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Vertice Russia-Ue-Ucraina. Mosca non può fare leva solo sul gas

Il vertice euro asiatico di Milano ha affrontato il vero nodo delle tensioni tra Europa e Russia, la questione ucraina. Sembra esserci qualche passo in avanti, ma per giudicare bisogna aspettare la prova dei fatti. Occhi puntati sulla questione gas e gasdotti

Il vertice euroasiatico di Milano (Asem) ha affrontato il nodo dei rapporti tra la Russia e l’Europa a partire dai rapporti ancora tesissimi tra Russia e Ucraina. Per capire come sia andato realmente il vertice, durante il quale si sono susseguite voci e dichiarazioni diverse e distinte (nei toni e nei contenuti) dovremo aspettare Russia e Ucraina alla prova dei fatti.

Come è stato per gli accordi di Minsk, siglati non meno di un mese e mezzo fa, dovremo vedere la prova dei fatti. Per ora quegli accordi non sono stati del tutto rispettati.

Russia e Ucraina sono state impegnate su tre punti, oltre all’attuazione degli accordi di MInsk, anche un accordo sul gas e sulle elezioni regionali da svolgersi a Donetsk.

La Russia inizia a soffrire le azioni messe in atto dall’Europa e dagli Usa attraverso le sanzioni di tipo economico-finanziario e fa leva, come sempre, sul fattore gas. Ma anche su questo Putin non può a lungo tirare la corda, perché i russi hanno bisogno di vendere il proprio il gas all’Europa.

D’altronde la strategia di costruire gasdotti che dalla Siberia si muovano verso la Cina fa parte di una strategia a lungo raggio che il Cremlino sta perseguendo. Strategia che poi ha bisogno di un investimento di circa 25 miliardi di dollari e se la situazione economico finanziaria non migliora (anche a causa delle sanzioni) difficilmente il gas russo prenderà la via di Pechino.

La Russia non vuole ingerenze da parte di Europa e Usa sulla sua influenza nell’area euroasiatica, quella che fu di influenza dell’Unione Sovietica, lo dimostra una nuova alleanza doganale di cui la Russia è artefice con la Bielorussia e il Kazakistan e che punta a coinvolgere altri Stati dell’area caspica.

Il gas è la vera ricchezza dell’Orso russo ma per migliorare la ricerca e l’esplorazione di quello che si amava definire l’oro azzurro c’è bisogno di tecnologie, innovazione che in questo momento sono nelle mani dell’Occidente, soprattutto degli Usa, che si sono fatti artefici di tecniche di ricerca e di esplorazione del gas da scisti, conosciuto come shale gas.

Un altro tra gli interessi russi in gioco è la costruzione del gasdotto South Stream, che dalla Russia dovrà arrivare al Nord Italia, un progetto grande sia dal punto di vista fisico che finanziario. Per ora il progetto è ostacolato da Bruxelles sulla base del terzo pacchetto energia. Del consorzio South Stream off shore fanno parte oltre alla russa Gazprom, anche Eni, Edf e Winthershall. Di fatto Germania, Italia e Francia, i tre paesi che a Milano hanno favorito i colloqui tra Russia e Ucraina. Non a caso.

 

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