ben 29 utenti di Twitter sono a processo per aver “insultato” il primo ministro che nel frattempo è diventato Capo di Stato.

Cina

E infine c’è la Cina è il regno di Baidu, il motore di ricerca che più di tutti fa concorrenza a Google. Il colosso cinese ha da poco soffiato Zhang Yaqin alla Microsoft di cui era presidente della divisione ricerca e sviluppo per l’Asia minore. Baidu sta per immettere sul mercato gli auricolari Eye, l’alternativa ai Google glass e ha lanciato anche la sfida sulle “driverless cars”, le macchine senza guidatore su cui anche la società di Larry Page e Sergey Brin ha già iniziato a lavorare.

 

 

A fronte di un tale sviluppo tecnologico resta fortemente pervasiva la censura per mano di 40.000 operatori del governo che lavorano incessantemente per soffocare qualsiasi tipo di instabilità politica e bannare qualsiasi ricerca sulla “Primavera Araba”, “Occupy Wall Street”, “Falung Gong”, “Tibet”. 

 

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